Rosso e verde.

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Liz.

Tornata in ospedale mi bevvo anche la ramanzina del medico

"Lei si è appena svegliata da due giorni di coma! Ha avuto quasi due attacchi cardiaci e ora se ne va in giro come se nulla fosse!"

"Mi discpiace, a casa riposerò"

"No, riposerà qui! Non la dimetto fino a domani"

Jack e George sono pienamente d'accordo con il dottore e io sono costretta a dostendermi di nuovo sul lettino, sbuffando, mentre i tre continuano a discutere, chiudendosi la porta alle spalle.

Silenzio.

Mi è sempre piaciuto stare da sola, nella più completa tranquillità, libera di pensare con calma, ma ora è l'ultima cosa che voglio fare. So che pensando rivedrei solo Jenny, prima con l'arma ricoperta del mio sangue, poi quasi priva di sensi trattenuta da Eric. Credo sia la prima volta che non so cosa provare, dovrei essere arrabbiata, odiare Jenny per quello che mi ha fatto, o triste, dispiaciuta per quello che Jenny ha dovuto passare, per quello che le ha fatto Eric, ma niente. Sono completamente indifferente,  forse perché le due emozioni si annullano a vicenda,  forse perché davvero non mi importa nulla,  forse perché sono troppo razionale e non riesco a lasciarmi trasportare dalle emozioni

"Tutto ok?" La domanda di George interrompe il silenzio e le mie riflessioni,  fortunatamente

"Si, anche se vorrei essere a casa"

"Devi solo resistere fino a domani" dice sorridendomi,  prendendo posto sulla sedia accanto al letto, quella dove Jack e lui si alternanovano, mettendo la sua mano sulla mia, trasmettendomi quel calore così familiare,  quel calore che mi spingeva  a lottare contro il freddo, quel calore che mi ha tenuto in vita. Poggio la testa sul cuscino e stringo la mano di George, mentre mi sento improvvisamente stanca, come se non dormissi da giorni, le palpebre si fanno pesanti, facendomi scivolare in un sonno buio, tormentato solo da due colori, il rosso e il verde.

Dopo un'infinita serie di esami e controlli esco dall'ospedale,  dicendo esplicitamente a Jack di non voler usare il teletrasporto;  ho bisogno di respirare un po' d'aria fresca, di camminare e di vedere persone.

Appena uscita sento come su un peso si sollevasse dal mio petto, respiro a pieni polmoni mentre inizio a passeggiare,  mi sento viva.

Arrivati a casa la trovo stranamente silenziosa, ma non ci bado più di tanto, vado di sopra, seguita da Jack che continua a guardarsi intorno

"Si può sapere che hai?" Dico aprendo l'armadio in cerca della tuta "Continui a guardarti intorno come se da un momento all'altro potesse spuntare qualcuno"

Il ragazzo non mi risponde, ma mi cinge la vita e mi bacia, il primo bacio dopo tutto quello che è successo

"Bentornata" dice allontanandosi per sfliarsi la maglia, mentre io mi siedo sul letto, guardando il suo fantastico fisico, che continua a togliermi il fiato ogni volta. Il ragazza tora accanto a me, facendo incontrare di nuovo le nostre labbra, sfilando anche la mia maglia, ma il mio sguardo viene catturato dal riflesso dello specchio, dove vedo qualcosa di anomalo; mi alzo e continuo a fissare lo specchio, dove ora si riflette completamente la mia figura e la cicatrice. La sfioro sentendo un piccolo prurito,  mentre la percorro per tutta la lunghezza,  come se una linea mi dividesse a metà.  Jack corre subito verso di me, chiude l'armadio facendo scomparire il mio riflesso, per poi abbracciarmi, ma non dice nulla. Eppure Jack ha sempre saputo confortarmi, dicendo la cosa giusta al momento giusto, ma ora le parole non arrivano, forse perché non ce n'è bisogno, forse perché non ce ne sono.

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