Experiment

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La tavolata si era fatta troppo rumorosa per i miei gusti, il mal di testa era tornato infine a farmi visita e questo rendeva il mio umore terribilmente instabile; provai a resistere massaggiandomi le tempie, ma sembrava solo peggiorare così mi alzai, accompagnato dal grattare della sedia, mi scusai dicendo che andavo al bagno e lasciai la sala dirigendomi verso la zona riservata al personale. Attraversata la porta, lo spazio era abbastanza ristretto a causa delle casse accatastate lungo le pareti e l'unica fonte di luce era una finestra rettangolare in alto, nella penombra del corridoio si poteva vedere la porta del bagno che non mi disturbai a raggiungere; mi lasciai cadere su una cassa a metà del corridoio e mi misi le mani nei capelli, cercando di respirare profondamente nella speranza di calmare l'emicrania, ma il gocciolio di una qualche tubatura turbava i miei sensi e stuzzicava la mia irritabilità. Ero al limite, ancora una goccia e sarei esploso.
-Capitano Levi?- alzai lo sguardo e mi accorsi che Eren era bloccato sulla porta, con ancora la mano sulla maniglia; la sua faccia era nascosta dalla penombra, ma il suo tono era chiaramente preoccupato. Lasciò che la porta si chiudesse da sola e avanzò verso di me con cautela -Va tutto bene?- si fermò a pochi passi, una saggia distanza di sicurezza, dato il mio pessimo umore
-Si- esitai -Ho solo un gran mal di testa, ho bisogno di essere lasciato in pace- mi afferrai la base del naso con una smorfia di dolore, sotto gli occhi preoccupati del castano
-Sei sicuro di stare bene? Hai davvero una brutta cera- emisi un basso mugolio, se c'era qualcosa che mi dava fastidio era essere compatito
-Ti ho detto che non è niente- insistetti, stringendo i denti -Devo solo capire alcune cose-
-Capire alcune cose?- esitò lui questa volta -Forse potrei aiutarti, dicono che sono bravo ad ascoltare- alzai lo sguardo e fissai intensamente nei suoi occhi, il verde intenso era totalmente spento nella penombra del corridoio -Ma se non vuoi- si affrettò ad aggiungere, in imbarazzo -Non devi, insomma-
Pensai immediatamente fosse una pessima idea: anche ammettendo di parlare con lui, non sarebbe stato minimamente d'aiuto; poi qualcosa di strano accadde, un'idea si insinuò nella mia mente e più guardavo il ragazzo in piedi davanti a me, più questa prendeva forma
-Forse c'è un modo in cui puoi aiutarmi- riflettei ad alta voce
-Ah si? E come?- mormorò lui, leggermente irrequieto. Allungai la mano ed afferrai il suo polso, tirandolo verso di me con forza, dopodiché invertii le nostre posizioni e, prima che il castano potesse accorgersene, si ritrovò seduto sulla cassa e bloccato dal mio bacino che premeva sulle sue cosce
-Levi?- balbettò -Che stai facendo?- mi alzai sulle ginocchia per sovrastarlo in altezza, cominciai a passargli una mano sul collo per vedere la sua reazione, che non tardò ad arrivare: una delle sue mani mi sfiorò timidamente il fianco poi la schiena, mentre l'altra si posizionò sul retro della mia coscia
-Zitto ora- lo avvertii -E non farti strane idee-
-Non oserei mai...- prima che potesse finire la frase, azzannai le sue labbra in un bacio umido e passionale, la sua stretta si fece più decisa e le sue mani indugiarono sul mio fondoschiena. Non persi altro tempo e mi staccai bruscamente dalla sua bocca, cercando di slacciare la cintura di Eren il più velocemente possibile, alla fine dovetti alzarmi e lasciare che se la togliesse da solo, mentre io maneggiavo la mia
-Avanti, girati- ordinai, abbassandomi la cerniera. Lui obbedì e si inginocchiò sul pavimento freddo, con il petto schiacciato contro la cassa e una mano appoggiata contro il muro; dopo avergli divaricato le gambe, mi inginocchiai dietro di lui ed appoggiai il mio petto alla sua schiena, mentre entravo dentro di lui senza ritegno. Eren ingoiò un sussultò piuttosto rumoroso e si coprì la bocca, continuai inesorabilmente il mio da fare, ansimando lievemente nel suo orecchio; ben presto i suoi mugolii si mischiarono ai miei ansimi e l'atmosfera si fece umida e pesante, la sua mano mi afferrò i capelli e strisciò indietro, fino ad aggrapparsi saldamente al retro del mio collo. Eren lanciò un ultimo gemito prima di collassare con la guancia sulla cassa di legno.

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