Weak spot 1/3

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-Quindi è qui che vivi ora- una voce roca aveva spezzato il silenzio di quella sera fredda, tetra e dall'ombra era uscita una alta figura minacciosa
-Tsk non vi basta tenermi d'occhio al lavoro?- avevo avuto una giornata piuttosto faticosa, perciò ero alquanto irritato dall'apparizione dell' uomo incappucciato; non aspettai una risposta e mi diressi verso il portone di spesso vetro, cercando la chiave dal piccolo mazzo che avevo in mano e cercando di sembrare il più calmo possibile. Ormai erano settimane che il solito uomo mi pedinava, avevo notato la sua presenza pochi giorni dopo l'incontro con Kenny, ma non si era mai mostrato apertamente e tanto meno aveva cercato di parlarmi, fino a quel momento
-Se questo ti crea fastidio meglio abituarsi, è solo l'inizio- mi provocò, con tono beffardo
-Quanta cattiveria- commentai, impassibile -Cosa avrò mai fatto per meritare tutte queste attenzioni?- non mi importava, volevo solo andare a dormire e dimenticarmi per qualche ora di tutte le mie preoccupazioni. Ma chi volevo prendere in giro, non avrei chiuso occhio nemmeno quella notte
-Fai lo spiritoso?- mi bloccai con la mano sulla maniglia, voltai la testa verso il mio interlocutore, sorpreso dalle sue parole, e serrai la mascella
-Di che diavolo stai parlando?- dissi sbrigativo, l'uomo fece qualche passo verso di me, in modo che il suo viso fosse illuminato dal piccolo lampione che era attaccato sopra la porta
-Vuoi dire che non ti ricordi di come mi hai rovinato la vita?- i suoi occhi sottili mi squadravano dall'alto al basso e le sopracciglia erano piegate in un'espressione di disgusto; mentre ricambiavo quel sentimento ricolmo di odio, mi sembrò all'improvviso di aver già visto la sua faccia da qualche parte, così mi cimentai in una discreta imitazione dello sguardo di disprezzo che mie era stato appena rifilato e lo rimbeccai
-No non ricordo, ma la tua faccia mi è familiare- inclinai leggermente la testa di lato -Dimmi, per caso ti ho pestato altre volte in passato?-
-Piccolo bastardo...- con una mano mi afferrò per il collo della maglia e mi tirò verso di sé, mentre l'altra era pronta a colpirmi in pieno viso, ma non fece in tempo a sferrare il colpo che si trovò con il mio pugnale puntato alla gola
-Non osare toccarmi, sporco lecchino- spinsi il dorso della lama contro il suo mento e lo allontanai da me il più possibile, finché anche la sua presa si ammorbidì e ne approfittai per scrollare via definitivamente quella sudicia mano; entrai nella palazzina e, lanciando all'uomo un'ultima occhiata penetrante, chiusi la porta senza troppa delicatezza.

Erwin si era addormentato sul divano, con la luce accesa, a pancia in giu e con un braccio che penzolava e toccava il pavimento, la sua bocca leggermente aperta; mi avvicinai silenziosamente e allungai una mano verso di lui, passai le dita su alcune ciocche bionde e ne sistemai altre che gli erano finite sul viso. Sapevo che prima o poi si sarebbero serviti di lui contro di me, quei bastardi, avevano fin troppi modi per ricattarmi; avrei dovuto andarmene, scappare via da tutti e far perdere le mie tracce, ma sarebbe bastato per tenere al sicuro le persone a cui tenevo? Forse, sarebbe bastato accettare di tornare da Kenny. Scossi lentamente la testa e mi scrollai di dosso quei pensieri, avevo deciso che non sarei più scappato, e nemmeno mi sarei nascosto, avrei trovato un modo per tenere tutti al sicuro e sbarazzarmi della banda.
Spensi la luce del salotto e feci per andarmene, ma una mano calda afferrò leggermente le mie dita; mi voltai di nuovo verso il divano, Erwin era nella stessa posizione di prima, ma questa volta i suoi occhi erano spalancati e puntati sui miei
-Dove vai?- chiese piano, la voce ancora impastata dal sonno. La sua sagoma era illuminata dalla luce della luna, che entrava da una grande finestra
-Non volevo svegliarti- sussurrai, lui sorrise dolcemente
-Troppo tardi- si stiracchiò e rigirò a pancia in su -Vieni- disse poi, toccandosi il petto. Mi chinai e con una mano sfilai il pugnale dalla cintura, facendo attenzione a non essere visto, poi mi tolsi le scarpe e ce lo nascosi dentro; dopodiché mi sistemai contro il petto del biondo, la testa appoggiata di lato sulla sua grande spalla e le gambe distese in mezzo alle sue. Senza quasi accorgermene gli lasciai un bacio umido sul collo e lui ridacchiò; cominciò ad accarezzarmi la schiena da sotto la maglietta, mentre l'altra mano si era appoggiata sul retro della mia coscia
-Tutto bene?- sussurrò nel mio orecchio, la sua voce bassa e profonda mi entrò nelle viscere e mi fece rabbrividire. Inspirai rumorosamente, lui parve accorgersene e se ne compiacque
-mh- fu l'unico suono che uscii dalle mie labbra chiuse. La mano che mi accarezzava la schiena si spostò pericolosamente in basso, le lunghe dita del biondo si infilarono sotto i pantaloni, facendomi sobbalzare; mi irrigidii e alzai la testa, meno male che avevo tolto il coltello da lì dietro
-Che c'è?- Erwin mi guardava con aria innocente, socchiusi gli occhi, facendo una smorfia e tornai ad accoccolarmi nell'incavo del suo collo
-Forse non dovremmo vivere insieme- dissi a malincuore, la mano incriminata si sfilò dai miei boxer e si aggrappò allo schienale del divano
-Perché dici questo?- il biondo si tirò un po' più su, per guardarmi meglio, il suo tono sembrava preoccupato
-Dico solo che potresti essere preso di mira-
-Ne abbiamo già discusso, pensavo che avessimo trovato un accordo- mi interruppe -Al lavoro facciamo di tutto per non incrociarci per il bene di entrambi, fino ad ora ha funzionato bene- sospirai, distogliendo lo sguardo dal suo, che sembrava leggermi come un libro aperto -C'è forse qualcosa che non mi stai dicendo?- esitai un attimo, ma non sarebbe stato giusto nasconderlo...
-Mi hanno seguito, sanno che ora vivo qui- mi misi a giocare con lo scollo della sua maglietta, per evitare ancora il contatto visivo. Erwin non parve allarmarsi alla notizia, era troppo concentrato su di me; mi chiedevo se gli importasse qualcosa, ormai lo avevo coinvolto eppure sembravo l'unico ad accorgersene -È questione di ore prima che scoprano che è casa tua e a quel punto sarai un bersaglio, perché...- trattenni il fiato, la mano calda del biondo mi alzò leggermente il mento, chiusi gli occhi e espirai lentamente
-Ti useranno di sicuro per ricattarmi, perché...- strizzai gli occhi e mi decisi ad aprirli leggermente, dando finalmente la possibilità all'uomo davanti a me di guardarmi, in tutta la mia fragilità -Sei il mio punto debole- sussurrai.

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