CAPITOLO TRE - tko

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Buona lettura! 💘

CAPITOLO TRE - tko

keep me in your memory, leave out all the rest

Victoria

Me ne stavo seduta a braccia conserte, dietro quella scrivania, ad osservare il dottor Dustin da quindici minuti, battendo le ciglia e sospirando ogni tanto. Lui mi fissava come se così facendo mi sentissi in dovere di fare qualcosa, di muovermi, di sorridere, di parlare, ma la verità era che non sentivo nulla. Non avevo la minima voglia di fare niente, men che meno di parlare. Anche perchè le sue domande erano abbastanza stupide, come ogni volta. Non mi domandava cosa fosse accaduto o quale fosse il mio problema, mai, mi chiedeva come era andata la giornata o la settimana, cosa avessi fatto durante il giorno, cose del genere. In quel preciso istante lo stavo guardando storto perchè mi aveva chiesto quindici minuti prima cosa ne pensassi del tempo atmosferico. Ero rimasta sconcertata, tanto che avevo corrugato le sopracciglia e mi ero domandata quali diavolo di problemi avesse. Nella mia testa continuavo a pensare che tutto ciò fosse inutile, perchè io non me la sentivo affatto di parlare, non ne avevo voglia, era come se ci fosse qualcosa che mi bloccava. Era una prigione assurda, che a mio parere meritavo più di qualsiasi altra cosa perchè se non fosse stato per me e per il mio amore folle nei confronti di Benjamin, niente di ciò che era accaduto sarebbe accaduto. Il fatto era che non potevo più tornare indietro, il danno era fatto, non volevo stare senza di lui mai più ed era come se il mio cuore fosse incatenato al suo per sempre e non potevo proprio fare a meno di lui.

- Quindi, ti piace la pioggia? Come la vedi, Victoria? - Ignorai completamente la sua domanda e continuai a fissare la parete alle sue spalle come se quella potesse darmi delle risposte, come se potesse dirmi qual era il segreto per poter tornare come prima. Io mi ero persa, ne ero consapevole, ero consapevole del fatto che fossi a un punto di non ritorno, però volevo sapere come poter esprimere quello che sentivo, per tentare almeno di liberarmi di tutto quel peso, ma non trovavo risposte. Ormai avevo una prospettiva pressochè nulla, e le mie giornate si basavano sul pensare a Benjamin e guardarlo ogni secondo giusto per accertarmi di non perderlo di nuovo, abbracciare Sammy, ascoltare parlare per ore Carter, e cercare di non pensare. Era tremendo avere come unico pensiero fisso il non dover pensare, era il mio mantra.

Quando il dottor Dustin vide che la mia unica risposta fu fare spallucce, sospirò e batte le palpebre annotando cose sul quaderno. A volte mi sentivo come se fossi un libro da studiare, come se mi guardasse e tentasse di riassumermi per poi studiarmi e provare, tramite una verifica, che lo aveva fatto correttemente. Frustante. - D'accordo, senti. Di che vuoi parlare? Parliamo di Benjamin? Come ti senti con lui? Sei innamorata? -

Non sapevo come sentirmi a quella domanda, sapevo soltanto che non appena sentii il suo nome sollevai la testa di scatto e mi posai la mano sulle labbra, mordicchiandomi le unghie finte e sentendo gli occhi pizzicare. Ormai era inevitabile: dire di essere innamorata di Benjamin era un eufemismo, ero più che innamorata, se mi fossi soffermata a pensare al sentimento che mi legava a lui sarei scoppiata a piangere, e già soltanto nominandolo mi vibrava il cuore. Nei suoi confronti, in quel momento, mi sentivo come mesi prima, quando non riuscivo a dirgli che lo amavo, con la sola differenza che non riuscivo più a esprimermi in nessun modo, nemmeno con lui, con lui che mi aveva salvato la vita rischiando la sua. In un certo senso mi sentivo in dovere, in obbligo, di parlargli, ed il fatto che nessuna parola avrebbe potuto esprimere ciò che provavo per lui e riguardo la situazione, mi devastava, mi uccideva lentamente. Io non lo facevo apposta, speravo lo capissero, non avevo fatto il voto del silenzio perchè mi andava, era successo. Era successo che quella notte, quel grido aveva distrutto tutto, compresa me stessa, rendendo la mia presenza un fantasma. Non volevo diventare così, non volevo amare Benjamin in quel modo, non lo volevo distruggere, però lo avevo fatto perchè era la mia natura. Un come era nella natura degli uragani distruggere tutto ciò che incontravano, di sicuro non è mai loro intenzione provocare tutta quella devastazione, però lo fanno perchè è nella loro natura, così come era nella mia natura fare del male alle persone che amavo e restare in quella prigione infernale per il resto dei miei giorni.

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