Titan

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Erwin uscì dal parcheggio con una manovra elegante e portò il suv sulla strada, guidando con sicurezza. Era bello guardare i suoi movimenti leggeri, ma sicuri: la sua mano destra era appoggiata al cambio, in attesa di ingranare la prossima marcia, mentre la sinistra teneva il volante sulla parte più bassa; era l'unico punto dove arrivava, dato che il suo gomito era appoggiato al finestrino aperto. Mi lanciò un occhiata, appena prima di schiacciare la frizione e ingranare la terza, con un movimento di polso ammaliante; mi sforzai di ridestarmi da quella specie di trans, non volevo sembrare inopportuno; decisi di accendere la radio, in modo da smettere di pensare.

Il sole ormai era giunto alla fine del suo corso e calava lentamente, venendo inghiottito dal mare. Mi è sempre piaciuto il tramonto, ho sempre pensato che somigliasse ad un brutale omicidio: la luna decide di accoltellare il sole, così da prenderne il posto nel cielo; ecco che le nuvole tutte intorno si tingono di sangue e il sole cade, senza vita, nell'oblio e nell'oscurità dei fluidi. Non ho mai parlato a nessuno di queste mie riflessioni, mi prenderebbero in giro dicendo che non sono da me.

Finalmente arrivammo a destinazione, il grande suv venne parcheggiato perfettamente, lisciando un furgoncino.

-tsk, perfetto- imprecai, spegnendo la radio –e come dovrei uscire ora?- chiesi, osservando con rabbia la capacità di apertura della portiera, che si riduceva ad un paio di centimetri. Erwin scese dalla macchina ridacchiando ed io fui costretto a scavalcare il cambio per poi scendere dal suo lato. Mi sistemai i capelli e seguii il biondo nel locale.

Il Titan era piuttosto famoso: era molto grande e, oltre al bar, aveva diversi altri locali, per esempio la discoteca o le stanze del karaoke. La facciata era bianca ,con il nome del locale scritto a caratteri cubitali nel mezzo e in un bellissimo font gotico; dentro il clima era vivace, le luci rosse rendevano l'atmosfera calda e rilassante, era decisamente affollato per essere domenica sera, ma fortunatamente c'erano ancora dei tavolini liberi.

Il biondo mi indicò un tavolino vicino alla vetrata che dava sulla strada; ci sedemmo e immediatamente arrivò una delle cameriere

-Ciao Erwin, hai portato compagnia oggi?- mi sorrise, per poi tornare a rivolgersi al mio capo –Cosa vi porto?-

-Due birre- rispondo, senza lasciare il tempo a Erwin di controbattere –Grandi- aggiungo; lei prese nota e si diresse verso il lungo bancone di pietra nera. Mi rigirai il menù tra le mani e lanciai uno sguardo di sfida verso quelle due pozze azzurre quanto il cielo, che sembravano già abbastanza infastidite; mi lasciai andare a un mezzo sorriso della vittoria

-Vedi di non esagerare- sbuffò lui –E poi, avrei preferito qualcosa di più classe. Trovo che la birra sia piuttosto scontata-

-Hey, non ti starai lamentando dei miei gusti, di nuovo?- mi finsi sbalordito –E non ho intenzione di guidare io al ritorno, con quel tuo mostro di macchina- affermai, alludendo al tasso alcolico della maggior parte delle altre bevande in vendita; con mio stupore, il biondo si mise a ridere

-Non arrivi nemmeno al volante tra poco, come potrei mai chiederti di guidare?- si asciugò una lacrima.

-tsk. Bastardo-

Qualcuno si lasciò cadere sulla sedia accanto alla mia e sobbalzai, mi girai di scatto e mi arrivò una zaffata di alcool in faccia

-Ciao- disse, mettendo una delle sue grandi mani sulla mia spalla –Anche voi qui- spostai cautamente la mano estranea, come se fosse qualcosa di estremamente sporco e disgustoso

-Salve a te, Reiner- lo salutò Erwin, mentre Berthold si sedeva vicino a lui –E a te, Berthold- io mi limitai a fare un cenno con la testa.

Dopo un po' di chiacchiere inutili, a cui non avevo preso parte, i due intrusi dichiararono che erano venuti lì quella sera per rilassarsi dopo una faticosa giornata di pesca.

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