5. Christopher Sellers

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Sono esausto, seduto nel mio studio firmo documenti da circa un'ora, ho bisogno di una pausa.

Mi avvicino alla grande vetrata, cercando di allentare un po' la tensione. Un rumore attira la mia attenzione e di scatto mi volto verso la porta.

"Amico mio, buongiorno." È Jason, che spalanca la porta del mio ufficio.

"Buongiorno a te, non si usa più bussare?" dico un po' infastidito.

Si siede comodamente sulla poltrona difronte alla mia scrivania "Sono o no il tuo migliore amico? Posso anche permettermi di infrangere le regole ogni tanto".

Lo guardo un po' perplesso "Perlomeno non infrangere quelle della buona educazione".

Sa di essere l'unico che può permettersi di assumere certi comportamenti con me.

Siamo amici da una vita e in quest'azienda la sua presenza al mio fianco è di fondamentale importanza.

Il suo comportamento strafottente può adottarlo quando siamo da soli, mentre in presenza di qualcuno le regole si eseguono, eccome! Pretendo rigore assoluto dai dipendenti, pretendo di essere rispettato per il ruolo che rappresento, pretendo la precisone e il massimo della collaborazione da parte di tutti, sono ferreo su questo e io sono il primo a dover dare l'esempio. Proprio perché questi criteri vengono rispettati, siamo i migliori nel campo dei motori.

E lui questo lo sa.

"Non fare il perfettino con me, sbottonati ogni tanto" continua lui, mettendosi in una posizione più comoda sulla poltrona.

Sbuffo! Più per la stanchezza che per la piega che sta prendendo la discussione.

"Stasera, mio caro amico, siamo invitati ad una festa" alza e abbassa le sopracciglia, mentre prende qualcosa dalla tasca interna della giacca.

Mi porge un invito, mi avvicino alla scrivania, lo prendo e leggo: "Festa in maschera, Villa Cheridi ore 20:30. Sarà divertente!" dico, assumendo un tono meno seccato.

Alza le braccia in maniera plateale "Solo divertente? Sarà una festa pazzesca, non dirmi che non ne hai sentito parlare".

Ci penso per qualche istante "Adesso ricordo, gli Enderson. Qualche settimana fa Margaret è venuta qui in ufficio per invitarmi di persona."

Jason mi guarda con un sorrisetto "La figlia maggiore degli Enderson? È molto carina, l'ultima volta che l'abbiamo vista ti sbavava dietro proprio come fa un cagnolino alla vista di un osso" ride a crepapelle, mentre io storco il naso al ricordo di quella sera in una discoteca, dove non riuscivo a togliermi di dosso Margaret ubriaca.

"Non mi piace quella ragazza, lo sai che non è il mio tipo. Non sono alla ricerca di una storia d'amore, in questo momento è la carriera che mi interessa. Avrò perso l'invito, si è presentata qui vestita in maniera provocante, pensava di ottenere chissà che cosa".

Jason continua a ridere "Stasera verrai a quella festa con me, tanto avrai una maschera, Margaret non ti riconoscerà nemmeno".

Ci penso su un attimo, ma non trovo nessuna scusa per declinare questo invito per me bizzarro: tenere una maschera tutta la sera tutto sommato potrebbe essere un'idea allettante, vedremo se sarà divertente.

"Vada per la festa, ci vediamo direttamente lì" dico alla fine, non ho programmi per la serata tanto vale accettare.

Prendo due bicchieri al piano bar e verso due dita di scotch; questo liquido è così forte che mi permette di rilassarmi in pochi minuti, mi siedo sulla poltrona difronte a J. e poggio la testa allo schienale.

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