Capitolo 6.

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                                                                         I want to hide the truth 
                                                                             I want to shelter you 
                                                                        But with the beast inside 
                                                                  There's nowhere we can hide

Ashton spinse dolcemente la ragazza contro il muro del corridoio.

< Mi spiace per l'altra sera >, le sussurrò sfiorandole con il naso l'incavo tra il collo e la spalla.

< Non importa. Eri arrabbiato >, sussurrò Katia abbassando leggermente il volto per farsi sentire e gli tracciò con le nocche i lineamenti del volto.

Ashton inserì una delle sue gambe tra quelle della ragazza, facendogliele divaricare e il vestito rosso fiammante si alzò leggermente permettendogli di accarezzare la pelle bollente delle cosce. Le stampò un dolce bacio sulle labbra e Katia sussultò: non era ubriaco e violento nella disperata ricerca di contatto fisico e la cosa la sorprendeva parecchio, non era una cosa da tutti i giorni. 

La ragazza dai lunghi capelli castani schiuse le labbra per permettergli un più ampio accesso alla sua bocca, le mani di Ashton scivolarono sui suoi fianchi per poi riscendere nuovamente sulle sue gambe scoperte e leggermente divaricate, le sfiorò il tessuto intimo sentendola sussultare e fremere sotto il suo tocco.

< Ashton >,sussurrò Katia e nel caos della festa, tra la moltitudine di persone che urlava, rideva, piangeva, vomitava, la sua voce gli ricordò tremendamente quella di sua madre.

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Il bambino si accoccolò in un angolo del corridoio, poggiando la sua macchinina preferita sul parquet e portandosi le ginocchia al petto. La pelle candida e morbida era interrotta da lividi e piccoli tagli mentre il suo piccolo occhio gonfio non riusciva a rimanere aperto.

< Ashton > Sussurrò con tono spezzato sua madre dall'altro lato del corridoio: quest'ultima si guardò intorno cercando di capire se suo marito fosse finalmente uscito di casa, come era solito fare dopo le sue sfuriate, e poi corse da suo figlio. Gli afferrò il volto tra le mani, con estrema delicatezza e paura, con il terrore di poterlo ferire ulteriormente.

< Ashton > sussurrò ancora la donna accarezzandogli i capelli biondi oramai sudati e leggermente sporchi di sangue.

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Ashton allontanò le sue labbra dal corpo della ragazza, serrò gli occhi e poggiò la fronte sulla spalla di Katia, respirando profondamente: si sentiva male, non ce la faceva più. Quei ricordi strazianti tornavano improvvisamente a galla nei momenti più strani, meno opportuni e lo rigettavano in un baratro di dolore e rabbia. 

< Fammi male Katia >, sussurrò con foce greve.

< Cosa? > Domandò confusa e Ashton affondò i polpastrelli nei suoi fianchi facendola gemere dal dolore. Il corridoio era scuro e poco affollato. 

< Fammi male >, ripetette.

La ragazza avvicinò le sue labbra al collo del ragazzo e lo morse leggermente, Ashton gemette.

< Non intendo così, cazzo. Fammi male davvero. > Quasi sbottò e Katia affondò i denti nella pelle sensibile, la tirò leggermente e sentì la pelle dei suoi fianchi bruciare sotto la presa ferrea e poco gentile di Ashton: l'unica cosa che riusciva a chiedersi mentre il sapore ferreo del sangue le invadeva la bocca era cosa lo portasse a chiederle certe cose assurde, cosa gli passasse per la testa per cambiare così improvvisamente atteggiamento. Si conoscevano da oramai 1 anno e lui era sempre stato così: misterioso, rabbioso, violento, cocciuto.

Wreck || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora