CAPITOLO 5 - UNA AMICIZIA FRATERNA

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METIN

Era passato parecchio tempo dall'ultima volta che avevo sentito Can, era passato dal mio studio per raccontarmi dell'ennesima lite con Sanem. Era visibilmente distrutto, consapevole che il suo atteggiamento aveva procurato tutto questo. Aveva superato ogni limite e aveva sfogato su Yigit tutta la sua collera. Era stato accusato di averle bruciato il diario, ma come avrebbe potuto farlo? Era consapevole che in quel diario c'era tutta la sua storia, la loro, eppure lo sguardo che aveva visto negli occhi di Sanem e le parole di Yigit lo avevano spinto a prendere la decisione di andarsene. Lo riteneva colpevole, non c'era più posto per lui nella sua vita.

Can per me era un amico fraterno, lo conoscevo da sempre, io lui e Akif, i tre moschettieri ci chiamavano. Ci sono sempre stato per Can, fin da bambino. Avevo condiviso con lui il dolore dell'abbandono da parte della signora Huma, più avanti avevo condiviso con lui i suoi successi come fotografo di fama internazionale ma nonostante tutto questo non avevo mai condiviso il suo continuo scappare davanti ad ogni tipo di problema, grande o piccolo che fosse. Gli ero amico ma non era mia abitudine giustificarlo come facevano tutti e glielo dissi anche quella sera quando, ancora una volta, m'informò dell'infortunio causato a Yigit e della sua decisione di andarsene. Mi chiese di prendermi cura dei suoi affari, come sempre facevo mentre era in giro per il mondo, ero il suo avvocato oltre che il suo migliore amico, mi chiese di assicurarmi che Yigit avesse le cure migliori per riprendersi, ma soprattutto mi parlò di Sanem, mi disse di sorvegliarla da lontano, di farle da angelo custode, di agire insomma in modo che non le accadesse mai nulla. Già lui l'aveva ferita abbastanza e non voleva che lo facesse anche qualcun altro.

Era salpato prima del terribile incidente di Sanem e non ci fu modo di raggiungerlo per informarlo della cosa. Com'era solito fare durante queste sue traversate solitarie alla ricerca di se stesso, si rendeva irraggiungibile staccando il cellulare per periodi interminabili, e l'aveva fatto anche questa volta.

Grazie al mio lavoro di avvocato e ad alcune conoscenze mi ero sempre tenuto aggiornato sulle condizioni di Sanem, ero stato informato del suo risveglio, dei suoi progressi e della sua guarigione. Decisi così, dopo tanto tempo di mettermi in contatto con lei e di farle visita. Chiamai la tenuta, dove sapevo che si era trasferita dopo l'incidente. Aveva scelto quel posto, immerso nella natura, per recuperare le forze e, con un sorriso pensai, anche per stare lontano dalle assillanti premure di sua madre e di suo padre! Mi rispose la signora Mihriban, la proprietaria della tenuta, mi presentai come Metin, amico di Sanem e non come avvocato di Can e lei molto gentilmente m'informò che Sanem non c'era, stava facendo un tour per le città europee. Ne fui felice, pensai che finalmente si fosse ripresa e che avesse deciso di festeggiare regalandosi questo viaggio. A stento realizzai il seguito della frase che dovetti farmi ripetere. In viaggio di nozze, con Yigit.

Riuscii a fatica a mantenere il controllo. Yigit non mi era mai piaciuto, avevo curato io certe sue pratiche concernenti la casa editrice che aveva voluto aprire con scarsi risultati. C'era nel suo sguardo una luce che non mi convinceva, e sebbene facessi fatica ad ammetterlo, la pensavo come Can. Quell'individuo nascondeva qualcosa. Decisi di sfruttare le mie doti d'investigatore, da piccolo sognavo di diventarlo, ero un fanatico di Sherlock Holmes, per scoprire qualcosa in più sul suo conto e, dopo essermi informato sulla data di ritorno di Sanem dal viaggio, ringraziai la signora Mihriban e attaccai.

LA FIAMMA DEL RICORDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora