Capitolo tredici

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"Non posso fare a meno di te"
Capitolo tredici
MARIA
Passeggio davanti a questo locale isolato.
Fuori è buio e le persone sembrano frenetiche, corrono da una parte all'altra con in mano soldi pronti ad essere poggiati su banconi sudici in cambio di drink scadenti, ma che importa, è alcol e a volte non si vuole far altro che dimenticare tutto per almeno un'ora. Un po' come me che ho discusso con Sabrina dopo la puntata di Tu Si Que Vales e adesso, nonostante io sia astemia, vorrei solo affondare in un drink per pensare ad altro. Ma purtroppo  le immagini del nostro litigio percorrono ancora la mia mente, chiare e nitide, seppur siano già trascorse delle ore.
Sabrina aveva aspettato che finisse la puntata per raggiungermi in camerino e dirmi che non se la sentiva più di partire, che non le sembrava giusto nei confronti di Flavio andare via di punto in bianco, all'improvviso. L'avevo già sentita titubante al telefono ma non mi sarei mai aspettata che decidesse di annullare la partenza. Credevo di averla convinta, di aver persino percepito entusiasmo nel suo tono. Ma proprio quando ti sembra di aver raggiungo la vetta delle tue emozioni, a volte cadi giù e ti schianti al suolo. A ripensarci, era già nervosa  prima di iniziare a registrare, non sapeva cosa indossare e allora le ho prestato un vestito a cui sono molto legata e che tengo sempre nel camerino come abito di riserva. Un abito fiorito che adoro su di me, ma che calza alla perfezione su Sabrina. Ma del resto con lei è tutto più bello, tranne la partenza annullata per la quale non riesco a placare la mia ira. Clicco insistentemente sul suo nome in rubrica. Il piede batte senza sosta sui sanpietrini. Sono un po' scheggiati, un po' consumati, chissà quante persone come me ci hanno camminato sopra in un'attesa che sembra non dover terminare più.
«Mery» la voce di Sabrina mi coglie di sorpresa, facendomi perdere il conto dei sanpietrini, di cui cercavo di misurare il perimetro con scarsi risultati, date le mie poche reminescenze di matematica.
«Ehi» dico, felice di buttare nel dimenticatoio quell'assurdo calcolo che cercavo di fare.
«A Marì, hai bevuto? Madonna senti che voce, reggi l'alcol peggio de na dodicenne! Senti come stai messa»
«Eh?»rispondo
«Quanto hai bevuto?» mi chiede
Alzo le spalle. E io che ne so? Spero solo di non aver speso un patrimonio.
Raccatto le monete sul bancone e le infilo in tasca.
«Senti adesso ti vengo a prendere, mandami l'indirizzo.»
Cerco di opporre resistenza ma con Sabrina e la sua testardaggine non esiste frase che tenga. Vero tutto annebbiato e mi sento confusa, dopo poco sento che Sabrina mi porta via di peso, ma se guardo i miei piedi mi sembra di muoverli, anzi, di star correndo. Allora perché mi strattona così? Che strana sensazione quella di pensare di star facendo qualcosa e allo stesso tempo rendersi conto che non la si sta facendo. L'alcol dona una sorta di doppia personalità, proprio per questo non mi piace bere.
«Oddio ma stai ridotta uno straccio,
puzzi di alcol tesoro» mi dice Sabrina ridendo, quando io provo a baciarla. Lei si scosta.
«Ma che dici, sono super sobria, ho bevuto solo un bicchiere Sabrina, lo sai che sono astemia» le rispondo.
Scoppia a ridere e la sua risata è divertente, al punto di far ridere anche me.
«Eh se vede, infatti nte reggi n piedi»mi dice lei, mettendomi un braccio attorno alla vita, credo più per evitarmi rovinose cadute che per dolcezza. Però il fatto che non voglia farmi cadere è dolce... Quindi è comunque per dolcezza che mi tiene i fianchi stretti?
Non le rispondo, percepisco le sue mani sempre più strette a cingermi la vita. Poi alzo gli occhi al cielo, è così bello...
«Ci sono le stelle!» urlo come una bambina che osserva il cielo per la prima volta.
Sabrina sembra ignorarmi, io alzo di nuovo la testa verso il cielo.
«Ma quindi le vedi le stelle?» le chiedo, ma quando la guardo noto che non sta ancora guardando il cielo.
«No, Maria, non ci sono stelle stasera» ha una voce dolce, continua a fissarmi come se fosse meravigliata.
«Che c'è?» mi chiede
«Nulla, sai che sei bellissima?» rispondo io
«Si Marì come ste stelle che vedi tu»
«Tu sei più bella di loro«
«Non sono bella»
«Sì, lo sei« concludo io
Poggio con dolcezza la mano sulla sua guancia per avvicinarmi e, forse in preda all'alcol, la bacio senza darle il tempo di realizzare cosa stia succedendo. In ogni caso, lei non sembra disapprovare questo intimo contatto e anzi lo approfondisce.
Ma quando due persone si baciano, come fanno a respirare? Non riesco a pensare ad altro e ad un certo punto, quando l'apnea è ormai troppa, mi separo da lei per riprendere fiato.
«Mi hai fatto dimenticare come si respira» la informo. Lei ride, poi cerca di nascondere il sorriso che, però, continua a tornare sul suo bellissimo viso. E' l'alcol o anche da sobria lei è così bella? No, non può essere effetto di ciò che ho bevuto. I suoi occhi grandi, le labbra... non è opera della mia immaginazione ubriaca. La sfioro, lo tocco, per sincerarmi anche con il tatto che lei non è un sogno. Se la tocco vuol dire che non è una proiezione del mio inconscio, no?
Lei si lascia toccare e sembra che le piacciano le mie mani che ora le accarezzano i capelli. Non smette di fissarmi, non ha smesso per tutto il tempo.
«Marì dai stai straparlando, ti accompagno a casa, sei ubriaca fradicia»
«No non vado da nessuna parte con te, non c'è Flavio che ti aspetta?»
«E come c'arrivi a casa, volando?«
«Solo perché non mi reggo in piedi» le rispondo cedendo alle sue parole.
«Solo perché non ti reggi in piedi» conferma Sabrina.

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