CAN
Mi sveglio di soprassalto, la sera precedente devo essermi addormentato ubriaco sul ponte della barca. Apro gli occhi, il sole mi abbaglia, deve essere molto tardi. Il terribile mal di testa e la bocca impastata mi rammentano la clamorosa sbornia rimediata la sera precedente, necessaria per prendere sonno dopo l'ennesimo fallimento della mia triste giornata. Ero arrivato tardi, Osman era partito ed io non ero riuscito a vederlo, pertanto non avevo ottenuto informazioni sulla mia Sanem. Scendo a farmi una doccia, come vorrei poter lavar via con un colpo di spugna anche il dolore che sento dentro. I lunghi mesi passati in mare lontano da lei non sono serviti a nulla, mi mancano i suoi occhi, il suo sorriso, il suo profumo. Ho solo la sua bandana a ricordarmelo ma a poco a poco sta svanendo da essa, come farò dopo? Nulla mi legherà più a lei se non il ricordo del nostro amore bruciato.
Bruciato, già, come il diario che conteneva la nostra storia. Quel diario eravamo noi e Yigit lo sapeva, stava per pubblicare quella meravigliosa storia della quale lui non avrebbe mai fatto parte. Ha giocato d'astuzia, conosceva Sanem e probabilmente lei gli aveva confidato i dubbi che covava su di me in quel periodo e lui li ha usati a suo favore. Il mio carattere, la mia gelosia e le paure di Sanem avevano fatto il resto.
Mi preparo un caffè, ho bisogno di recuperare lucidità e poi non bevo più the, non ha più lo stesso sapore da quando ho lasciato Sanem. L'incontro con Osman e la sua evidente nostalgia di casa mi hanno fatto riflettere. Da quando sono partito, non ho più avuto nessun tipo di contatto con alcun membro della mia famiglia. La sera della mia partenza, preso dallo sconforto più totale, ho deciso di liberarmi del telefono che non smetteva di suonare e di ricevere messaggi. Il suo suono era insopportabile alle mie orecchie, non ce la facevo più, credevo di impazzire, posi fine al suo utilizzo lanciandolo in mare. Con lui ho annegato metaforicamente tutti i miei dolori ma ahimè anche i miei contatti.
Prima di partire avevo pregato Metin, il mio amico più caro, oltre che il mio avvocato, di occuparsi di Sanem e dei miei affari e di non far mancare nulla a quel farabutto di Yigit riguardo alla sua guarigione. Poi avevo tagliato i ponti con tutti. Non mi ero più fatto vivo con nessuno, non avevo più notizie di mio padre, quando me ne ero andato, lui era a Cuba per delle cure per una malattia piuttosto seria. Non avevo nemmeno più preso contatto con Emre per avere notizie né sue né di papà, ma in che razza di figlio e di fratello mi ero trasformato? Con che diritto li facevo soffrire solo perché provavo dolore a mia volta?
Decisi che era tempo di farmi sentire. Attraccai e scesi a terra intenzionato ad acquistare un cellulare e una scheda per chiamare i miei famigliari. Approfittai inoltre della terraferma per fare approvvigionamenti. Da quando era cominciato questo mio lungo viaggio interiore, limitavo allo stretto necessario il contatto con il genere umano, così facevo sempre rifornimenti che mi consentissero di vivere in mare per lunghi periodi senza necessità di scendere a terra.
È buio quando, seduto in cabina scarto la confezione che contiene il cellulare e apro quest'ultimo per inserire la sim acquistata. Penso amaramente di essermi rimesso in contatto con il mondo con questo gesto.
Mentre attendo la carica della batteria, mi preparo la cena, una volta consumata salgo sul ponte tenendo in mano il mio nuovo acquisto. Volgendo le spalle alla terra ferma e guardando le stelle, digito l'unico numero che conosco a memoria non avendo più a disposizione la mia rubrica, quello di mio padre. In realtà a memoria ne conosco un altro, quello della mia Sanem ma non posso di certo chiamare lei dopo tutto questo silenzio. Con quali parole potrei iniziare una telefonata? Mi rendo conto di essere emozionato in attesa di risposta. "Pronto" - risponde - "Baba?" – dico io – "Can, figlio mio sei tu?"- mi sento domandare ma mi è impossibile rispondere. Un terribile dolore al capo trasforma tutto quanto intorno a me in una nube nera.
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LA FIAMMA DEL RICORDO
Fiksi PenggemarNon sempre tutto è come sembra. A volte le persone che appaiono buone forse mentono, si fanno vedere per quelli che non sono. Come sarebbe andata a finire tra Can e Sanem se non fosse stato lui a perdere la memoria ma qualcun altro?