8.
Era passato qualche giorno dall'ultima volta che avevo visto Adam. Avevo capito che la sua assenza era dovuta alla mia indecisione e che anzi dovevo darmi una mossa perchè il "mese terapia" insieme al "momento del pagamento" come da contratto, voleva in fretta.
Così affrontai il drago, la strega, la matrigna, insomma il cattivo della situazione...me stessa!
Seduta sul divano con un immenso barattolo di gelato al cioccolato cercavo di ritrovare quell'autostima che in realtà non avevo mai avuto. Affrontai il problema nel gelato e mi dopai con un'intera serie di Gossip Girl.
Grave errore, alla fine di quei giorni avevo messo 1,5kg in più e vedendo quelle attrici e confrontando il mio riflesso allo specchio tutto mi era salito, tranne che l'autostima.
Gli specchi di per se non mi erano mai piaciuti, lo stesso per quelle foto ad alta risoluzione di quei nuovissimi cellulari che catturano anche il più piccolo punto nero in fase di "spunta", ma era un esame che dovevo affrontare.
Presi quindi un completino dall'armadio e ci ritornai di fronte.
Io non sono una di quelle ragazze paranoiche che si danno alla dieta, fissate su chissà quale nutrizione vegana, vegetariana, solo carne, solo pesce, solo carboidrati ecc... anche perchè alla base sapevo di non avere un metabolismo veloce. Dio aveva pensato che l'intelligenza già bastasse, non potevo essere così fornita di doni.
Che poi con Lui ci avrei fatto una parlata alla fine dei miei giorni, perchè io capisco l'intelligenza, l'ironia, la simpatia, ma una "botta" di culo e tette non sarebbe nemmeno andata male se non mi riteneva così meritevole del metabolismo veloce.
Guardai me stessa riflessa, guardai la mia cellulite sulle gambe, il rotolino di pancia, i miei capelli ricci che vivevano di vita propria seguendo le leggi del caos, non era così che mi piaceva essere. Come in un flashback mi ricordai di tutte quelle volte che avevo evitato le feste in piscina o le uscite al mare con gli amici. Mi ricordai delle battute ironiche di mia sorella "Vestita e vista da dietro ti si può guardare, ma mi raccomando evitiamo il profilo ed il nudo per il sedere con la buccia d'arancia".
Mi ricordai di come a mano a mano che crescevo inconsapevolmente restavo chiusa a riccio su me stessa. Ricordai di quella sera, la pizza, le risate, il giro in auto e poi le luci spente. Non mi piaceva che mi vedesse "spegni tutto e proviamo" ricordo che gli dissi e poi il flop.
Ripensandoci forse il mio trauma non era nemmeno del tutto dovuto a quella sera. Il mio trauma ero io, con le mie insicurezze, racchiuse in un'armatura di sorrisi e sana ironia. Ero Morena, una ragazza di 24 anni con un fisico normale, di un paese normale, di una vita normale. Negli anni avevo imparato come vestirmi, perchè ero sempre dell'idea che se non mi piacevo allo specchio era il vestito che doveva cambiare e non il mio corpo. Avevo capito che certi modelli mi calzavano meglio di altri, che avvantaggiata dalla mia bassa statura forse una scarpa più alta poteva slanciarmi di più facendomi perdere nell'ottica quel chiletto di rotolino ed i vestitini non erano mai più corti del ginocchio per nascondere la pelle a buccia d'arancia. Dio mi aveva donato l'intelligenza, non il metabolismo veloce.
Adesso però la questione era diversa, adesso dovevo avere delle esperienze fisiche, esperienze che prevedevano il seminudo se non totale e fin a quando avrei potuto spegnere le luci e nascondermi sotto le coperte? Serviva una reazione, la mia.
Mi vestì velocemente e chiusi la porta del mio appartamento alle mie spalle.
Feci la prima scelta veloce di quella nuova me stessa "scale o ascensore?" e la personal trainer che c'è in me mi consigliò che per due piani potevo anche farlo questo sacrificio.
L'ufficio era al decimo piano, il mio appartamento all'ottavo.
Ogni scalino era un muscolo dei miei glutei che si rassodava.
Arrivata al piano bussai al campanello al lato, pochi istanti dopo la porta si aprì di scatto ed entrai. Ad attendermi c'era la solita signorinella alla cattedra.
«Mi dica...» disse rivolgendosi a me senza alzare gli occhi dal tablet
«Cerco Adam»
«Per...?» il suo sguardo mi fulminò
«Sono in terapia, saranno cavoli miei!» risposi alla "so tutto io non mi toccare il dottore"
«Il Padrone riceve solo per appuntamento, sei pregata di segnarmi i tuoi dati e la sottoscritta provvederà ad incastrarti in qualche giorno disponibile! Ah...quasi dimenticavo, la terapia prevede che tu lo chiami "Padrone" non esiste un rapporto confidenziale, cara paziente!»
In quel momento capì il mio sviscerato odio per lei, ma prima di rifilarle tutte quelle parole poco cortesi che negli anni avevo tenuto in serbo per il mio futuro marito, sentì delle voci provenire dal corridoio.
