Capitolo 7.

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  Tu non pensi a te stessa
Tu pensi a chi ami
Tu sei sempre gentile
Io alzo le mani
Tu dici mi pensi
Io scopo con le altre
La Bella e la Bestia
Ma è una favola a parte.


Rimasero così per un lasso di tempo indeterminabile: Eveline riusciva solo a distinguere le gambe dei ragazzi che passavano loro di fronte, scavalcandoli e ignorandoli. Chiuse gli occhi sentendoli ancora tremendamente pesanti; le sue allucinazioni erano tornate ed erano più mature, più tristi, più crudeli...si erano evolute insieme a lei.

 Si distaccò per un attimo dal petto oramai caldo di Ashton e lo guardò dal basso: il suo pomo d'Adamo era ben visibile e si muoveva ogni qualvolta ingoiasse la saliva, i suoi occhi erano chiusi e il respiro regolare. Non gli piaceva, Asthon, non era per nulla una buona persona e avrebbe preferito la compagnia di qualsiasi altro alla sua ma si sentiva a pezzi, terribilmente scossa e confusa e per una volta, una sola, qualcuno era riuscito a tirarla fuori da quell'incubo senza doverle iniettare alcuna dose di morfina. 

Si concesse di osservarlo per ancora qualche secondo e nel farlo una moltitudine di dubbi la invase: come aveva fatto a capirla così presto? Come sapeva cosa la stesse divorando dentro?

Per un attimo fu scossa dal desiderio di svegliarlo-sempre che stesse dormendo- e chiederglielo ma ciò avrebbe sicuramente comportato un battibecco o un irrigidimento da parte del ragazzo e lei aveva troppe poche forze per affrontare entrambe le cose; l'effetto dell'alcool sembrava essere leggermente svanito, forse a causa delle allucinazioni che l'avevano scaraventata nuovamente con i piedi per terra, o almeno subito dopo esser finite, ma sentiva ugualmente la testa persa e le gambe mollicce.

< Eveline andiamo a casa >, la affiancò Meredith, con gli occhi rossi e lo sguardo preoccupato. La ragazza dai capelli neri annuì e afferrò la mano che l'amica le aveva teso, per poi alzarsi. Ashton dormiva profondamente probabilmente stroncato dall'alcool.

< Dovremmo svegliarlo? > Domandò Meredith mangiandosi l'unghia del pollice.

< No, non credo. > Rispose Eveline.

< Ok. Ce la fai a reggerti in piedi? > 

Annuì ma fu chiaro dopo qualche secondo che il suo equilibrio, in realtà, era ancora veramente precario. Meredith l'afferrò immediatamente e le portò un braccio intorno alla vita.

< E' tutto finito Eve, andiamo a casa >, le sussurrò scostandole i capelli sudati dal viso e accompagnandola verso l'uscita e, successivamente, verso casa.



Ashton aprì leggermente gli occhi sentendosi stranamente accaldato e intorpidito: il soffitto e il lampadario in cristallo proprio furono la prima cosa che vide.

< Ah finalmente ti sei svegliato >, la voce di Luke era calma, esterna al suo campo visivo ma comunque vicina, giurava che fosse seduto a nemmeno 15 centimetri da lui. Lentamente voltò il viso verso destra e sentì la pelle sensibile del collo fargli un male atroce.

< Non toccare la ferita, altrimenti non si cicatrizza >, lo riprese ancora il biondo e questa volta Ashton fu certo che si trovasse seduto proprio al suo fianco.

< Dove sono tutti? > Domandò con voce impastata, stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi. Luke fece spallucce e si accese una sigaretta.

< Ognuno a casa propria. Sono le quattro del mattino >

 Il riccio strabuzzò gli occhi: per quanto tempo aveva dormito?

< Ho dormito per 3 ore? Perchè cazzo non mi ha svegliato nessuno!? > Domandò alzando il tono di un'ottava e i pochi rimasti-probabilmente amici del proprietario- si voltarono spaventati nella sua direzione, ma dopo poco tornarono a prestare attenzione ai loro affari.

Wreck || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora