Capitolo 3

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(Capitolo Precedente) Mi dirigo entusiasta a casa mia, passo il pomeriggio a guardare la tv e a leggere qualche libro ma, esausta, mi addormento alle sei.

Y/N POINT OF VIEW

Sento la mia suoneria squillare, credo sia la sveglia. Apro gli occhi per spegnere la sveglia quando però noto che non era la sveglia ma una chiamata da un numero che non avevo mai visto. Controllo l'orario: sono le dodici e trentacinque di notte. Chi diavolo potrebbe mai chiamarmi a mezzanotte? 

Decido di rispondere: - Pronto - dico con una voce un po' assonata - Buongiorno fiorellino - una voce maschile? - Scusi ma chi è? - chiedo cortesemente - Ma come, hai già dimenticato la mia voce? - faccio spazio tra i miei pensieri e provo ad intuire chi possa mai essere - Aizawa? Cioè volevo dire il mio capo? Cioè, no aspetti, il CEO? - chiedo ancora un po' rimbambita. 

-Sì y/n sono io - mi risponde con aria scortese - Non chiamarmi mai più col mio nome, non sei nessuno per me, sei solo una mia dipendente - continua sempre più scortesemente - Chiedo scusa, non volevo - rispondo realmente dispiaciuta e balbettando un po'. - Non ti preoccupare, per questa volta lascio scorrere, non potevi saperlo, anche se speravo che Clara te lo avesse detto - credo soffri di bipolarità, è passato da un'aria scortese ad essere comprensivo tutto d'un'tratto. 

- La ringrazio - rispondo cercando di risultare il più cortese possibile - Potrei sapere perché mi ha chiamata? - chiedo al mio capo - Semplicemente per farti capire che dovrai stare sempre all'erta perché potrei chiamarti anche a quest'ora - ma è scemo? non bastava semplicemente dirmelo domani a lavoro? a proposito a che ora dovrei andare? -  Ah, volevo dirti che domani ti devi presentarti alle otto in punto - sembra leggermi nella mente wow. 

Dopo avermi avvertito di questioni di lavoro mi saluta dandomi la buonanotte, non pensavo potesse anche essere dolce, a modo suo. Chiudiamo la chiamata dopo 10 minuti dall'inizio di essa e io mi addormento pensando alla voce sensuale che ha in chiamata. Non dovrei pensare a queste cose, lo so, ma la sua voce è così sensuale, non che lui fisicamente non lo sia, forse pecca un po' caratterialmente, ma ciò non mi dovrebbe interessare visto che è solo il mio capo, quindi cerco di levarmelo dalla testa e mi addormento tranquillamente verso la una di notte. 

Mi sveglio alla mattina, avevo messo la sveglia alle sei del mattino per avere il tempo di fare la doccia, prepararmi e dirigermi all'azienda. Alle sette e cinquanta mi ritrovo davanti all'azienda, fortunatamente è abbastanza vicino a casa mia e non ho bisogno di prendere la macchina, anche se sarebbe più comodo utilizzarla. Sto cercando di limitare l'uso della macchina cosicché non debba usare gli ultimi spiccioli di soldi che mi rimangono per la benzina. 

Prendo l'ascensore, schiaccio il piano e mi ritrovo nuovamente davanti a quel corridoio che presto mi diventerà familiare. Mi siedo sulla mia scrivania, accendo il computer ed aspetto che il signor Shouta arrivi. Ieri, o per meglio dire stanotte, in chiamata mi ha avvertita che solitamente arriva sempre alle otto o più tardi, difficilmente si troverà in ufficio in tempo. 

Dopo circa venti minuti di attesa sento il rumore dell'ascensore e le porte di esso aprirsi, Non riesco ancora a vedere il mio capo ma intuisco sia lui. - Buongiorno - lo saluto appena mi passa davanti con un leggero inchino portando le mani sul ventre. Lui non mi degna di uno sguardo e mi fa segno di seguirlo nel suo ufficio così lo seguo. 

- Buongiorno Signore - lo risaluto educatamente - O ti prego non chiamarmi signore, piuttosto Signor Shouta - annuisco e rispondo con un flebile "va bene Signor Shouta".

Si siede sulla sua sedia/poltrona e mi fa segno di sedermi sulla sedia avanti a lui e così faccio. Inizia a parlarmi spiegandomi un po' i compiti che dovrò svolgere come sua segretaria. Come primo compito mi da un pila di documenti che devo scannerizzare e mandare a lui. Prima di uscire mi avverte che a fianco alla scrivania c'è una porta che porta ad un piccolo ufficio. Essendo che la scrivania e incassata nel muro non avevo notato quella porta anche perché ha lo stesso colore del muro.

Così esco fuori dal suo ufficio e mi dirigo verso l'ufficio per poter iniziare a scannerizzare tutti i documenti e così passa un'intera mattinata. 

Clichè | Seol EunheeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora