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Capitolo 15
"...con le labbra del papà
e gli occhi verdi che amo già."

Dicembre era arrivato portando con sé parecchi centimetri di neve e la gioia tipica del periodo natalizio. Le lezioni ad Hogwarts erano state interrotte per lasciare spazio ai soliti venti giorni di vacanza e casa Black era più affollata che mai.
Mentre il vento gelido sbatteva incessante contro i vetri delle finestre del salotto, all'interno il fuoco scoppiettava riscaldando l'ambiente pieno delle risate e degli schiamazzi degli abitanti. Remus e Ron erano seduti sul tappeto, assorti in una spietata partita di scacchi dei maghi, Percy leggeva a Dorcas qualche libro sulla magia, George faceva divertire Regulus con dei giochi magici e Ginny, Neville, Sirius ed Harry giocavano a sparaschiocco; Emmeline e Marlene chiacchieravano in cucina mentre Fred ed Allyson erano nella camera delle ragazze e giocavano a passarsi svogliatamente una pluffa.
"Allora...come l'hai trovata Hogwarts?" chiese Fred, seduto su una poltrona all'angolo della stanza, lanciando la pluffa alla ragazza.
"Bella come sempre." rispose semplicemente Allyson; era stesa sul letto a testa in giù e fissava Fred sottosopra.
Un altro lancio di pluffa.
"Dai raccontami qualcosa...ci dovrà pur essere qualche gossip tra voi pivelli del primo anno." la prese in giro lui.
La pluffa sbagliò traiettoria e andò a finire un po' più a destra di quanto previsto.
"Mi dispiace Freddy, niente gossip per te. Tu piuttosto?" chiese sporgendosi per acchiappare quella che tanto somigliava a una palla babbana.
"Io cosa? Sono al terzo anno!"
La pluffa questa volta cadde a terra e Fred fu costretto ad alzarsi per prenderla.
"Dico, al terzo anno non si fa gossip? Tipo, che mi dici delle ragazze? Ti piace qualcuna?" disse ammiccando nella sua direzione.
Fred scoppiò a ridere e per poco non mancò la pluffa.
"No, Black, niente ragazze per il grande Fred Weasley."
"Oh, e dai, proprio nessuna nessuna? Guarda che non ti credo."
La pluffa per poco non colpì il lampadario.
Fred ci pensò qualche istante.
"Forse qualcuna c'è." mormorò guardandola ma sembrò pentirsene subito perché distolse repentinamente lo sguardo e le orecchie assunsero un'accesa tonalità di rosso.
"Era quello che volevo sentire!" esclamò Allyson rotolando giù dal letto per recuperare la pluffa che era caduta con un tonfo netto sul tappeto.
"E chi è? È del tuo anno? Lo so! È Angelina!"
La pluffa arrivò dritta in mano a Fred.
"Non te lo dico, Allyson Black, e no, non è Angelina."
La pluffa finì sulla sua mensola.

