seven

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Capitolo 7
"No che non sto bene, razza di idiota. Tuo figlio sta per nascere!"

Quella mattina di fine marzo Harry James Potter venne svegliato da una gomitata nelle costole. Aprì gli occhi e si guardò intorno preso dal panico, poi vide Allyson che dormiva accanto a lui e si tranquillizzò. Non era raro che la sera tardi sgusciasse nel suo letto per dormire con lui; diceva che la sua camera era troppo grande, che non le piaceva dormirci da sola e che preferiva di gran lunga la sua presenza. Ad Harry non dispiaceva affatto dividere il letto con la sorella, le sue attenzioni e la sua compagnia lo tranquillizzavano, lei lo tranquillizzava, era l'unica persona con cui si sentiva davvero sicuro, l'unica che riusciva a capirlo fino in fondo, l'unica a cui avrebbe sempre voluto bene. Le tende erano tirate quindi non sapeva che tempo ci fosse fuori ma dallo strano silenzio che circondava la casa poteva dedurre che non stesse piovendo. Sapendo che sarebbe stato inutile provare a svegliare Allyson prima delle dieci, Harry saltò giù dal letto cercando di non fare troppo rumore e camminò silenziosamente in punta dei piedi verso la camera di Sirius e Marlene; aveva decisamente bisogno di un po' di coccole. Aprì la porta il minimo che bastava per permettergli di entrare e si avvicinò in punta dei piedi al centro della stanza in cui Sirius e Marlene dormivano abbracciati. Si arrampicò ai piedi del letto e si infilò sotto le coperte per poi strisciare sul materasso e sbucare dall'altra parte, direttamente in mezzo ai due ragazzi. Marlene, che aveva il sonno decisamente più leggero del marito, aprì leggermente gli occhi.
"Harry..." sussurrò tirandolo a sé e abbracciandolo. "Che ore sono?" gli chiese. Gli stampò un bacio sulla fronte e prese ad accarezzargli i capelli; Harry adorava quando Marlene gli accarezzava i capelli.
Si rilassò sotto al suo tocco e si strinse ancora di più a lei poggiando la testa sul suo petto.
"Le nove." rispose. La bionda si limitò a richiudere gli occhi continuando a coccolare il bambino. Ci furono dei momenti di silenzio, poi Harry si rivolse alla ragazza.
"Lene..." la chiamò.
"Si, Harry James?"
"Oggi...oggi è il compleanno di papà." sussurrò timidamente.
Marlene aprì di nuovo gli occhi e lo guardò perplessa per qualche istante "Hai ragione, tesoro, oggi è il ventisette marzo." disse accarezzandogli la guancia rosea.
"Io stavo pensando che forse...forse potremmo andare a trovare lui e la mamma, così possiamo fargli gli auguri."
Marlene lo guardò sorpresa per qualche momento, poi annuì "Certo, certo che possiamo. Se tu vuoi andare a trovarli allora sta mattina andremo a Godric's Hallow." gli rispose sorridendo.
"Grazie." mormorò semplicemente il bambino spostando la sua attenzione sul pancione. Vi poggiò una mano sopra sperando di sentire uno dei famosi calcetti; Marlene gli aveva detto che lui non stava un attimo fermo quando stava nel pancione della mamma e che già da lì avevano capito che avrebbe avuto il carattere di papà James.
"Non vedo l'ora che nasce." disse portando l'orecchio accanto alla mano.
"Manca poco, non ci sarà da aspettare molto." lo rassicurò la ragazza sorridendo di fronte a quello spettacolo. Non c'era cosa che la rendesse più felice di vedere i suoi figli allegri e spensierati come in quel momento. Si erano lasciati i brutti eventi della settimana prima alle spalle con una semplicità disarmante, che solo un bambino può avere, ed erano tornati a sorridere come sempre. Avevano capito che quella non era davvero la zia Dorcas e avevano accettato il fatto che purtroppo non avrebbero mai avuto la possibilità di incontrarla, di conoscerla e di parlarle.
Era incredibile quanto pensare a tutto quello la rendesse triste, fortunatamente però a distrarla ci pensarono di nuovo i suoi angeli. Il viso le si contrasse brevemente in una smorfia di dolore quando il marmocchio nella pancia scalciò, poi sorrise radiosa. La faceva sentire viva ogni volta che accadeva, era una sensazione indescrivibile.
"L'hai sentito?! Si è mosso, ha dato un calcetto!" gridò eccitato Harry.
Marlene scoppiò a ridere.
"Si, l'ho sentito anch'io." disse mentre Sirius, dall'altra parte del letto, iniziava a dare segni di vita.
"Chi è il cerbiatto che mi disturba a quest'ora del mattino?" borbottò tirando Harry a sé e facendogli il solletico.
"S-siriusss...smettila...ti prego." riuscì a dire tra una risata e l'altra. Quando il ragazzo decise di averlo torturato abbastanza, lo lasciò cadere sul materasso con le lacrime agli occhi e il fiatone.
"Questa...te la farò...pagare." mormorò cercando di riprendere aria.
"Hey voi! Vi divertite senza di me?" esclamò Allyson entrando nella stanza e saltando a sua volta sul letto.
"Proprio così." rispose il fratello in tono di sfida, ghignando.
"Vieni qui piccola nanerottola." disse Sirius tirandola tra le coperte e iniziando a fare il solletico anche a lei mentre Harry si rifugiava di nuovo tra le braccia della madre.
Le prime ore della mattinata così passarono tra risate, coccole e pancakes al cioccolato e alle undici e mezza erano finalmente tutti pronti per dirigersi a Godric's Hallow.

A better life || Harry James PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora