Baratro

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*Fortemente consigliato l'ascolto del brano*

Intossicato dalle erbe e disteso tra le pilaya Gabriel la vedeva sorridere davanti a lui. Le  ali nere toccavano terra e tra i fiori bianchi sembrava eterea. Bellissima con i capelli scompigliati dal vento mentre guardava il cielo. Si alzò raggiungendola, fissando quei occhi verdi che lo avevano catturato dal primo istante in cui si erano posati nei suoi. Il nodo che aveva in gola non gli permetteva quasi di respirare, allungò la mano per sfiorarla e la sua immagine si dissolse tra gli orbi di luce. Le lacrime iniziarono a scendergli mentre si accasciava a terra disperato, singhiozzando senza ritegno e stringendosi il petto.

Non la percepiva più.

L'ultimo pezzo di sé perso con lei. Le labbra screpolate erano segante da chiazze di sangue secco, la pelle era pallida e grigia ed i suoi occhi azzurri sembravano spettrali grazie alle occhia. Faceva male, troppo male persino per lui.

L'aveva amata, la amava e l'avrebbe per sempre amata ma faceva male più dell'inferno. Più della morte e di tutte le sue compagne.

Amata e perduta.

Era un ammasso di sofferenza tenuto in piedi da carne e ossa. Le lacrime prosciugavano la sua energia ma non davano sollievo al cuore. A cosa serviva la corona, le terre, il potere...
A cosa servivano se lei non era lì accanto a lui a stringerlo, a baciare via la paura. Come poteva andare avanti dopo averla conosciuta, dopo tutte le notti in cui i loro corpi erano stati una cosa sola ? Lei aveva Blake che l'avrebbe sempre aspettata lui non aveva nessuno. Era solo, fottutamente solo con la compagnia dei suoi tormenti. Come poteva pronunciare il suo nome senza crollare?
Si alzò di scatto e prese a strappare i fiori uno a uno, mutilandoli come aveva fatto con il loro amore. Le luci iniziarono a illuminare ogni cosa e lui urlò furioso, come se quel suono scacciasse via i ricordi che aveva di lei.
Aveva le mani ricoperte di terra e sangue, quello che si era procurato strappando il simbolo del loro amore. Prese la spada che gli fu regalata quando diventò consigliere, un evento così lontano che non era nemmeno sicuro di averlo vissuto.
Guardò il riflesso dei suoi occhi sulla lama e capì perché lei avesse così tanta paura di lui. Il viso gli si contorse in un espressione sofferente e tirò sul col naso.
La gola bruciava, gli occhi erano pieni della sua immagine, le mani tremavano.
Sollevo l'arma con troppa facilità, non sentendo nemmeno il peso.
Perfettamente forgiata era così affilata da tagliare senza difficoltà anche una pietra. Le gemme blu incastonate sul manico come simbolo di ciò che rappresentava: l'arma del re.

Di cosa era re neanche lui lo sapeva più. Guardò la luna ricordando il villaggio ai piedi del monte Thal. Gli aveva amati, tutti quanti dal primo all'ultimo. Aveva adorato ogni secondo in quel posto e si era ubriacato del loro calore. Si era scordato chi era sua sorella e a chi apparteneva la sua lealtà.

Marcus..

Quante sere aveva passato con quel ragazzino a osservare le stelle e insegnarli a raccogliere erbe. Quante risate e abbracci, quanti ricordi dolorosi che lo pugnalavano ogni giorno. Avrebbe potuto salvarlo, curare la sua ferita e ridargli la vita ma tutto ciò che rimaneva di quel dolce fanciullo erano  ricordi.

Filbur...

Troppi sapori sconosciuti, più di tutti, quello della vita e della gioia nelle piccole cose. Quante cene passate a rivedere l'uomo che gli sorrideva al mattino offrendogli ciò che di meglio aveva.

NOX...