Gossip e giochi da tavola a parte, il resto della mattinata passò tranquillamente e, dopo aver gustato il delizioso pranzo preparato da Emmeline e Marlene, Harry decise di salire in camera sua per esercitarsi con un incantesimo. Aveva letto la teoria di Accio su un libro trovato in biblioteca e aveva imparato il movimento del polso ma ancora non lo aveva messo in pratica; sapeva di star trattando un incantesimo molto al di sopra delle sue capacità di apprendimento ma aveva imparato a padroneggiare tutti gli incantesimi di livello inferiore, quindi perché non provare anche con quello?
Quando entrò nella sua stanza la trovò parecchio in disordine; era sempre così quando dormivano tutti insieme, niente risultava essere al suo posto e pareva in ogni istante che un tornado avesse deciso di distruggere tutto. Dato che non sarebbe mai riuscito a concentrarsi in mezzo al casino, mise una mano in tasca e agitò la bacchetta ringraziando mentalmente zia Molly per avergli insegnato quel semplice ma comodo incantesimo; in pochi secondi i panni sparsi per la stanza si ripiegarono e volarono ordinatamente nell'armadio, imitati subito dai libri che fluttuarono diligentemente verso gli scaffali. Così andava decisamente meglio.
Si avvicinò al suo baule e lo spalancò rovistandovi dentro per qualche minuto fino a quando non riuscì a trovare ciò che davvero gli interessava; il peluche a forma di cervo che Allyson gli aveva regalato anni prima era ancora lì, intatto e forse un po' impolverato ma bello come sempre. Harry aveva conservato tutti i pupazzi e teneva quelli di Moony, Padfoot e Prongs sempre nel baule, quasi fossero dei portafortuna; ogni volta che ad Hogwarts sentiva la mancanza di casa li cacciava ed era un po' come tornare nel suo letto, con l'odore rassicurante delle coperte e i suoi angeli protettori più vicini che mai.
Sistemò il cervo su un mobiletto e si posizionò al lato opposto della stanza. Prese un respiro profondo e si concentrò sulla teoria e sul movimento giusto da fare, poi estrasse la bacchetta e la puntò verso l'oggetto.
"Accio peluche!" ordinò. Niente.
Riprovò ancora e ancora ma quello continuava a fissarlo immobile dal mobiletto con quegli occhi vitrei puntati sulla sua figura quasi a volerlo sfidare.
Non si stava impegnando abbastanza, lo sapeva, doveva concentrarsi e impegnarsi o non sarebbe mai riuscito in niente; cosa avrebbero pensato i suoi genitori di lui se non fosse riuscito ad eseguire nemmeno un incantesimo di appello?
Cercò di calmarsi e ritentò.
"Accio peluche!" esclamò scandendo ogni parola. Il pupazzo vibrò per qualche secondo, poi ritornò nella stessa posizione di prima.
Ci stava riuscendo, doveva solo concentrarsi, lo sapeva; era tutta questione di concentrazione e disciplina, quelle che lui cercava di affinare sin da quando era bambino. Harry James prendeva alla leggera tutto fuorché la sua carriera scolastica e il suo addestramento; esigeva da se stesso dedizione e precisione, non tollerava il fallimento in qualsivoglia materia e si impegnava fino in fondo per assorbire e memorizzare tutte le informazioni che i genitori, gli zii e i professori gli davano.
Non erano permesse distrazioni, né tantomeno gli era permesso arrendersi; se un incantesimo o una trasfigurazione gli risultava particolarmente difficile, semplicemente provava e riprovava fino a riuscirci.
Forse agli altri poteva apparire troppo duro con se stesso ma c'erano valide motivazioni per voler ottenere sempre il meglio, motivazioni che lui nascondeva dietro un'apparente e costante voglia di imparare.
Sospirò rumorosamente e si preparò a un altro tentativo.
"Accio peluche!" esclamò forte e chiaro. Il pupazzo quella volta si staccò dalla superficie del mobiletto e fluttuò per qualche centimetro per poi precipitare rovinosamente a terra.
Il bambino accennò un sorriso; non era soddisfatto ma almeno avrebbe potuto dire di aver ottenuto un risultato positivo, non sufficiente per poter affermare di saper padroneggiare l'incantesimo, certo, ma almeno era meglio di niente.
Riprovò e riprovò ancora aumentando il tono di voce man mano che la frustrazione del fallimento si faceva strada in lui, fino a quando lo scricchiolare della porta non lo riscosse costringendolo ad interrompere momentaneamente il suo allenamento.
"Dora!" esclamò appena vide una chioma fucsia comparire nella stanza. Le corse incontro e l'abbraccio dopo tre mesi che non la vedeva.
"Mi sembrava di aver sentito i tuoi toni soavi, Harry James. Tutto bene?" chiese la cugina abbracciandolo a sua volta e arruffandogli i capelli già disordinati.
"Sto provando un nuovo incantesimo ma non sembra riuscirmi." rispose lui leggermente afflitto.
"E di cosa si tratta?"
"Accio, l'incantesimo di appello." disse Harry.
"Ma è molto avanzato! Sicuro che sia adatto ad un ragazzino della tua età?"
"Non chiamarmi ragazzino." protestò lui mettendo il broncio. "E sono sicurissimo di poterci riuscire."
"Testardo come sempre, vedo. Fammi vedere." sbuffò la ragazza roteando gli occhi che quel giorno erano del tipico grigio Black.
Harry si posizionò di fronte al solito mobiletto, eseguì il movimento che stava provando da più di un'ora e ancora una volta il pupazzo vibrò leggermente per poi tornare immobile.
"Visto? È da un'ora che fa così." esclamò il bambino allargando le braccia.
La risata cristallina di Ninfadora riempì la stanza.
"Che hai da ridere?" chiese Harry stizzito.
"Sei troppo esigente, Harry James! Non è un incantesimo facile, alcuni maghi impiegano interi giorni, a volte settimane ad impararlo e tu pretendi di riuscire ad appellare un oggetto dopo appena un'ora? E comunque ci sei, è il movimento del polso che è sbagliato." esclamò lei entusiasta "Ti faccio vedere." aggiunse avvicinandosi a lui. Gli si posizionò di fianco e avvolse la sua mano intorno a quella del ragazzo per riuscire a guidarlo nel movimento del polso.
"Accio peluche!" esclamò. Il pupazzo prese il volo e schizzò verso di loro, venendo subito acciuffato da Harry.
"Visto? Prova tu."
Harry si concentrò sul movimento del polso che aveva appena eseguito Ninfadora e si preparò ad imitarlo. Stava sbagliando uno stupido movimento solo perché non aveva osservato attentamente le figure del libro e non gli era mai capitato. Di solito era sempre riuscito a capire tutto perfettamente e ad eseguirlo ancora meglio; che Ninfadora avesse ragione? Forse pretendeva troppo da se stesso cercando di imparare degli incantesimi da quarto anno. Scacciò quei pensieri alla stessa velocità di come erano arrivati e si mise in posizione.
"Accio peluche!" esclamò eseguendo un movimento del polso notevolmente più ampio di quello che aveva provato fino ad allora e finalmente riuscì nel suo intento. Il pupazzo prese finalmente a fluttuare nella sua direzione, anche se molto più lentamente di come aveva fatto con Tonks, e venne acciuffato dal bambino. Harry allora si girò verso la ragazza con l'espressione visibilmente più rilassata.
"Come va l'addestramento auror, Ninfy? Malocchio ti strapazza a dovere?" le chiese con una nuova luce negli occhi.
"Il mio addestramento va benissimo, piccolo diavolo, e Malocchio è esigente come sempre." rispose lei sorridendo al repentino cambio d'umore dell'undicenne.
"Non mi dispiacerebbe che tu fossi il mio Malocchio un giorno, sai?"

A better life || Harry James PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora