3. Christopher Sellers

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Il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo. Così dice qualcuno. Ed io di successi ne ho raggiunti tanti nella mia vita, questo grazie alla perseveranza e allo spirito di competizione che albergano in me e mi permettono di raggiungere qualsiasi obbiettivo io voglia. Ed è proprio grazie al successo che riesco a colmare quel vuoto dentro di me. Un vuoto che ogni giorno minaccia di inghiottirmi.

"Jason, a questo punto sono certo abbiamo fatto un ottimo lavoro, siamo una squadra vincente, e con questo nuovo modello ci siamo superati. È il massimo a cui potevamo aspirare" dico al mio collaudatore nonché migliore amico.                         

"Hai ragione, ma sai che io sono pignolo sul lavoro, specie su questo progetto che ci frutterà un sacco di soldi e tanta fama".

Io e Jason lavoriamo insieme da ormai molti anni, io progetto e molte volte disegno le auto, lui le collauda. Siamo molto simili ed entrambi cerchiamo la perfezione.

Ho dedicato la mia intera vita a quest'azienda, per me rappresenta tutto, sono stato capace di fatturare milioni di dollari e questo mio padre lo sa bene.
Quando ha fiutato il mio saperci fare negli affari, sapendo anche quanto ami le macchine, ha deciso di lasciarmi campo libero cedendomi l'azienda di famiglia.

All'inizio ero spaventato, ero troppo giovane per portare avanti un impero, ma la mia tenacia e il mio coraggio sono stati capaci di condurmi dove sono adesso.

Ho scoperto il mio amore per le macchine nel momento in cui mio fratello Ronald mi regalò un modellino di auto quando avevo sedici anni, e mi disse "La Sellers Motors sarà una delle aziende più importanti di New York, lavoreremo fianco a fianco e insieme saremo in grado di fare grandi cose" già allora sapeva dove sarebbe stato il suo posto, e anche il mio.
Smontai e rimontai quel modellino un milione di volte, affascinato ed elettrizzato allo stesso tempo.                                

"Christopher, sei su questo pianeta? Mi stai ascoltando? Cosa facciamo stasera per festeggiare il nostro quasi successo?".

Alzo la testa da tutti quei fogli sulla mia scrivania: tra bozzetti, prototipi in 3d, e analisi di ogni pezzo che servirà alla composizione di quest'auto magnifica, su cui ci lavoro ormai da tempo, sono certo di non averlo sentito parlare.

Sono sempre più assorbito da questo lavoro.

Rimando indietro i capelli e il mio pensiero rimane su mio fratello: è un dolore ancora troppo forte da sopportare che a distanza di un anno non ho ancora superato.
E dubito lo farò mai.

È brutto quando le persone che ami se ne vanno e scivolano via dalla tua vita lasciando un vuoto, un buco enorme incolmabile.

Faccio un profondo sospiro e rispondo al mio amico che intanto mi sta fissando "Sì, cosa vuoi fare? Sbronza colossale in una discoteca per poi finire a letto con la prima tipa che incontri?" lo conosco bene, e so a cosa si riferisce quando dice di voler uscire per festeggiare.

Jason sorride alla mia domanda: "E perché no! Tu poi ne avresti proprio bisogno", il mio amico è fuori di testa se pensa che il mio unico divertimento si riduca ad alcol e a una donna che non conosco nel mio letto.

Certo, mi piace passare del tempo con le donne e posso dire di averne avute diverse, ma non mi piace usarle, quindi chiarisco loro la situazione fin da subito senza illuderle.

Ci penso su un attimo, e come J. anch'io ho intenzione di divertirmi, ma per stasera faremo a modo mio.

"Ok, ti offro la cena, poi vedremo cosa fare" rispondo senza dirgli altro, mentre nella mia testa si fa strada un'idea alquanto allettante.

"Ok amico, facciamo come dici tu" mi risponde lui alzandosi dalla poltrona, per poi uscire dal mio ufficio.

Finisco di controllare gli ultimi parametri, e decido di andare a casa anch'io, spengo il computer e mi dirigo agli ascensori.

Il posto di Amanda, la mia segretaria, è vuoto; sarà già andata via. Ogni sera sono quasi sempre l'ultimo ad uscire da quest'azienda.

Lavoro sempre fino a tardi e mi concedo poco tempo per lo svago. Da quando mio fratello non c'è più la mia vita è cambiata radicalmente, mi sono buttato a capofitto in quest'azienda che rappresenta la mia famiglia ormai da anni, e senza mio padre e Ronald tocca a me portare avanti il nome Sellers.

Le porte scorrevoli si aprono al primo piano e Max il guardiano mi fa un cenno da lontano in segno di saluto, che ricambio prontamente.

Mentre percorro il viale che mi conduce ai parcheggi mi accorgo che l'aria è umida, salgo sulla mia Maserati e parto spedito dirigendomi nel fulcro di questa città.

Come sempre il caos regna sovrano: file chilometriche di auto, e i rumori si confondono tra il suono di clacson e sirene, persone che corrono e altre ferme ad ammirare gli artisti di strada, o le vetrine.

Questa è New York, la città che non dorme mai.

Arrivo a casa, entro nel parcheggio sotterraneo privato nella zona garage e spengo l'auto, prendo l'ascensore e digito il numero di sicurezza. 
Le porte si aprono direttamente nel mio attico che si affaccia sulla stupefacente e caotica Fifth Avenue.

Questa casa è il mio rifugio ma nello stesso tempo la mia prigione, quando sto da solo rischio di annegare in un mare di ricordi. È incredibile come gli eventi possono cambiare la tua vita, prendendo direzioni inaspettate e lasciandoti in balia dell'insicurezza.

Mi avvicino alla spessa vetrata che si affaccia sulla strada, spesso quando rientro dal lavoro rimango qui ad osservare tutto, perdendomi a riflettere sulla bellezza che circonda questa città dalle mille opportunità, e dai mille colori.
Gente insolita proveniente da ogni parte del mondo, e le diverse culture si mescolano tra lingue e cibi che stuzzicano l'olfatto e il palato persino per strada.
I negozi brillano di vetrine con capi costosi e i monumenti sono circondati dagli enormi grattacieli che caratterizzano questa città.
Qui vivono potere e speranza e io amo questo posto, sono nato e cresciuto qui.

Mi perdo in quel caos, fatto di luci e voci che arrivano sfocate da lì fuori. Al contrario di me che porto dentro un silenzio assordante, come questa casa che riflette perfettamente il mio stato interiore. Immersa nel buio, tutto tace.

La sabbia di un arido deserto sta coprendo con il tempo tutto ciò che rimane di me, nessuno può salvarmi, nessuno può spazzare via questa malinconia che rischia di inghiottirmi, facendomi soffocare, mentre inciampo finendo in un turbinio di sabbie mobili dalle quali invano tento di liberarmi.

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