Una delle due era quella di Adam, forse in uscita da qualche seduta, non persi l'occasione.
«Adam, Adam...!» svincolai dalla psicopatica-nevrotica-gelosa segretaria per raggiungerlo.
Lei mi rincorse, ma nella sfida tacco-nike ebbi la meglio!
Il corvino stava uscendo dal suo studio ed in sua compagnia c'era una signora anziana molto ben vestita. Indossava un cappottino rosso ed un cappellino abbinato che quasi le nascondevano il suo taglio corto di biondi capelli.
«Scusa se ti disturbo – presi una pausa e mi rivolsi alla donna – mi scusi anche lei signora ma è urgente!» e mentre entrambi mi rassicuravano di non preoccuparmi, inalai ossigeno per qualche istante «Volevo solo comunicarti che ho preso una decisione, ma devo parlarti!»
Adam imbronciò un po' il naso e contemporaneamente socchiuse l'occhio sinistro, probabilmente non ci aveva capito molto di quella mia frase. La signora invece fece un gran sorriso e dandogli una pacca sulle spalle mi guardò e disse «Ti lascio alla signorina dai bei capelli, comportati bene mi raccomando» non ci stavo capendo niente nemmeno io adesso, chi era quella donna?
Intanto ci aveva raggiunti la psicopatica che nell'aprir bocca venne ammutolita dalla signora «Non scomodarti, mi riaccompagnerà Sophie» e prenendola sotto braccio avevano chiuso la porta del ufficio.
Dopo la scenetta non mi uscivano le parole ed a rompere il silenzio fu un «Che succede?» di Adam mentre mi apriva le porte dello studio.
«Ho bisogno dello psicologo che c'è in te» avevo poi sbottato sdraiandomi sul divano di pelle nera che aveva in ufficio.
«Prima di iniziare il trattamento ho bisogno che tu sappia certe cose di me, voglio sapere cosa ne pensi e come si curano!»
«Hai l'HIV?» disse alzando un sopracciglio
«No, idiota! Ho solo delle cose da dirti...»
E così riiniziai con la mia presa di coscienza di quei due giorni. Gli parlai delle mie insicurezze, delle mie paure, della sera del trauma. Lui stava seduto su una poltrona di fronte al divano ed era molto concentrato su degli appunti che stava scrivendo mentre io parlavo. Quando finì mi sentì davvero libera da ogni fantasma nell'armadio.
«Allora che ne pensi?» gli domandai infine.
«Ah...?!» disse alzando gli occhi dal foglio, mi sorse un dubbio...
«Adam mi hai sentito vero? Ho parlato per un'ora ininterrottamente, hai almeno ascoltato mezza parola?!»
«Certo!» ma che scherziamo?!!
«Adam sei uno psicologo cazzo! Che hai scritto su quel foglio??!!!»
Me lo girò «Sai mi sentivo molto Di Caprio quando disegna Rose sul Titanic...» aggiunse fiero di se.
Gli strappai il foglio dalle mani «E questa?!»
«Saresti la mia Rose...»
«Mezza parola...solo mezza parola dovevi ascoltare...» gli sbottai infuriata alzandomi dal divano «Ti pago per aiutarmi!!»
«Rose ehm...bambolina io ti ho ascoltata, capisco i grandi drammi psicologici di un'adolescente che non si accetta e tutte quelle stronzate lì...e potrai anche prendermi per uno psicologo fallito ma semplicemente la mia soluzione e del sano sesso!»
«Ma che ca...» mi interruppe
«Tu hai bisogno di affrontare il problema, hai bisogno di qualcuno che VEDA il tuo corpo e che AMI i tuoi difetti! Non sarò io a darti questo, ma posso prepararti al tutto. Ci stai?»
«Lo sai vero che Jack muore...» dissi ironica chiudendo la porta dello studio, pochi attimi dopo la sentì riaprirsi alle mie spalle
« Stasera alle otto da te per la prima lezione.» alzai una mano per assenso «Ah...e comunque sulla zattera facciamo un po' per uno, io non sono mica innamorato di te!»
Chiusi la porta del ufficio alle mie spalle.
Era riuscito a rovinare anche il film più bello di tutti i tempi, che coglione!#spazioautore
Ciao a tutti finalmente ho trovato un pò di tempo per aggiornare >.<
Il prossimo sarà il capitolo delle "lezioni" siete in fremito quanto me vero? ahahahah
Ho visto che le visualizzazioni, gli inserimenti negli elenchi di lettura e le votazioni sono cresciuti, tutto ciò mi emoziona davvero tanto >.<
Sarei lieta se mi lasciaste anche qualche commento, così da capire se c'è qualcosa da migliorare o per qualsiasi altra cosa, basta poco per rendermi felice ;)
Grazie ancora ragazzi e alla prossima xOxO <3
ps. Non vi dimenticate, aspetto commenti <3

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Un maestro da letto
ChickLitMorena, una ragazza come le altre: grande lettrice ed amante della musica e dell'arte, vive la sua vita in un appartamento in condivisione con un'amica, lontana dai genitori. Il suo appartamento è una via di fuga da quelle tradizioni a i suoi vorreb...