Regina

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Quella sera Gabriel mantenne la promessa e fu delicato. Le asciugò le lacrime e  lasciò che si spogliasse lei, offrendosi volontariamente. Ogni carezza una tortura perché continuava a chiedersi come sarebbe stato se al posto del angelo ci fossero stati occhi scuri più  della notte. Rimase a letto con lei tutto il giorno, semplicemente  dormendo o godendosi il calore della sua pelle. Erano anni che non osservava quel corpo nudo, si era dimenticato che nonostante l'aspetto delicato sotto quella pelle fremevano muscoli ben addestrati. Passò il palmo sull'addome della ragazza e lei gli diede la schiena perciò iniziò a baciargliela. I suoi occhi memorizzavano ogni graffio e segno, quante ferite gli aveva lasciato lui? Lividi su quella neve candida, aveva ancora impresse le immagini di quello che le aveva fatto. Se la tirò contro di sé affondando la faccia nei suoi capelli che sapevano di primavera. Angel non sapeva cosa fare nemmeno quando erano stati nel villaggio l'aveva mai stretta così.

"Non tagliarli mai, mi piacciono." Sentiva il respiro dell'angelo sul collo mentre continuava a esplorare il suo corpo, mettendola a disagio. Pensava che una volta avuto quello che voleva l'avrebbe lasciata andare invece era rimasta intrappolata tra le sue labbra.

"Dovremmo alzarci." La girò e lei si coprì istintivamente il seno, rimpicciolendosi contro quel sguardo così penetrante. 

"Non ho nessuna intenzione di farlo, sono anni che non mi sentivo così bene." Quella parola le serrò la gola: anni. Non conosceva razza più longeva degli angeli, perfette creature che sarebbero rimaste belle per secoli, una tortura che si sarebbe prolungata per decenni. Sentì le  grosse mani avvolgerle il viso e baciarla. Chiuse gli occhi rifugiandosi nell'immagine di mani tremanti che non osavano toccarla. 

I primi anni furono un inferno, Gabriel era un re ed un guerriero, lei invece era vista come una seduttrice che aveva ottenuto potere. Usciva in città con un mantello che la ricopriva e Leonardo alle sue calcagna. Ascoltava e osservava e dopo le prime volte capì che lei non sarebbe mai stata benvoluta dal popolo perciò diede loro ciò di cui avevano bisogno. Per ogni brutalità commessa da quello che era suo marito lei spargeva in giro la voce che fosse stata la regina a dare l'ordine, che il re era troppo innamorato di lei per vedere la sua vera natura. Non le importava passare per la cattiva se fosse servito a mantenere la pace e non scatenare una rivolta. Il mercato era ricco di frutti esotici ed era il suo posto preferito, colori e aromi da ogni regno si riunivano in un solo posto. Godeva nel non essere riconosciuta e scivolare per le vie della città di notte, ovviamente Gabriel odiava quel suo volersi mescolare ai sudditi ma le aveva fatto una promessa che doveva mantenere. Da quando non lo respingeva più le girava sempre intorno, soffocandola con quel suo macabro amore. Angel fumava spesso erbe che la disorientavano per riuscire a sopportare quei baci appassionati e come il suo corpo veniva messo a soqquadro dal re. I consigli erano i peggiori, i re la guardavano con disgusto ma nessuno osava proferir parola quando l'imperatore stringeva con tanto amore la sua mano ai banchetti o la faceva sempre sedere in braccio invece che sul trono. Odiava tutto, quella città bianca, i soldati che si erano conquistati potere durante la guerra e partecipavano alla vita politica e tutte quelle dame raffinate che la deridevano per i suoi modi semplici. L'unica cosa che le piaceva erano i suoi insegnanti, apprendere ogni cosa che Gabriel fece mentre lei si stava beando lontano da lui. Le terre che possedevano, le caratteristiche di tutte le nuove razze scoperte, straordinari poteri che avrebbero fatto paura se non fossero stati alleati di Ellyon. Fumava sulla terrazza che dava sulla città, il suo nascondiglio che Gabriel le lasciava dopo averla posseduta.

"Angel! Ma si può sapere cosa hai in testa perché hai detto che l'esecuzione dei servi è colpa tua. Per l'amore del cielo ti farai odiare." Leonardo irruppe in stanza senza preavviso l'unico che potesse farlo. Lei non si girò e fece segno all'amico di sedersi vicino a lei. 

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