CAPITOLO VENTINOVE (seconda parte) - piccola stella senza cielo

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"Everyone you meet is fighting a battle you know nothing about. Be kind. Always."

Ci tengo a ricordarvi che qualsiasi sia la vostra battaglia, non dovete per forza affrontarla da soli. Se avete bisogno di parlare con qualcuno potete tranquillamente scrivermi in privato, vi ascolto sempre. <3

vi lascio qui sotto dei numeri verdi da contattare nel caso sentiste di non farcela. sappiate che vi rialzerete, c'è sempre una luce che vi guida, sempre.

TELEFONO AMICO: 02 2327 2327
TELEFONO AZZURRO: 1969
NUMERO PREVENZIONE SUICIDIO: 800 334 343
NUMERO PREVENZIONE DISTURBI ALIMENTARI: 800 180 969
NUMERO VIOLENZA DOMESTICA: 1522
SUPPORTO PSICOLOGICO: 800 833 833
SUPPORTO PSICHIATRICO: 800 274 274
TELEFONO ROSA: 06 375 18282
SUPPORTO PER AUTISMO: 800 031 819

-> spazio autrice: scusatemi il ritardo :(
spero di riuscire ad aggiornare la prossima settimana. i hope that you're ok.
love u all
ila
x

⚠️TRIGGER WARNING!!!! ⚠️

"per chi parte da solo ma poi torna cambiato,
per chi invece sta fermo e da un pezzo ha mollato,
per la barca che vola se non trova il suo mare,
per l'incendio che brucia tutto ciò che rimane,
per la pioggia che bagna le mie ansie di notte,
per chi ha chiesto di esistere ma nessuno risponde,
per le volte che ho urlato: "io mi sento diverso",
e non riesco a capire qui dove sia il senso,
se nasci solo, vivi solo, muori solo,
sono pessimista quanto basta per sentirmi solo,
per chi non si innamora perche odia star bene,
per chi invece ama tutti perche il vuoto lo teme,
per il panico infame per la nota sospesa,
per chi è ultimo e vale per la chiave che ho appesa."

Una crepa: si era ridotto tutto a una crepa dalla quale era entrata ogni cosa.
Avevo iniziato a vedere le unghie affilate dei mostri che mi terrorizzavano, poi le mani, poi la testa, poi avevano iniziato a rincorrermi, come sempre. Io avevo provato a scappare, ci avevo provato davvero per un po' di tempo, ma dopo l'ennesimo tentativo capii che non serviva a nulla, perché non ce l'avrei fatta a passare la mia vita a fuggire. Avevo scelto di aspettarli, di farmi prendere e abbracciare, di arrendermi e di dormire per sempre con loro.
Però poi dalla crepa era entrata una luce. Io non volevo, avevo provato con tutte le mie forze a restare al buio, mi ero decisa e avevo scelto di non tornare a vivere, ma ero stata costretta a farlo: non volevo, perché sapevo che sarei dovuta scappare in eterno.

Il buio era sparito, era arrivata la luce.
Il nero era diventato bianco.
Il sole era sorto di nuovo.
Il mio cuore batteva: lo sentivo nel petto scandire lentamente le pulsazioni, contro la mia volontà.
Respiravo ancora.
Ero ancora viva.

Spalancai gli occhi e inspirai di scatto, annaspando e tornando a respirare come se non lo facessi da un'eternità. Avevo la gola secca, talmente secca che mi sentivo come se un ago la stesse bucando. Mi guardai attorno, confusa e frastornata, accecata da tutta quella luce non desiderata. Tentai di tirare su le mani per portarmele al petto nella speranza che chiudendomi in me stessa, i battiti del mio cuore che avevano iniziato ad essere più frequenti, più veloci e da tachicardia, sarebbero tornati normali, ma qualcosa bloccò le mani. Provai a tirarmi su a sedere, sollevando il busto, ma ero bloccata: non riuscivo a muovere le braccia e le gambe.

Iniziai a fare forza e spingere con le braccia, desiderando di strappare via ogni cosa, compreso quell'ago conficcato nel braccio, che mi infastidiva oltre ogni modo, soprattutto unito al resto. Una volta abituata alla luce della stanza in cui mi trovavo, sollevai leggermente il capo per guardare cosa effettivamente ci fosse che mi bloccava polsi e caviglie e, quando notai le fibbie legate al letto che incatenavano anche me, fu l'inizio di una crisi che probabilmente sarebbe durata fino a che non avrebbero deciso di liberarmi per la disperazione. Cacciai un urlo così forte che sentii le corde vocali lacerarsi e iniziai a dimenarmi e imprecare contro chiunque mi avesse fatto una cosa del genere, perché mi sentivo un animale legato e incatenato, non più una persona. Detestavo sentirmi in quel modo, per me era fin troppo aver riaperto gli occhi quando avevo scelto di chiuderli per sempre, in più mi avevano legata contro la mia volontà. Volevo solamente piangere, urlare, piangere, chiudere gli occhi e non riaprirli più. Sentivo la disperazione bruciare la mia pelle, volevo strapparmi via di dosso ogni cosa, ed essere incatenata in quel modo imbarazzante e aberrante m'infastidiva ancora di più, mi faceva sentire una pazza, ed io sapevo già di esserlo, non era necessario mostrarmelo continuamente in quel modo umiliante.

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