Il gigante Nox. Il mentore Nox. Il guardiano Nox.
Nox il padre.
Come aveva potuto pensare che erano sacrificabili ? Come era riuscito a diventare così cieco da non capire che era già a casa e che il suo compito era proteggerli. Guardò la pietra nera che emanava bagliori vermigli nel palmo.
Forse avrebbe potuto chiedere alla dea di riportarlo indietro nel tempo? Prima che arrivassero al villaggio.
Avrebbe potuto avvisare tutti e scappare con loro come fuggiaschi. Passando la vita a scappare dal senato.

Strinse il pugno forte intorno alla pietra, imprecando.
Anche se fosse non sarebbe comunque cambiato nulla. Angel avrebbe finito per innamorarsi di Blake come era scritto nel destino e lui sarebbe impazzito . Nonostante gli avesse amati e persi lei continuava a essere l'unica, il suo nucleo.
Sollevò la spada e la puntò contro il petto.

Si può vivere dopo aver provato un tale sentimento ? Si può sopravvivere senza un cuore ?

Pose le mani sul elsa guardando il cimitero di fiori ai suoi piedi, sembrava la perfetta tomba per un mostro come lui. Fece forza e la lama penetrò leggermente nella carne. Se avesse spinto con un solo strattone la spada sarebbe finita dritta nel suo cuore marcio. Chiuse gli occhi deciso a farla finita ma proprio allora la sentì.

Sentì le sue braccia che lo avvolgevano, attirandolo nelle pieghe del seno. Quando aprì gli occhi lei era davvero davanti a lui. Gli occhi pieni di lacrime e inginocchiata. La spada cadde a terra con un tonfo metallico e lui la abbracciò disperato.
Angel ricambiò la stretta scoppiando a piangere insieme a lui senza ritegno.

"Mi dispiace ,Santo Dio Gabriel cosa stavi facendo?!" Pianse nel suo collo notando i capelli corti. Come poteva ancora stringerlo così? Perché non gli permetteva di uccidersi e farla finita? E a quelle domande nemmeno Angel avrebbe saputo rispondere.

"Angel! Angel !" Si strinsero ancora più forte riempiendo il giardino dei loro singhiozzi strozzati.

"Come siamo arrivati a questo? Come siamo riusciti a farci così tanto male ?" Gabriel le prese il viso guardandola e meravigliandosi di quanto fosse bella, inalando quel profumo unico.

"Quando abbiamo iniziato a odiarci così Angel?" La ragazza scosse la testa non riuscendo a distogliere lo sguardo da lui. Come si era ridotto ?
Gabriel le accarezzò il viso con gli stessi occhi che la guardarono all'inizio di quel maledetto viaggio. Era così fragile e spento, l'angelo più bello che avesse mai conosciuto aveva perso la sua luce e quella vista era devastante. 

"Ti amo.
Ti amo.
Ti amo.
Angel ti amo e fa male. Fa così fottutamente male. Salvami ti prego! Ti prego fallo smettere. Io...io non so come. TI AMO" Lei chiuse gli occhi con i lacrimoni che solcavano le guance.

"Non posso." Staccò le mani del ragazzo dal suo viso e  le pose delicatamente  nel grembo.

"Ti prego lasciami andare." Si rialzò ed è allora che vide il rigonfiamento del ventre. Allungò la mano per toccarlo ma lei sparì nel nulla lasciandolo di nuovo solo. Gabriel si rialzò frastornato.

Suo figlio.

Era scappata perché era incinta, perché temeva che il bambino non sarebbe stato al sicuro a corte. Non si pose nemmeno il dubbio che quel bambino avrebbe potuto essere di Blake, in quel momento non importava. Aveva bisogno di qualunque cosa a cui aggrapparsi per non morire anche  una bugia. Anche se sapeva benissimo che non poteva essere suo.
Rientrò a palazzo è si diresse nello studio dove iniziò a redigere gli atti di successione. Su ogni foglio vi scrisse un solo nome: Leonardo.
Sarebbe stato un sovrano migliore di lui, ormai fare il re lo aveva stancato e trasformato in ciò che più odiava. Appena l'amico sarebbe tornato lo avrebbe incornato re di fronte a tutti e lui sarebbe partito per ritrovare Angel.

EllyonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora