twenty-four

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Capitolo 24
"Ha visto Martin."

14 ottobre 1993,
Hogwarts, da qualche parte in Scozia.

Remus fissò le lancette dell'orologio puntare sulle undici e dieci, poi alzò lo sguardo sulla sua classe. Aveva lezione con il terzo anno di Grifondoro e Serpeverde e aveva organizzato al posto del solito sermone di un'ora a cui nessuno prestava mai attenzione, qualcosa che potesse far divertire gli studenti e farli distrarre un po'. C'era Neville al primo banco che era seduto accanto a Ron e si guardava nervosamente intorno, qualche ragazzo di Serpeverde che schiamazzava in fondo alla classe e Jo ed Hermione che confabulavano qualcosa con la testa china sul libro. Remus continuò a fingere di sistemare la sua scrivania ma Hermione attirò la sua attenzione e lo guardò come per dire che chi se ne importava di quei due idioti, la prossima volta avrebbero imparato ad arrivare puntuali. Remus replicò con uno sguardo sconfitto e annuì piano; aveva fatto l'appello, aveva temporeggiato parlando dei compiti della lezione scorsa, ma non c'era niente da fare, Harry ed Allyson non sembravano avere in programma di presentarsi. Si schiarì più volte la voce per attirare l'attenzione dei suoi studenti e poi parlò spostando ogni tanto lo sguardo sulla porta nella speranza che quei due scapestrati facessero la loro entrata teatrale con quindici minuti di ritardo.
"Bene ragazzi!" esclamò tirando un sorriso "La lezione di oggi sarà pratica, quindi mettete via i libri e seguitemi fuori dall'aula."
Un mormorio eccitato si alzò dagli studenti che, obbedienti, si misero in fila dietro il loro professore e lo seguirono del corridoio. Dopo poco però, un frenetico rumore di passi li raggiunse costringendo Remus a fermarsi.
Allyson, che correva verso di loro insieme al fratello, aveva i capelli lunghi e ricci raccolti sulla testa in una specie di cipolla davvero molto grande in cui aveva incastrato la bacchetta chissà come; la borsa di cuoio che portava in spalla straripava di piume spezzate e pergamene mentre la camicia, per metà fuori dalla gonna, aveva il colletto tutto stropicciato. Harry, accanto a lei, aveva i capelli più arruffati del solito, portava il maglioncino di Grifondoro su una spalla, aveva la camicia macchiata di una strana gelatina verde e un ghigno sghembo e sfacciato dipinto sul bel volto arrossato dal troppo correre; la sua borsa era stata dimenticata chissà dove. Quando si fermarono di fronte a Remus per riprendere fiato, l'uomo sospirò roteando gli occhi.
"Potter, Black, siete in ritardo di venti minuti." disse rassegnato "Meno dieci punti a Grifondoro; mettetevi in fila."
Harry lo guardò con gli occhi luminosi ed estremamente divertiti.
"Ci scusi, professore." disse pronunciando ironicamente la parola professore. Chiamare lo zio Moony in quel modo si era rivelato piuttosto difficile.
Remus scosse la testa sconsolato e li scortò lungo l'intero secondo piano fino alla sala professori che era stata sgomberata da tavoli e sedie e che era occupata soltanto da un armadio dal cui interno provenivano strani suoni.

"Bene, eccoci arrivati." disse Remus avvicinandosi all'armadio "Qualcuno sa dirmi cosa c'è qui dentro?" chiese spostando lo sguardo su Hermione che aveva prevedibilmente alzato la mano "Si, Hermione?"
"Un Molliccio, signore. I Mollicci sono attratti dai luoghi bui e umidi, non hanno davvero una forma ma assumono l'aspetto della più grande paura della persona che li affronta." rispose la ragazzina senza riprender fiato.
"Esatto. Cinque punti a Grifondoro." sorrise Remus "E qualcuno di voi sa qual è l'incantesimo che li sconfigge?" chiese ancora.
Questa volta fu Harry ad alzare la mano.
"Harry?" gli diede la parola Remus.
"L'incantesimo Riddikulus è molto utile, ma ciò che sconfigge davvero un Molliccio sono le risate." rispose Harry.
"È esatto anche questo. Altri cinque punti a Grifondoro." si complimentò Remus roteando gli occhi quando Harry si passò compiaciuto una mano tra i capelli.
"Adesso ognuno di voi farà un tentativo ma prima ripetete con me: RIDDIKULUS!" disse Remus e subito un coro di voci si diffuse nella stanza.
"Riddikulus!" esclamarono i ragazzi tutti insieme.
"Questa lezione è ridicola..." borbottò Draco Malfoy da un angolo della classe prima che Allyson, passandogli casualmente accanto, gli sferrasse e una gomitata tra le costole.
"Jo." disse Remus fulminando Allyson con lo sguardo. Era dannatamente uguale a suo padre alla sue età, una testarda casinista senza la minima voglia di prestare attenzione durante le lezioni e neanche lui era riuscito a portarla sulla retta via.
"Jo, mi piacerebbe che tu mi aiutassi con la dimostrazione dell'incantesimo Riddikulus." riprese il discorso Remus. Jo lo fulminò a sua volta con lo sguardo ma lui la guardò altrettanto male tanto che la ragazzina fu costretta ad avvicinarsi al suo professore e a tirare fuori la bacchetta.
"Quando aprirò quell'armadio il Molliccio verrà fuori." le spiegò Remus "Tieniti pronta e non lasciarti distrarre. Ricorda di pronunciare chiaramente 'Riddikulus'"
Jo sospirò rassegnata ed estrasse la bacchetta dalla manica del mantello proprio mentre Remus faceva scattare la serratura dell'armadio. Per qualche secondo non successe nulla; gli studenti stettero in silenzio trattenendo il fiato e aspettando che il molliccio venisse fuori, poi avvenne. La prima cosa che sbucò dall'armadio fu un tacco, seguito da una gamba, poi da un'altra, poi da un vestitino lilla lungo fino alle ginocchia appartenente ad una donna sulla trentina che, una volta in piedi, si sistemò la chioma bionda con una mano facendo tintinnare i numerosi braccialetti che aveva al polso. La donna si guardò intorno spaesata, poi posò gli occhi su Jo e le sorrise.
"Harper!" esclamò, apparentemente contenta "Sono io, non mi riconosci? Sono la tua mamma!"
Jo la guardò torva ma esitò a pronunciare l'incantesimo.
"Tuo padre è felice adesso, ha una famiglia tutta sua e io sono venuta per portarti via. Mi sei mancata così tanto in questi anni!" esclamò avvicinandosi a lei. I capelli biondi le scendevano morbidi sulle spalle e aveva due occhi di un verde intenso; era davvero bella.
"Da adesso potremo recuperare tutto il tempo perduto, tesoro, e tuo padre potrà vivere la sua vita senza dover occuparsi di te."
"Concentrati Jo e ricorda: Riddikulus." disse Remus osservando la sua studentessa con attenzione; gli dispiaceva per lei ma sapeva perfettamente che il signor Moon non aveva alcuna intenzione di liberarsi di sua figlia.
"Stronzate." mormorò Jo tra i denti "Sono tutte stronzate! Riddikulus!" esclamò finalmente.
La donna si trasformò in un semplice pagliaccio col naso dipinto di rosso e, mentre la classe scoppiava a ridere, Jo si ritirò in un angolo dell'aula.
"Ben fatto, Jo." si complimentò Remus guardandola un po' preoccupato "Il prossimo!"
Diversi studenti eseguirono la prova e il Molliccio si trasformò prima in un serpente gigante, poi in un'acromantula, e dopo un po', arrivò il turno dei suoi ragazzi. Il primo della fila era Neville, subito dietro c'era Harry, poi Allyson, Ron e infine Hermione.
"Vieni avanti, Neville." disse Remus stringendo impercettibilmente la bacchetta tra le mani.
Il ragazzo deglutì, poi si fece avanti e cercò di rilassare le spalle. Di cosa aveva più paura? Di perdere Remus, Emma, di restare solo? Di...
"Bellatrix." mormorò Harry dietro di lui quando il Molliccio si trasformò nella più grande delle sorelle Black. La classe sussultò dallo spavento; tutti conoscevano Bellatrix Black e la sua devozione per il Signore Oscuro. Allyson invece, che non ne era affatto stupita, spostò lo sguardo su Draco che era poggiato accanto al muro e fissava la figura di sua zia con una maschera di indifferenza sul viso. Allyson continuò ad osservarlo sperando di ottenere la sua attenzione e di incrociare i suoi occhi; voleva capire che cosa stava pensando, voleva sapere come si sentiva sapendo che la più grande paura di un suo compagno di classe era nientedimeno che sua zia. Attese qualche altro minuto, sentì zio Remus dire qualcosa che alle sue orecchie suonò come "Non preoccupatevi ragazzi, è solo un Molliccio." e poi, quando stava per arrendersi, Draco si voltò a guardarla. Gli occhi grigi sembravano quelli di sempre, non sembravano turbati, erano seri e duri, impenetrabili, ma Allyson conosceva bene quel tipo di occhi perché ci conviveva da tredici anni. Sembravano fatti con lo stampino, i Black, erano tutti uguali nell'animo. Lei lo vedeva che c'era qualcosa, il problema era che non riusciva proprio a capire cosa. Insicurezza, forse? Oppure sensi di colpa per azioni che non aveva compiuto lui, incertezza verso un ideale in cui aveva fermamente creduto per tutta la vita e in cui credeva ancora ma che a volte non gli sembrava poi così corretto. Allyson lo avrebbe capito solo qualche anno dopo e in quel momento si limitò a sostenere gli occhi di suo cugino.
"Black." mimò con le labbra Draco, poi distolse lo sguardo e tornò nel suo mondo.
Allyson lo fissò ancora per un po' prima di tornare a prestare attenzione a Neville.
Black.

A better life || Harry James PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora