twenty-five

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Capitolo 25
"Tutti hanno bisogno di un James nella loro vita"

16 novembre 1993,
Hogwarts.

Hermione ed Allyson erano nella loro stanza scompostamente sdraiate su uno dei letti a baldacchino, l'una aiutava l'altra a finire i compiti per il giorno dopo, mentre fuori un brutto temporale raffreddava l'aria.
"Sono stanca, Mione." sbuffò Allyson posando la piuma sul foglio di pergamena.
Hermione la guardò annoiata. Lei ovviamente già aveva finito il tema di pozioni che era stato loro assegnato giorni addietro.
"Ti riduci sempre all'ultimo, sei incredibile, senza speranza." la rimproverò.
"Forse." ammise Allyson, buttando i libri sulla scrivania e stiracchiandosi. I pantaloni del pigiama le cadevano morbidi sui fianchi e una delle vecchie magliette di suo padre era infilata al loro interno, la stampa degli AC/DC in bella mostra. "Domani mi sveglio prima e lo finisco, promesso."
La risata di Hermione la fece ridere a sua volta.
"Dico davvero, non credi in me neanche un po'? Che grande amica che sei." si imbronciò Allyson saltandole addosso.
"Mi fai male! Te l'hanno mai detto che hai la delicatezza di un ippogrifo?"
"Oh si, dovresti vedere i lividi con cui si sveglia Harry quando dormiamo insieme"
Hermione la guardò perplessa.
"Già" mormorò, ma Allyson non la vide molto convinta. Stava per replicare qualcosa quando qualcuno le interruppe bussando alla porta.
"Avanti!" disse Hermione prima che Neville spalancasse la porta.
"Buonasera, belle signore" le salutò "I vostri fidi compagni vi aspettano per andare a cena"
Allyson rise, ma scosse la testa.
"Io non scendo, non credo di avere fame e poi sono già in pigiama"
Vide Neville scambiare un'occhiata interrogativa con Hermione, che di rimando si limitò a scrollare le spalle.
"Va bene" disse lui "Allora vieni, Mione?"
Lei annuì incerta, poi lo seguì ed Allyson rimase da sola.
Sprofondò nuovamente nel cuscino e con un abile movimento del bacino si sotterrò nel piumone. Era una di quelle serate no, in cui vedere chiunque le avrebbe scaricato le batterie e portata al pianto improvviso e ingiustificato.
Stava quasi per addormentarsi quando qualcuno aprì la porta e si sedette sul bordo del suo letto. La mano di Harry, la riconobbe subito, le spostò una ciocca di capelli dal viso mentre sentiva il materasso sprofondare anche sul lato sinistro, sotto il peso di qualcun'altro.
"Ally" sussurrò Harry "ti abbiamo portato qualcosa, devi mangiare almeno un po'"
Allyson mugugnò qualcosa nella federa del cuscino, poi si girò a guardare il vassoio che, trasportando tre hamburger, le fluttuava accanto al letto.
"Sapete che vi amo, no?"
Harry e Neville risero, divertiti.
"Ti va se restiamo con te, come ai vecchi tempi, solo noi tre?" le chiese quest'ultimo.
Allyson annuì esitante e si tirò su a sedere afferendo il suo hamburger, Neville ed Harry la imitarono.
"Stai bene?" le chiese quest'ultimo dopo qualche minuto di silenzio rotto solo dal loro masticare.
"Si" rispose lei "credo... credo che a volte mi manchi il silenzio, forse. Mi sembra che tutto stia diventando un po' troppo pesante, un po' com'era prima... intendo prima prima"
Harry e Neville si scambiarono uno sguardo confuso ed Allysono scappò una risata nervosa.
"Non importa, non è niente, davvero" si affrettò allora ad aggiungere "mamma mi ha sempre detto che anche i giorni no sono parte fondamentale della nostra vita. Ho solo bisogno di dormire un po', passerà"
Posò i rimasugli del suo panino sul vassoio e scivolò nuovamente sotto le coperte.
Neville ed Harry capirono e si affrettarono ad alzarsi dal letto facendo sparire quello che era rimasto della loro cena, poi Harry si chinò a rimboccarle le coperte e a lasciarle un bacio sulla guancia.
"Ci vediamo domattina a colazione. Buonanotte, principessa" le disse, poi si trascinò Neville dietro, nella Sala Comune ancora vuota, animata da un silenzio familiare e confortevole.

