Finalmente era arrivato il “gran giorno”.
La bionda durante la settimana mi aveva istruito per bene: “sguardo magnetico”, “discorsi profondi”, “accavalla le gambe”, “sporgiti leggermente verso di lui in modo da mettere in evidenza la scollatura”, regalandomi per l'occasione un favoloso vestito floreale che aveva un'unica pecca, l'imponente scollatura sul davanti. Ecco dopo tutto ciò mi sembrava di dover risvegliare la personalità sessuale del povero mal capitato e non di fare semplice conoscenza. Ma questo era un concetto difficile per Agata.
Arrivai al posto che aveva concordato con mia madre: un semplice bar nella piazzetta centrale.
Mi sedetti ad un tavolo esterno vista la bella giornata e presi un caffè per ingannare l'attesa.
Mi avevano detto poco e niente sul suo conto, nemmeno un segno di riconoscimento per l'incontro, a detta di Carol “Il mio cuore sarebbe stato fulminato al primo sguardo”. Perché avevo una famiglia così teatrale?
Ed infine il tempo che il mio caffè arrivasse che un baldo giovane si sedette al tavolo: alto,capelli castano chiaro, occhi verdi, jeans scuro e camicia azzurra. Che fosse lui?
<<Sono stato folgorato dall'immensa aura positiva che emana – no, ma dico tutti i pazzi a me? – i suoi occhi sono talmente profondi che potrei vederci il mare...>>
<<Sono marroni!>> non ho parole, anche cieco!
<<Dettagli dolce donzella – mi baciò la mano. Un altro che si crede Shakespeare, prese una pausa. – Gradirebbe comprare una rosa?>>
<<Come scusi?>> e in quell'istante un angelo biondo dagli occhi azzurri, si avvicinò cacciando la nuova generazione di “Vuò Cumprà”.
<<Mi dispiace per l'inconveniente.– il suo tono sembrava molto gentile e pacato – Almeno non ti sei annoiata visto il mio leggero ritardo. Purtroppo non è dipeso da me, conosci il traffico in questa città. – con un cenno richiamò il cameriere. – Il conto della signorina.>>
mi sorrise. <<Cercherò di farmi perdonare, comunque piacere Robert.>>
Aspettò qualche secondo che la suddetta si riprendesse dallo shock per invitarla con un gesto elegante a seguirlo sul suo cavallo bianco...ops scusate,veicolo. Mi sto facendo prendere troppo dalla teatralità familiare. Il suo era un “modesto” BMW di ultimo modello bianco accecante oserei dire, abbinato, ovviamente, al suo outfit: completo grigio chiaro con camicia bianca.
Mi stava portando non so dove e nemmeno mi interessava. Appena seduti iniziai a spiccicare qualche parola, riguardo il meteo o forse riguardo al profumo, esattamente non ricordo, so solo che fu proprio una bella giornata!
Mi portò in quello che a suo dire era l'orto botanico della città, di cui ignoravo l'esistenza fino a qualche secondo prima. L'area era vasta e completamente immersa nel verde. Fiori di ogni tipo contornavano il sentiero che portava ad un'antica tenuta innanzi alla quale vi era una grande fontana. Completamente incantata da quell'immenso paesaggio, quasi mi ero dimenticata dell'appuntamento. Raccolta poi quel briciolo di serietà che mi rimaneva cercai di scavare oltre quell'apparenza perfetta, trovando davvero una bella personalità.
Ci sedemmo sotto l'ombra di una quercia, lì per tutto il tempo parlammo dei nostri interessi, di cosa ci aspettavamo dal futuro. Lui gestiva in prova una delle tante aziende ospedaliere del padre e per questo, si sentiva sotto pressione. I suoi occhi parlavano molto di lui, aveva uno sguardo triste dedito alla sua situazione, una situazione che gli pesava tantissimo visto che non volle rivelarmi ne il suo cognome,ne quello dell'azienda ospedaliera. Diceva che era meglio così, che ci avrebbe aiutato a conoscerci per quello che eravamo e non per quello che avevamo. Non che io avessi chissà quale dote,ma lasciai correre.
Mi raccontò poi dell'annuncio trovato per caso su facebook, di come aveva chattato prima con mia sorella e poi con mia madre, di come si era divertito del fatto che io non sapessi nulla e che gli aveva davvero fatto piacere incontrarmi.
Parlando poi avevamo scoperto di avere generi completamente opposti, sia per quanto riguardava la musica, che la letteratura, ma non per questo non c'eravamo divertiti. Nonostante i suoi problemi, riusciva sempre a trovare il lato migliore delle cose, una persona positiva insomma. Gli piaceva tanto ballare e questa era una cosa che ci accomunava, e non mi nascose di essere portato anche per la musica anche se nonostante le lezioni giovanili di piano e violino alla fine aveva abbandonato tutto per un corso di tecniche musicali che lo stava portando a piccole pubblicazioni sul campo della discografia.
Concludemmo la giornata prendendo un aperitivo nel presunto orto botanico, quest'ultimo ce lo servì un certo Austin, maggiordomo della tenuta del “Signorino” e da qui svelato il mistero per la conoscenza quasi perfetta della piantina dell'area e della familiarità con piante e fiori della “sua” tenuta. In serata successivamente mi riaccompagnò a casa con la promessa che ci saremo rivisti. Venne poi ad aprirmi la porta della macchina come un vero gentiluomo portando con se una rosa ed un bigliettino con il suo numero. Ne rimasi incantata.
Mi baciò la mano e prima di rientrare mi sibilò << A presto>>.
Appena entrata in casa, prima di parlare con la “compagnia” chiamai Agata, viste le quarantacinque telefonate perse.
Le raccontai tutto di lui, di me, delle sensazioni, dei buoni propositi, di quelli cattivi, del mio trauma.
Mi avrebbe aiutato diceva, aveva la soluzione, mi bastava solo tornare da lei.
#spazioautore
Terzo capitolo concluso. Domanda di routine: vi piace? Come vi sembra?
A dir il vero io ho avuto delle difficoltà con questo capitolo. Odio gli intermezzi e questo a mio parere era un capitolo "d'attesa" e lo scoop?
Continuate a leggere il prossimo capitolo e lo scoprirete!
Mi farebbe tanto piacere se lasciaste qualche commento per aiutarmi. Grazie in anticipo
xOxO
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Un maestro da letto
ChickLitMorena, una ragazza come le altre: grande lettrice ed amante della musica e dell'arte, vive la sua vita in un appartamento in condivisione con un'amica, lontana dai genitori. Il suo appartamento è una via di fuga da quelle tradizioni a i suoi vorreb...