CAPITOLO VENTIDUE - l'arte di essere fragili

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Buona lettura! 💘

🚨🚨🚨 WARNING FEELINGS 🚨🚨🚨
attenzione guysss il capitolo è ricco di emozioni, quindi godetevele tutte!!! love you so much <3

ci tenevo solamente a dirvi che i capitoli si fanno un po' più complicati e avrò bisogno di un po' di tempo in più per scriverli, quindi se vedete che non aggiorno settimana prossima non vi preoccupate, sono viva lo stesso, ho solo bisogno di un po' di tempo in più.
non sono al massimo delle mie forze per vari motivi, vi chiedo soltanto un po' di comprensione.
alla prossima, love you all
ila
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CAPITOLO VENTIDUE – l'arte di essere fragili

Stava pensando alla misteriosa permanenza dell'amore, nella corrente mai ferma della vita.

Benjamin

Svegliarsi accanto a Victoria era sempre un'emozione che non aveva prezzo.
Sentivo il profumo dei suoi capelli invadermi le narici, la sua pelle che mi regalava costellazioni di brividi ed il suo caldo respiro mi coccolava in quel frangente in cui i raggi solari che regalava l'alba delle sei del mattino, la sfioravano appena, illuminando i suoi capelli corvini mentre aveva le lenzuola appoggiate sul ventre. Accarezzai la sua schiena nuda e mi voltai leggermente con il capo per baciarle la fronte, coperta dalla frangetta, e mi presi del tempo per osservare il suo viso stanco. Nonostante grazie ai farmaci avesse dormito abbastanza tranquilla, osservandola erano chiarissimi i segni di quanto stesse soffrendo e di quanto stesse anche provando a nasconderlo. Il suo viso pallido era solcato dalla stanchezza, dalle occhiaie scure e dalle costellazioni di dolorosi incubi per i quali si svegliava ogni giorno piangendo. La sua pelle, illuminata dai primi raggi sole dell'alba, aveva lo stesso colore della neve fresca, dei bianchi fiocchi che danzavano nel vento in pieno inverno, l'inverno che io sapevo perfettamente si portasse nel cuore. Le lunghe ciglia nere sfioravano la sua pelle con delicatezza, sfarfallavano ad ogni suo respiro e sfioravano la mia spalla, mentre io baciavo la sua fronte calda e accarezzavo con estrema delicatezza il suo viso. Dentro di me sapevo che tutta quella tenera fragilità che le vedevamo cucita addosso fosse in realtà frutto di un immenso dolore a cui nemmeno lei riusciva a dare pace, talvolta mi sembrava che si stesse lasciando consumare perché non riuscivo più a vedere la guerriera che era sempre stata, fin da quando l'avevo conosciuta.

Mio padre mi aveva insegnato che ciò che eravamo da bambini, lo saremmo stati per sempre. C'era chi fin da piccolo si portava la luce nel cuore, e cresceva portando con sé la luce per tutta la vita, regalandola a chi ne aveva più bisogno, qualcuno come Arthur. Lui mi aveva ceduto un po' della sua luce, per permettermi di illuminare il mio buio quel tanto che bastava a non perdersi, ma in quel momento desideravo cedere quel piccolo raggio di luce al fiocco di neve che giaceva al mio fianco. Lei aveva conosciuto solo il buio, non aveva mai visto nessun tipo di luce, tanto che ne era spaventata. Per quel motivo, e ne ero sicuro, si portava anche in quel momento il buio nel cuore. Mentre la stringevo fra le braccia mi domandavo come fosse possibile che una persona che pensava di avere così tanto buio dentro di sé, fosse in grado di donare così tanta luce. Era un paradosso così unico nel suo genere che non smetteva mai di stupirmi, e persino quando aveva detto di volermi regalare un piccolo pezzo di cielo, con tutte le sue stelle e la luce della luna, ero riuscito a pensare a quanto fosse unica. Stare con lei era come osservare il sole a mezzanotte, camminare sull'acqua e volare senza ali. Ogni volta che stringevo la sua mano era come se fosse l'unica in cui avrei potuto farlo, come se fosse la prima, ma anche l'ultima. Era come abbracciarla tre volte in una sola, tre volte all'alba, illuminati dai raggi del sole, e cullati da tutto l'amore che ero convinto si potesse percepire anche solo osservandoci.

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