Capitolo 24

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"Ehi Lou Lou" eccolo lì Harry che correva per i corridoi con lo zaino in spalla e la camicia sbottonata.

"Quante volte ti avrò detto di non chiamarmi così?"

Qualcuno quella mattina era di cattivo umore.

"Tante, ma ti devo chiedere una cosa".

Era impossibile dire di no a quel musetto dolce, quindi Louis odiava quando gli precedeva con esasperazione una richiesta.

"Parla, ma fa presto" non si fermò neanche ad aspettarlo, camminava mentre lo ascoltava.

"Oggi è il compleanno di Niall".

Era vero, compiva 18 anni.

"Lo so Harry, lo conosco da molto tempo prima di te, qual'è il punto?"

"Sai sua madre come è severa" ecco gli occhioni teneri che entravano in gioco "non gli permetterà mai di organizzare una festa in casa sua e da me ci sono dei colleghi di lavoro dei miei genitori, non è che stasera potremmo invitare qualche amico da te e fargli spegnere le candeline? Immagina quanto lo faresti felice".

Louis voleva veramente bene al biondo, ma addirittura organizzargli una festa di compleanno...

"Ho tante cose per la testa H" gli rivolse uno sguardo severo "non so se ti ricordi, ma oggi ho l'incontro con il coach".

Ecco, Harry si era dimenticato.

"Credi che io mi sia dimenticato? Organizzerò io tutto, te lo prometto, tu dammi solo la disponibilità di casa tua".

Era così insistente e Louis non voleva per niente subirselo tutta la giornata, aveva di meglio da fare.

"Fai quello che vuoi" gli diede un piccolo bacio sulla guancia per salutarlo "ora vado dal mister, abbiamo tanto di cui parlare".


Si dileguò subito in sala prof, con l'ansia che lo divorava vivo.

"Buongiorno Coach, da quanto tempo".

Non lo vedeva da ormai settimane, dall'incidente.

"Accomodati Tomlinson".

Così fece.

"Come stai? Il braccio sta migliorando? La tua relazione con la piccola cheerleader come va?"

Alzò lievemente gli occhi al cielo prima di rispondere.

"Sto bene, grazie, il braccio sembra migliorare e con Eleanor mi sono lasciato da un bel pò".

Non gli avrebbe mai raccontato della storia con Harry, era troppo.

"Menomale" appoggiò i gomiti sulla cattedra per comunicare più tranquillamente con il ragazzo "meno distrazioni per il calcio, giusto?"

"Giusto".

Si, giusto.

"Arriviamo al dunque" sospirarono entrambi "sei il capitano della squadra, il miglior calciatore che io abbia mai conosciuto in questa scuola da vent'anni, si sente tanto la tua assenza e tra 10 giorni abbiamo la partita, come gestiamo la situazione?"

Avrebbe voluto saperlo anche Louis, avrebbe voluto.

"Mister, tra una settimana dovrei levare il gesso, ma non so se sono pronto".

Si era allenato in quest'ultimo periodo, ma con il braccio in quelle condizioni non aveva potuto fare molto.

"Senti Louis, so che se vuoi puoi farcela, sei un portento, serve solo metterti un pallone davanti che farai girare tutto il pubblico verso di te, ci servi, trova il modo di farci vincere quella partita".

two hearts in a schoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora