CAPITOLO SEI - blind

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Buona lettura! 💘

Capitolo sei - blind

you took a part of me, the best piece can't bear to see

Benjamin

Me ne stavo con la testa posata sul tavolo, ad occhi chiusi, da almeno un'ora. Mi sentivo come se qualcuno mi stesse schiacciando sulle spalle e mi stesse togliendo il respiro, la forza vitale, la voglia di uscire dai casini che mi circondavano.
Sentivo il battito del cuore piuttosto accelerato, tanto che mi posai una mano al petto convinto che mi stesse per venire un infarto. Mi ero messo in quella posizione perché avevo il respiro pesante e mi girava la testa.
Non sapevo ben dire come tutto era iniziato, sapevo soltanto che stavo pensando a tutto ciò che era successo negli ultimi giorni: a mio fratello, al fatto che ero quasi morto e che non credevo assolutamente di aver superato la faccenda, e a Victoria. Victoria che aveva avuto una crisi dopo un incubo e che doveva uscire di casa con la scorta perché Michael la minacciava. Mentre pensavo a tutte quelle cose aveva iniziato a girarmi la testa, così avevo deciso di sedermi. Ma mentre ero seduto invece che calmarmi e smettere di girare, avevo sentito le mie pulsazioni cardiache aumentare. Più passava il tempo, più mi sentivo peggio. Mi sentivo completamente schiacciato, proprio come se qualcuno stesse spingendo sulle mie spalle per non farmi alzare, inoltre credevo di stare per soffocare perché il mio respiro era diventato così pesante che pensavo di stare per morire. Mi formicolavano le mani, non riuscivo a tenere le gambe ferme ed ero sul punto di svenire, ma non sapevo cosa stesse accadendo. Non riuscivo a capire. Era così frustrante che mi tirai il colletto della maglietta nella speranza di riuscire a respirare meglio, cosa che però non accadde.
Stavo facendo ballare le gambe in continuazione, come se quel gesto potesse aiutarmi, ma non stava funzionando.
Cosa mi stava succedendo? Cosa era quella sensazione di pensante vuoto che mi schiacciava?

Mi alzai di scatto e cominciai a girare per la stanza come se fossi un pazzo isterico, finché non vidi arrivare mio fratello e sbucare dalle scale con aria incuriosita. - Internet dice che quando uno cammina avanti e indietro per la stanza come stai facendo tu vuol dire che è fuori di testa per qualcosa - Affermò guardandosi attorno e roteando gli occhi un po' confuso. - È passato di qui l'uragano Katrina e non lo sapevo? - Domandò notando quando il salone era in disordine.

Se fosse stata un'altra persona probabilmente gli avrei già tirato un pugno in faccia, ma visto che era Arthur e che lui provava sempre a capirmi, decisi di stare zitto. Gli lanciai un'occhiata e tornai a tirarmi il colletto della t shirt chiudendo gli occhi e sollevando il viso al cielo, perché non riuscivo a rallentare i miei battiti cardiaci.

Fu in quel momento che sentii mio fratello avvicinarsi e posare una mano sulla mia spalla. - Tutto bene Ben? -

Respirai più profondamente e lentamente che riuscii e mi posai una mano sul petto che, oltretutto, mi faceva male. Tutto quello stress in quei giorni non mi stava facendo bene, aveva detto il dottore che sarei dovuto stare a riposo e non subire alcun tipo di stress, ma a quanto pare la mia vita non collaborava. - Non... - Chiusi gli occhi e tirai ancora la maglia. - Riesco a respirare. - Riuscii a dirgli alla fine sentendo come se mi si stesse stringendo la gola e stessi soffocando.

Arthur si avvicinò e mi prese il polso, posando due dita sopra e chiudendo gli occhi. - Il tuo battito è regolare - Sussurrò guardandomi negli occhi. Scossi il capo e arricciai il naso facendogli gesto che in realtà io mi sentivo come se stesse per scoppiare. - Dopo tutti questi anni vissuti fra una crisi e l'altra, ne so abbastanza per dirti che stai avendo un attacco di panico. Siediti, io arrivo subito. -

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