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Dopo l'attacco alla USJ, qualche giorno dopo, tornammo alla struttura, per riprendere l'esercitazione
«Non vedo l'ora di iniziare!» urlò Kaminari eccitato.
Effettivamente non avevamo mai fatto un'esercitazione di rescure, e tutti noi eravamo alquanto emozionati.
Durante il viaggio parlammo molto, ma d'altronde il viaggio non era molto corto e ci divertimmo molto a inventare nuovi giochi con cui intrattenerci.
Arrivammo dopo una decina di minuti, e ritrovammo numero 13.
Ci stupimmo molto, infatti le ferite che si era fatto non erano indifferenti, ma lui ci rassicurò dicendo che stava bene.
«Sto bene, sto bene, mi fa solo un po' male la schiena.»
Dopodiché ci spiegò la prima parte dell'esercitazione: alcuni di noi sarebbero scesi in un crepaccio che si trovava in una delle zone della USJ, poi quattro di noi che sarebbero stati gli heroes, avrebbero dovuto salvare i soccorsi.
Numero 13 indicò me, Deku e Uraraka.
«Voi tre sarete i soccorsi. Uno di voi sarà svenuto, uno avrà la gamba rotta e uno sarà solo molto preoccupato.»
Scendemmo grazie al quirk di uraraka, poi ci dividemmo i compiti: io ero quello svenuto, Uraraka con la gamba rotta e Deku faceva quello preoccupato, gli veniva benissimo.
Fecero scendere Tokoyami per primo, che avrebbe usato Dark Shadow per portare su quello svenuto.
Purtroppo c'era un unico problema: il mio peso.
Non che io sia sovrappeso eh, solo che non ci stavo tutto nella barella che mi avevano dato, e la coda ricadeva, inoltre la carrucola che Yaoyorozu aveva creato non ce la faceva a portarmi, neppure con l'aiuto di dark Shadow, così Tokoyami fece la cosa più intelligente da fare.
«So che non state bene, ma mi serve una mano, riuscireste a dirmi i vostri quirk?»
Dalla mia posizione riuscii a sentire che gli altri stavano apprezzando il comportamento di Tokoyami.
Con l'aiuto di un'Uraraka ferita riuscirono a portarmi al sicuro sano e salvo.
Il turno dopo toccò a me essere l'hero.
Mina, Yaoyorozu e Jirou erano coloro da salvare, e a me, Uraraka, Deku e Iida eravamo gli heroes.
«Iida, ho bisogno di sapere un cosa.»
«Cosa?»
«Tu riusciresti a correre su una parete in verticale?»
«Non ti nascondo di non averci mai provato, ma la velocità che dovrei raggiungere sarebbe troppo elevata per il mio quirk, almeno allo stato attuale.»
«Capisco.»
Rimanemmo in silenzio un paio di secondi.
Sbattei le mani.
«Ho un piano.»
«Cioè?» chiese Uraraka.
«Per prima cosa ti cali giù con Iida per sapere le condizioni dei feriti, Deku, tu legherai alla mia coda la barella, così potrò tirare su un possibile ferito grave.
Iida, tu porterai su, se c'è qualcuno con una ferita più superficiale, Uraraka, tu aiuterai l'ultimo. Capito?»
«Si!» annuirono tutti.
Piano piano facevo salire quello svenuto.
Anche se non era molto pesante, la lunghezza della discesa faceva si che fosse una salita lenta.
Gli altri due erano già su, mentre gli altri mi aiutavano con l'ultimo però successe qualcosa.
Il filo si spezzò.
Non so come, ma con dei riflessi pazzeschi piantai il pungiglione a terra e mi buttai giù.
Deku e Iida mi aiutarono a portare su Mina, che era salva, ma non si poteva dire lo stesso della barella.
Dopo il primo esercizio ci recammo in un altro punto.
Semplicemente alcuni di noi si sarebbero nascosti, mentre altri sarebbero dovuti andare a cercarli, come a nascondino.
Io mi fermai in un edificio nascosto.
Aspettavo e aspettavo, ma nessuno arrivava, così decisi di cambiare nascondiglio e rischiare la cattura.
Quando uscii però rimasi sconvolto.
Un villain, probabilmente nascosto dall'attacco stavo sin centro ad un cratere enorme.
Raggiunsi Deku e mi feci dire ciò che era successo.
Escogitammo un piano.
Bakugou doveva scaraventare il villain contro un pezzo di casa appiccicato con le sfere di Mineta, e quando il villain fu sulle sfere io lo immobilizzai, in modotale che non si potesse più muovere.
Quando gli togliemmo la maschera però un moto di rabbia ci invase.
A quanto pare Todoroki e All Might si erano messi d'accordo per farci uno scherzo.
Tutti si riunirono attorno al finto villain.
«Ci hai fatto spaventare!»
«Ma davvero?! Ci stavo per svenire.»
Questi erano i due commenti più ricorrenti.
Fortunatamente però l'avventura finì bene.
