Capitolo dieci

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"Non posso fare a meno di te"
Capitolo dieci
MARIA
«Eh me pare strano che non t'ha mai detto nessuno prima» mi risponde Sabrina, addolcendo il tono che stava assumendo la nostra discussione.
Io inizio a ridere, poi faccio leva sulle ginocchia per alzarmi. Nel risollevarmi, le lascio un bacio all'angolo della bocca. Lei sussulta, sta in silenzio per un attimo.
«Ao ma te non capisci, inutile che fai a ruffiana, te l'ho detto pure prima Maria»
Io non la ascolto, le afferro le mani e le stringo con forza, poi mi siedo sulle sue ginocchia.
«Che fai Marí? Alzate, non l'hai capito che ce l'ho con te?»
«L'ho capito, adesso vorrei farmi perdonare infatti. Me lo dai un bacio?» le chiedo con dolcezza.
«Ma tu sei pazza completa, nun te do niente, ma che fai scherzi, dopo che te sei comportata così non esiste proprio» mi blocca lei, allontanandosi leggermente.
«Si?» le sussurro dolcemente all'orecchio «stanno così le cose?» appoggio un dito sulla sua spalla ed è sufficiente a farla stendere sul piccolo divano nel quale è seduta.
«Stanno così le cose» conferma lei decisa, poi si risolleva.
Le lascio un piccolo bacio sulla guancia, poi sullo zigomo, poi sulla mano.
«Eddai, che posso fare per farmi perdonare?» le chiedo disperata.
«Ah come minimo questa ma ricompri nova» Sabrina indica la sciarpa accanto a lei, io la seguo con gli occhi per poi scoppiare a ridere.
«Ti compro tutto quello che vuoi» le rispondo dolcemente, vedo che lei si tranquillizza, non ha più lo sguardo arrabbiato di poco fa. Le rughe sul suo volto si attenuano e finalmente riprende a guardami negli occhi.
«È un sorriso quello?» chiedo
«No, ma sei matta» risponde lei pronta a contraddirmi all'istante.
«A me sembra proprio un sorriso.» continuo io, non demordendo.
«Ammettilo che ti ho fatta sorridere» proseguo ancora
«Ao che te devo dí Marí, lo sai che c'hai n' effetto strano su di me. Sono ancora arrabbiata però, che sia chiaro.» Sabrina marca ancora le parole soffermandosi bene su quel "sia chiaro".
Io le accarezzo il dorso della mano, le lascio un flebile bacio sulla spalla scoperta. Oggi è bellissima, ha un vestito fantastico come sempre. Dalla scollatura sulla spalla si intravede la riga del reggiseno e un po' di abbronzatura che ormai tende a svanire. Dettagli visibili solo ai più attenti come me, come me che in un posto pieno di gente vedo solo lei.
«Va bene, scusami. È che anche tu hai un effetto strano su di me, non riesco a non starti vicina in puntata. A non prenderti in giro. E poi farti incazzare è la parte più bellla.» confesso
«Eh me ne so accorta, te sei divertita a lancià a sciarpa mia pe tutto o studio, no?»
Scoppio a ridere come prima, ripensando alle sua parole in quel momento.
«Oddio mio, oddio mio... eh ma gliela faccio ricomprà, i soldi ce l'ha. Eh vedrai, la metto in contatto con il negoziante.»
Adesso mi guarda con occhi furiosi, non sopporta la mia poca serietà. Ma quando mi è vicina, non riesco a fare altrimenti.
«Vedi che non sai esse mai seria. E alzati veramente, va bene che campi de aria però pesi na cifra figlia mia.» mi rimpovera lei.
Io mi alzo di scatto e mi siedo accanto.
«Scherzi sempre... non sei più arrabbiata con me allora?» le chiedo io
«Si che sono arrabbiata, non ti posso neanche vedere. Guarda, dopo la cosa della sciarpa meglio se sparisci da a vista mia» conclude lei.
«Ma come, sembravi più calma.» le rispondo io allarmata.
«Sembravo, hai detto bene.» Sabrina si alza ed inizia ad urlarmi contro.
«Vedi Marí, quello che tu non capisci è che... si, io scherzo sempre ma solo perché altrimenti dovrei ucciderti. E non mi sembra una bella alternativa.» conclude, sciogliendosi nuovamente.
«Non sai essere seria nemmeno tu» le faccio notare ridendo.
«Sarà... ma tu sei veramente assurda, non c'è nessuno che mi faccia incazzare più di te. Eppure...» Sabrina chiude la porta con due giri di chiave e mi guarda con occhi lucenti, luminosi. Ma allo stesso tempo sconfitti, inermi di fronte a me.
«Eppure cosa?» chiedo curiosa. Inizio a deglutire e a tremare, la mia salivazione scarseggia più del solito.
«Eppure non posso fare a meno di te»
Sabrina si butta tra le mie braccia.

SABRINA
Poi l'abbraccio. Lei ricambia e affonda il viso tra i miei capelli e la spalla. È più alta di me di almeno 15 centimetri. Non me ne ero mai resa conto. Porto con me la sua maglia, tolta di colpo come se fosse un cerotto. Lei mi sbottona i pantaloni e li accompagna fino alle caviglie. Si accovaccia, mi fa alzare prima un piede e poi l'altro. Adesso siamo uguali ma diverse. Mi fa stendere sul divano di velluto verde bosco che usa come una poltrona qui nel suo studio. Sopra, prima di sdraiarci, poggia un asciugamano grande da doccia. È scomodo perché si sposta di continuo e mi graffia la schiena. Vorrei trovare un' altra soluzione ma non mi sembra ne il caso ne il momento.
Quando ultimiamo la svestizione, penso a quanto sarebbe semplice se fossi un uomo perché tra uomo e donna il da farsi è più semplice, è una questione meccanica.
Mi accorgo che io e Maria abbiamo la stessa paura ma proseguiamo imperterrite mentre una scia di baci mi accarezza la pelle.
«Marí te sei proprio sicura che non ce sente nessuno, vero?» chiedo impaurita
«Si stai tranquilla scema» mi tranquillizza lei.
Si sdraia delicatemente sulla mia pancia, poi mi bacia il collo fino a scendere al mio intimo di pizzo. Quando invertiamo i ruoli, lei mi sussurra all'orecchio "vai dentro"
"Marì sai che non voglio farti male»
"Tranquilla, non mi fai male scema"

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