CAPITOLO QUATTORDICI.1 - stand tall

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Vic: moonchild.vic
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Buona lettura! 💘

🚨 AVVISO! 🚨
scusatemi innanzitutto per tutto il tempo che ci ho messo a scrivere il capitolo. In secondo luogo questa è soltanto la prima parte ed è un capitolo di passaggio, quindi perdonatemi se non succede nulla di così eclatante, ma forse questi ragazzi hanno bisogno di una piccola pausa, dopo tutto la meritano.
LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE!

io so di un vecchio pazzo, che parla alle persone, di cose mai accadute per vivere un po' altrove...

Victoria

Erano passati venti giorni dalla fine del processo, venti giorni in cui Ben era di nuovo a casa con noi ed in cui era stato assolto. Venti giorni in cui era stato dichiarato innocente ed in cui, dopo la mia testimonianza e quella di Michael che aveva confessato, la faccenda era stata dichiarata legittima difesa e Benjamin dichiarato innocente. Il procuratore distrettuale ci aveva comunicato, attraverso una lettera, che stavano indagando sulla possibilità che ci fosse un poliziotto corrotto come avevamo comunicato io e Michael durante la testimonianza, e che il detective John era in custodia cautelare accusato di corruzione. Il fatto che mi fossi messa a singhiozzare durante l'interrogatorio aveva destabilizzato tutti quanti, me compresa, perché mi ero sentita come se mi stessero strappando il cuore dal patto. C'erano cose che non volevo ricordare, dettagli che avrei voluto rimanessero sepolti nella mia mente, chiusi in un cassetto allo scopo di non riaprirlo più, dettagli che avevo sorvolato dopo tutto il resto, ma che purtroppo quel giorno erano venuti a galla e mi avevano distrutta, un'altra volta. Ero tornata punto e capo: Benjamin non mi toccava dal giorno del processo, credevo avesse paura della mia reazione se si fosse spinto troppo oltre, e forse aveva ragione, perché onestamente ne avevo anche io. Temevo di essere tornata all'inizio, a quando non riuscivo a spingermi oltre a un bacio, temevo che dopo aver avuto la conferma di quello che era successo in quello scantinato, sarebbe stato un susseguirsi di flashback e paura, di dolore e nuove ferite che avrebbero faticato a marginare o che addirittura non si rimarginassero più.

Ero andata dal dottor Dustin, naturalmente, ma invece che dirmi che il fatto che fossi tornata a parlare era un bene, aveva aumentato la dose di pillole e calmanti: invece che dieci gocce mattina e sera erano diventate quindici e invece che le pillole con il principio più basso come quelle di prima mi aveva prescritto quelle più forti. Le gocce mi permettevano di dormire un pochino di più, non che dormissi bene. Era vero che mi permettevano di chiudere gli occhi, ma il mio sonno era troppo tormentato, avevo persino paura di dormire, ormai. Se non avessi preso le gocce probabilmente avrei fatto il possibile per rimanere sveglia, perchè quello che c'era nascosto nella mia mente mi terrorizzava. Gli incubi non facevano altro che farmi visita notte dopo notte, oltre che i ricordi con mio padre, si era aggiunto anche l'incidente di quella notte di recente, e non solo vedevo mio padre morire ogni notte e vedevo le mie mani puntargli addosso la pistola sparando con un'apatia che metteva terrore a chiunque mi osservasse dall'esterno, ma vedevo le mie mani sporche del sangue di Ben, il verde di quel prato diventare rosso scarlatto e lui smettere di respirare e chiudere gli occhi fra le mie braccia, dopo avermi detto che mi amava più di qualsiasi altra cosa. Avevo troppe cose da affrontare, e non ce la facevo proprio a razionalizzare, l'unica cosa che mi restava da fare era stamparmi un sorriso in faccia e continuare a ripetermi che stavo bene, che andava tutto bene e che era tutto finito, anche se di finito non c'era proprio nulla, non per me almeno. Non era vero che tutto era finito, non era vero nulla. Avevo parlato con Sammy: a quanto pare anche lui avrebbe iniziato una terapia con il dottor Dustin, un po' per tutto ciò che era accaduto e soprattutto per ciò che aveva visto, per ciò che aveva scoperto quella notte. Sean, a quanto sembrava, glielo aveva proposto infinite volte, ma lui aveva sempre rifiutato. La cosa che mi faceva più male era che non mi serviva sapere per quale motivo avesse sempre negato la terapia dicendo che stava bene, perchè io lo sapevo, sapevo che lo aveva fatto per me. Sammy non stava bene, soprattutto in quell'ultimo periodo, anche se continuava a dirmi che pensava fosse così, io sapevo che lui pensava ci fosse qualcosa di tremendamente triste e sbagliato nella sua testa e che non andava tutto bene.

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