Kenny Ackerman

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Erano le nove di sera ed io avevo appena finito di cambiarmi in uno degli sgabuzzini della spiaggia; quella sera dovevo mangiare fuori con la cameriera e dato che il cielo si stava rannuvolando, avevo deciso di indossare una felpa nera, dei pantaloni larghi e le mie adorate timberland.
Tirai fuori il cellulare e, con una mano in tasca, mi diressi distrattamente verso la strada; Alis mi aveva detto che mi stava aspettando fuori dal ristorante
-Dove vai?- alzai lo sguardo, non mi ero accorto di stare passando accanto ad Erwin
-Ceno fuori, non ti ricordi?-
-Ah, sì- rispose, con tono piatto. Nessuno spezzò il silenzio per un po', finché...
-Dovrei andare ora- indicando niente in particolare con il pollice -O arriverò tardi-
- Certo- concordò il biondo -Non tornare troppo tardi- si beccò un'occhiataccia, dopodiché mi girai e continuai per la mia strada.
L'aria cominciava a farsi frizzante, avrebbe iniziato a piovere a breve e di Alis nemmeno l'ombra, fuori dal ristorante non c'era. Provai a sbirciare dentro, ma niente, così la chiamai. Per un momento pensai di avere delle allucinazioni uditive, sentivo chiaramente la suoneria del suo cellulare, mi guardai intorno e cercai di capire da dove venisse
-Stai cercando questo?- una voce glaciale parlò, proveniva da dietro di me -O meglio, cerchi la persona a cui appartiene- un brivido mi percorse la schiena, mi girai lentamente e mi trovai davanti lo stesso uomo di qualche giorno prima, con cappotto scuro e cappello al loro posto ed in mano il cellulare di Alis, con lo schermo che si illuminava e mostrava la scritta "Levi". Attaccai la chiamata.
-Dov'è lei- dissi con rabbia -Che cosa volete da lei- l'uomo rise cupamente
-Lei non ci serve, era solo un mezzo per arrivare a te- sentivo il sangue ribollirmi nelle vene -Seguimi senza fare storie, se ci tieni alla sua incolumità-
-Non otterrete niente da questo- non rispose, indietreggiò nel buio e non potei fare altro che seguirlo. Camminammo per molto tempo, fino ad entrare nella zona industriale; mi fece strada attraverso vie secondarie deserte, fino ad un capannone abbandonato. Non mi fidavo di lui, era chiaramente una trappola, ma cosa potevo fare? Ero disarmato e loro avevano un ostaggio. Clunk. Il suono della porta di lamiera mi fece tornare alla realtà
-Da questa parte- mi disse, indicandomi l'interno completamente buio, con un sorriso non molto rassicurante. Avanzai alla cieca, la porta si chiuse dietro di me. Qualcosa mi colpì al ginocchio, facendomi cadere a terra gemendo. Le luci si accesero di colpo, accecandomi, dopo qualche attimo mi accorsi di essere circondato da almeno venti persone; qualcuno mi afferrò per le braccia e mi fece raddrizzare sulle ginocchia. Una risata metallica rimbombò tra le pareti di ferro, poi un uomo alto avanzò verso di me; mi congelai sul posto. Lo avrei riconosciuto ovunque, era stato nei miei incubi per molto tempo
-Levi!- urlò allegramente -Il mio nipotino preferito! Dov'eri finito? Mi hai fatto preoccupare, sai- si fermò a pochi centimetri da me e si inginocchiò, prendendomi il mento con le dita e costringendomi a guardarlo -L'importante è che adesso sei qui, puoi tornare a vivere con il tuo zietto- mi divincolai dalla sua presa
-Non ti è mai passato per la testa che forse sono sparito per un motivo?- ringhiai -Non voglio tornare alla vita che avevo prima-
-Tsk, e si può sapere cosa c'è di speciale nella tua "nuova vita"- mimò le virgolette con le dita -Hai un lavoro noiosissimo e legale, quasi non ci credevo quando me l'hanno detto. Hai una casa noiosa, l'ho constatato quando l'ho ribaltata da sopra a sotto-
-Oh perfetto- mi indignai -Cos'altro hai fatto ai miei danni?-
-Oh no, non farei mai niente ai tuoi danni, Levi- disse, fingendosi innocente -Mi preoccupo per te, vederti reprimere il vero te stesso è così straziante- finse di asciugarsi una lacrima
-Ma di cosa stai parlando?- urlai - Sei completamente fuori di testa- mi osservò per qualche momento, poi un ghigno si formò sulla sua faccia
-A meno che- si avvicinò pericolosamente -Tu non creda veramente di essere...- si trattenne per qualche secondo -Buono- scoppiò a ridere, seguito da tutti i suoi scagnozzi. Nonostante la rabbia la mia espressione seria non cambiò, Kenny sospirò -Levi, Levi, ma cosa mi combini-  appoggiò le mani sulle mie spalle -Devo forse ricordarti quanto eri felice quando ti ho insegnato a combattere? E il tuo primo omicidio? Hai un talento naturale, figliolo. Come me, tu ce l'hai nel sangue- scrollai le spalle e mi liberai dalla sua presa
-Stai zitto!- urlai -Sono cambiato ormai, non mi convincerai a tornare a quell'inferno-
Lo zio si fece serio e si alzò in piedi
-Immagino tu sia venuto qui per lei- schioccò le dita e un uomo arrivò, portando in braccio la ragazza, legata e imbavagliata
-Lasciala andare!- guardai mio zio, ma sembrava gli piacesse vedermi soffrire. Cominciai a divincolarmi e mi liberai dalla stretta alle braccia, mi scagliai verso di lei, ma in meno di due secondi mi ritrovai a terra con tre scagnozzi sopra di me. -Kenny- parlai come meglio potevo, avevo i polmoni schiacciati e respiravo a malapena -Lasciala stare, lei non c'entra niente-
-Non le farò niente- sbuffò -Mi serviva solo per arrivare a te, mi credi davvero capace di fare del male a una così bella signorina? Non sono mica un mostro- scoppiò a ridere. Grugnii, cercando di respirare -Vi lascerò andare entrambi questa volta, ma tu tornerai da me in un modo o in un altro. Non volterai le spalle alla tua famiglia- fece un cenno e i tre uomini si spostarono, lasciandomi libero, la ragazza venne appoggiata di fianco a me. Le tolsi il bavaglio
-Stai bene?- lei annuii singhiozzando. Cercai di slegarle le mani, ma i nodi erano troppo stretti
-Ti servirà questo- Kenny mi lanciò un coltello, lo presi al volo e mi accorsi che era il mio, un coltello dal manico scuro e dalla lama mezza seghettata. Stracciai le corde come fossero fatte di burro e infilai il coltello nella cintura, lanciai un'occhiataccia a mio zio. Alis aveva stretto le braccia attorno al mio collo, senza smettere di singhiozzare, così la presi in braccio e uscii dal capannone il più velocemente possibile.
-Mi dispiace- dissi, mentre trotterellavo via, cercando di ricordare la strada per tornare -Non volevo metterti in questa situazione- la ragazza non rispose, continuava a piangere sulla mia spalla.

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