Capitolo 5

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L'interrogatorio era durato circa tre ore.

Luci soffuse, faretto puntato al viso,donna legata e torturata, alla fine aveva confessato.

Adam era un ragazzo di famiglia benestante, conoscente della bionda tramite una vasta catena di amicizie. A suo dire si sapeva poco di lui o meglio, si sapeva solo che era bravo con le ragazze, molto.

Aveva preso la triennale in psicologia con il massimo dei voti, ma chissà per quale barbarico motivo il promettente non aveva continuato. Si era dedicato invece al volontariato "aiutando" le sfortunate fanciulle povere d'approccio nel riparare alla loro natura. A quanto pare Agata pensava che io fossi una di quelle.

La slegai dalla sedia della cucina, ridandole quei pochi indumenti che stava indossando poche ore prima.

«Volevo solo aiutarti!» riuscì ad urlare prima che io chiudessi la porta alle mie spalle.

Ero davvero frustata, la situazione mi stava sfuggendo di mano e di certo non era facile correre ai ripari.

Da una parte avevo una famiglia che mi spingeva verso una relazione con uno sconosciuto che per quanto fosse carino e simpatico, rimaneva tale.

Dall'altra c'era Agata che nella sua infinita magnanimità aveva trovato una "soluzione" a tutti i miei problemi.

Percorsi quasi metà della città nella speranza di inciampare in un segno divino, ma niente Dio oggi aveva problemi più seri come la pace e fame nel mondo su cui applicarsi.

Alla fine "nel mezzo del cammin di nostra vita" mi ritrovai in tutt'altro che in una selva oscura.

Il parco, la natura incontaminata dove poeti e scrittori da sempre avevano trovato rifugio adesso era diventato il rifugio di senzatetto e diavoletti muniti di palla, secchi e palette per mettere a soqquadro il mondo. Scelsi una panchina lontana da mamme che rincorrevano figli e figli che rincorrevano poveri animali in cerca di salvezza.

Una volta trovata presi il libro che avevo in borsa ed iniziai a leggerne qualcosa, ma passati dieci secondi dovetti rialzare lo sguardo in quanto uno di quegli esseri demoniaci era venuto a trovarmi.

«Ciao»

«Ciao»

«Come ti chiami?»

«Morena»

«Piacere io sono Lisa» disse presentandosi la paffuta bambina dalla testa cotonata che mi si era appena seduta accanto.

«Che stai leggendo?»

«Un libro»

«E' interessante?»

«Più o meno..»

«Di che parla?»

«Di cose...»

«Cosa tipo?»

«Bambine fucilate ad alberi di pino. Divertente non trovi?»

«Certo. E non dice la fine che fanno le stronze armate?» sorrise

«Ancora no...»

«Appena puoi tienimi aggiornata.»

Scoppiammo entrambe in una grassa risata ed appena tornate serie iniziammo a parlottare del più e del meno.

Lisa era venuta al parco con un'amica di sua mamma che attualmente si stava disperando per la sua scomparsa, anche se la piccola sapeva esattamente quando e dove trovarla per regalarle il lieto fine.

Si divertiva diceva, a tormentare e successivamente a dare dei piccoli momenti di pura gioia a chi le voleva bene. Poi dopo aver parlato in generale di se, del suo pseudo fidanzato, del pesciolino morto e del padre che le sbagliava sempre regalo, volle sapere tutto di me.

Ed io manco fossi in un confessorio, le raccontai tutto della situazione che mi stava angosciando, eliminando ovviamente tutte quelle parti vietate ai minori.

Brutale quanto semplice fu la sua soluzione.

"Ma scusa se la tua amica ha trovato il modo per risolvere il tuo problema perchè non le concedi una possibilità? Hai solo da guadagnare dal suo aiuto, altrimenti resterai con il problema."

E forse tutto sommato Dio oggi aveva messo un po' da parte il mondo e mi aveva fatto inciampare sull'illuminazione.



Spazio Autore

SCUSATE SCUSATE E SCUSATE ancora per l'assenza!!!

Giuro che mi farò perdonare.

Grazie mille per il sostegno e sappiate che dal prossimo le cose si faranno VERAMENTE interessanti ;)

xoxo <3

Un maestro da lettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora