four

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Capitolo 4
"Tu sei solo un bambino bravo a cui sono successe cose mostruose."

Alle 6:30 del mattino, il suono squillante e fastidioso della sveglia arrivò alle orecchie di Marlene che, dopo essersi rigirata nel letto un paio di volte, si arrese all'idea di doversi alzare. Con un colpo di bacchetta fece zittire l'oggetto babbano, poi si girò verso suo marito che non sembrava per niente infastidito dal rumore. I boccoli neri ricadevano sulla fronte e sulla guancia di Sirius che dormiva beatamente su un lato, le braccia allungate verso la moglie e il petto nudo che si alzava e si abbassava regolarmente. Marlene sorrise istintivamente, gli spostò i capelli dal viso e gli stampò un bacio sulle labbra rosee; nonostante le battaglie combattute era ancora bello, ma bello bellissimo. Proprio quando stava per alzarsi, una mano le afferrò il polso e la tirò di nuovo nel letto.
"Dove credi di andare?" borbottò Sirius tirandola a sé e allacciandole le braccia intorno alla vita. Marlene ridacchiò davanti all'espressione buffa del marito che invece la strinse di più e si avventò di nuovo sulle sue labbra.
"Dobbiamo muoverci o faremo tardi, Sir." lo rimproverò la bionda cinque minuti dopo.
"Daii, ancora un altro po'." la implorò lui facendole gli occhi da cucciolo. Tra i bambini e tutto il resto avevano pochissimo tempo da passare insieme e Sirius, che aveva un grande bisogno di attenzioni, sentiva la mancanza della sua bella mogliettina. Marlene fece l'errore di accontentarlo e trovò la forza per alzarsi e trascinare con sé il marito solo alle sette passate. Dopo essersi vestita di fretta e furia, cedette il bagno a Sirius e uscì dalla camera entrando in quella di fronte alla sua per controllare Allyson. Quando entrò nella grande stanza però trovò il letto vuoto. Cercando di non farsi prendere dal panico, andò a controllare se almeno Harry fosse nel suo letto e con grande sollievo trovò il bambino ed Allyson che dormivano beatamente abbracciati sotto il piumone bordeaux, la foto di Lily e James vicino a loro e i peluche dei Malandrini sparsi sul letto. Sorrise commossa e, come tutte le mattine, scese in cucina per preparare la colazione.
Pochi minuti dopo, mentre il bacon sfriggeva in padella, Harry la raggiunse ancora in pigiama. Quando la vide già ai fornelli trattenne il respiro bruscamente e gli occhi smeraldo gli si riempirono di lacrime.
"Scusa, scusami tanto, non mi sono svegliato in tempo ma ti prometto che non succederà più." piagnucolò mortificato, il labbro inferiore che tremava violentemente.
Marlene lo guardò con un sopracciglio alzato. "Di che parli, Harry James?"
"Non...non devo aiutarti a preparare la colazione?" chiese il bambino, confuso.
"No! Certo che no, tesoro. Sei troppo piccolo per stare ai fornelli." esclamò Marlene avvicinandosi a lui e accarezzandogli i capelli.
"Oh... se vuoi però posso aiutarti a prepare la tavola." disse timidamente.
"Ma come siamo gentili! D'accordo, puoi mettere queste sul tavolo." esclamò la bionda passandogli due tazze. Harry annuì accennando un sorriso e dirigendosi verso la sala da pranzo. Proprio mentre stava uscendo dalla cucina però, una delle tazze gli scivolò dalle mani finendo a terra e spaccandosi in più cocci. Il bambino si portò le braccia davanti al viso, come a volerlo proteggere da eventuali schiaffi e Marlene si precipitò su di lui.
"Scusa! Scusa, sono un mostro, non mi riportare da zia Petunia, pulisco io, lo prometto!" disse quasi strillando e scoppiando in lacrime. La ragazza lo guardava con il cuore in gola, sempre più scioccata. Lo prese in braccio in modo che non si facesse male ai piedi e con un colpo di bacchetta fece tornare la tazza al suo stato originale.
"Hey, non è successo niente; capita a tutti a volte...bisogna solo stare più attenti." cercò di rassicurarlo accarezzandogli la schiena, ma Harry sembrava inconsolabile: continuava a singhiozzare e piangere tendosi le mani sul viso. Marlene, non sapendo cosa fare, si sedette sul divano con il bambino ancora in braccio e prese a cullarlo proprio come fece quattro anni prima, quando lui aveva solo poche ore di vita e lei un ingombrante pancione di nove mesi. Harry allora si accoccolò tra le sue braccia poggiando la testa sul suo petto, cercando quel calore materno di cui era stato privato per tre lunghi anni.
"Shh, è tutto okay Harry." sussurrò Marlene asciugandogli le lacrime con la mano libera "Ci sono io qui, non ti porterò da zia Petunia, te l'ho promesso."
Lo strinse a sé e gli diede un bacio tra i capelli continuando ad accarezzargli il viso bagnato. Dopo qualche minuto di coccole il respiro di Harry prese a regolarizzarsi, le lacrime scomparvero dagli occhi smeraldo e il bambino parve tranquillizzarsi. Aveva bisogno di sfogarsi, di buttare fuori tutte le lacrime che si era tenuto dentro in quegli anni, tutta la rabbia, la tristezza e la solitudine che per tanto tempo erano state le uniche a fargli compagnia nel suo piccolo, buio e sporco sottoscala.
"Voglio che mi prometti una cosa, Harry James." disse Marlene guardandolo negli occhi. Lui ricambiò lo sguardo e annuì invitandola a proseguire.
"Non darti mai più del mostro. Tu sei solo un bambino bravo a cui sono successe cose mostruose. Ma ora sei qui, tesoro, al sicuro, con la tua famiglia e devi fidarti di noi, okay?"
Harry la guardò senza dire niente, poi si strinse di più a Marlene e lei, prendendolo come un gesto positivo, sorrise alzandosi dal divano e dirigendosi in cucina per finire di preparare la colazione, il bambino ancora in braccio. Subito dopo arrivò anche Sirius che trasportava una Allyson dai capelli molto arruffati e gli occhi ancora rossi di sonno.
"Buongiorno mamma, buongiorno Harry." borbottò mentre il padre la faceva sedere su una sedia.
"Buongiorno tesoro!" esclamò Marlene ripetendo lo stesso identico gesto con il bambino. Sirius notò l'espressione di Harry e gli occhi gonfi che lasciavano intuire il recente pianto e provò a chiedere alla moglie che però lo zittì con un solo sguardo continuando a riempire i piatti di uova strapazzate.
"Oh Godric, sono le otto meno un quarto!" esclamò Marlene saltando giù dalla sedia. "Siamo in super ritardo. Tu pensi ad Harry ed io ad Ally, Sir." disse prendendo in braccio la bambina e scappando di sopra per prepararla, consapevole che anche quel giorno si sarebbero dovuti sorbire un lungo e noioso discorso di Malocchio sulla puntualità.

A better life || Harry James PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora