CAPITOLO TRENTA - loner

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"Everyone you meet is fighting a battle you know nothing about. Be kind. Always."

Ci tengo a ricordarvi che qualsiasi sia la vostra battaglia, non dovete per forza affrontarla da soli. Se avete bisogno di parlare con qualcuno potete tranquillamente scrivermi in privato, vi ascolto sempre. <3

vi lascio qui sotto dei numeri verdi da contattare nel caso sentiste di non farcela. sappiate che vi rialzerete, c'è sempre una luce che vi guida, sempre.

TELEFONO AMICO: 02 2327 2327
TELEFONO AZZURRO: 1969
NUMERO PREVENZIONE SUICIDIO: 800 334 343
NUMERO PREVENZIONE DISTURBI ALIMENTARI: 800 180 969
NUMERO VIOLENZA DOMESTICA: 1522
SUPPORTO PSICOLOGICO: 800 833 833
SUPPORTO PSICHIATRICO: 800 274 274
TELEFONO ROSA: 06 375 18282
SUPPORTO PER AUTISMO: 800 031 819

-> spazio autrice: scusatemi il ritardo, non è un bellissimo periodo. scrivo quando posso e riesco, perciò scusatemi in anticipo per il tempo ci metterò anche a pubblicare i capitoli successivi a questo.
love u all, i hope that you're ok
ila
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CAPITOLO TRENTA – loner

Credevo che morire fosse tutto ciò che avevo sempre desiderato, ma mi sbagliavo.
Avevo sempre sbagliato, fin dal momento in cui avevo creduto che morire fosse più semplice che vivere. Era stato tutto un grosso errore: pensavo che avrei trovato del conforto nel chiudere gli occhi e farmi abbracciare dalle tenebre ma, in realtà, avevo avuto paura. Il mio cuore di tenebra si era spaventato e, ad essere del tutto onesta, non avrei mai pensato potesse accadere una cosa del genere. Avevo visto la morte in faccia, mi aveva sorriso, mi aveva quasi abbracciata e portata via e, solo dopo essermi resa conto di aver toccato il fondo veramente, avevo capito quanto avere aperto gli occhi e aver sentito il mio cuore scandire un forte battito fosse stato un immenso regalo e non l'ennesimo incubo come inizialmente avevo pensato. Credevo che la morte potesse portarmi un po' di pace ma, purtroppo, non c'era nulla di tranquillo o bello in ciò che avevo visto quando aveva teso la mano verso di me. Sentivo quella paura cucita addosso, da un mese a quella parte, da quando mi ero resa conto che in realtà tutto ciò che avevo sempre voluto fosse stare bene per davvero, vivere: vivere a colori e senza pensieri, senza preoccupazioni, senza il peso del dolore sulle spalle e senza dovermi rifugiare nelle tenebre ogni volta. Il fatto era che, nonostante io ci stessi provando, trovare la luce non era così semplice, soprattutto dopo aver vissuto nel buio così tanto tempo. C'erano giorni in cui, ancora, credevo non ci fosse posto per me sotto ai raggi del sole e in quei giorni rimanevo reclusa ancora, nella confortevole notte, ad abbracciare me stessa e piangere fino a esaurire ogni singola lacrima. Perché era stato un solo istante: un misero ed eterno istante che sarebbe rimasto incastrato nei miei ricordi per tutta la vita, quell'istante che mi aveva dato il coraggio di mettere fine alla mia vita, l'istante in cui non avevo pensato ad altro che a quanto fossi disperata, a quanto bramassi zittire ogni voce, ogni cosa attorno a me, perché ero sicura che non ce l'avrei mai fatta. Tutto pesava gravemente per me, ogni voce nella mia testa aveva urlato dicendomi che non era il mio posto quello e io non ce l'avevo più fatta. Sapevo di aver promesso che avrei respirato a fondo prima di abbandonarmi all'oblio, ma la sensazione di cadere nel vuoto non mi piaceva per nulla al mondo, la sensazione di buttarmi senza sapere se ci sarebbe stato qualcuno a salvarmi, perché la verità era che se avessi dovuto salvarmi da sola non ce l'avrei fatta. Per quel motivo avevo chiuso gli occhi e avevo inghiottito quelle pillole, per quel motivo mi ero accasciata al suolo accecata dal dolore: nel mio buio, nella mia solitudine, dove ero realmente me stessa.

Io, in quel momento, desideravo davvero prendermi per mano e portarmi fuori dall'inferno, perché sapevo ci fosse una vita in mezzo a tutto quel buio, una vita che meritava di essere vissuta, una vita a cui io non avevo mai dato nessuna importanza, ma una vita che mi stava aspettando, e lo avevo capito solo adesso. C'erano delle persone sempre pronte ad aiutarmi, che mi amavano, che mi avevano dimostrato più volte che la mia presenza significava qualcosa per qualcuno, che non ero un fantasma e non lo sarei mai stata, che avevo qualcosa per cui lottare, qualcuno che mi aspettava e un luogo sicuro in cui stare se le cose si fossero messe male. Forse era perché ero stata abituata ad affrontare tutto da sola, forse perché la mia sofferenza aveva offuscato tutto il resto e non vedevo altro al di là di quella, o forse dovevo toccare il fondo per rendermi effettivamente conto che non era vero che tutto ciò che desideravo era abbracciare la morte.

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