Il mattino dopo Harry scese di buon'ora per fare colazione constatando con gioia che la Sala Grande fosse ancora perlopiù vuota. Si sedette al tavolo dei Grifondoro, lontano dall'unico gruppetto di persone intente a mangiare, e imburrò una fetta di pane per poi iniziare a sfogliare la Gazzetta. Le solite notizie di guerriglia tra maghi e babbani campeggiavano in prima pagina così come il nome di suo padre e della sua squadra di auror, impegnati giorno e notte per far tornare l'ordine nel mondo magico. Passarono pochi minuti prima che Jo comparisse dal corridoio. Si fermò poco prima di entrare nella Sala Grande e scrutò attentamente i tavoli nella speranza di incontrare un volto amico. Quando vide Harry sorrise e si avvicinò a lui sedendovisi di fronte.
"Buongiorno, Harry James" lo salutò tirando una lettera fuori dalla tasca del suo mantello.
"Buongiorno Jojo" ricambiò lui "Cos'è quella lettera?"
Jo fece spallucce sorridendo "Papà" rispose semplicemente, poi la aprì e la lèsse avidamente. Harry la lasciò fare rispettando il suo silenzio e osservando le sue labbra che di tanto in tanto si inarcavano in un tenero sorriso.
"Dice che Meggie ha imparato a camminare" trillò allegra, poi rimise la lettera nella sua busta e la ripose nella tasca "Mi manca più di quanto avrei mai immaginato, sai? Non vedo l'ora che arrivino le vacanze di Natale"
Harry ridacchiò "Ti capisco bene, quei piccoli marmocchi sono capaci di stregarti più di un incantesimo"
"Sono così felice per lei, Harry" ammise Jo "Papà è il nostro supereroe e Tracy è una mamma amorevole, è tutto ciò che io ho sempre desiderato. All'inizio mi sentivo di troppo, è una sensazione orribile, sentire di essere di troppo nella tua stessa famiglia, ma alla fine ho capito. Ho capito che papà ha un cuore abbastanza grande da farci entrare me e Maggie e lasciare anche tanto spazio per Tracy e Tracy... lei è più che contenta di fare da mamma anche a me"
"Te lo meriti, Jo" la rassicurò Harry afferrandole la mano da sopra il tavolo "Tu ed io siamo più simili di quanto tu possa immaginare. Loro ci amano indipendentemente da tutto, non è il sangue che fa un figlio, papà me lo ripete da quando ne ho memoria. Sai, anche lui chiama la mia nonna mamma anche se non era proprio sua madre. Però Euphemia gli ha aperto completamente il suo cuore e questo ha fatto di Sirius un pezzo della famiglia. Il resto non importa"
Jo annuì sospirando di sollievo.
"Grazie, Harry" disse, stringendogli la mano più di quanto non stesse già facendo. Non era sola e in quel momento ebbe la conferma che non lo sarebbe mai stata.
Continuarono a mangiare chiacchierando delle lezioni e dei compiti che erano stati assegnati loro e stavano quasi per alzarsi quando Neville fece la sua entrata con un sorriso a trentadue denti.
"Cos'hai, Nev?" chiese Harry inarcando drammaticamente un sopracciglio.
"Ho mandato un biglietto ad Hannah per chiederle di incontrarci dopo le lezioni" spiegò semplicemente sedendosi accanto a Jo "'Giorno Jo"
"Oddio!" esclamò allora Harry portandosi una mano al cuore "L'uscita ad Hogsmeade, la scommessa, tu e Hannah. Non sono pronto a diventare zio!"
Neville si allungò per schiaffeggiargli il retro della testa.
"Sei un cretino"
Harry si massaggiò la nuca e gli fece una smorfia.
"Hai visto Allyson?" gli chiese poi, gettando un'occhiata allo stormo di studenti che entrava in Sala Grande.
Neville scosse la testa e Harry sospirò pensieroso.
"Vado a cercarla" annunciò alzandosi dalla panca, poi salutò i suoi amici e si avviò verso il dormitorio.

A better life || Harry James PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora