Capitolo 15.

247 21 3
                                    


  La vita la puoi comprendere solo se senti il vuoto 

E Dio, che strazio esistere in un mondo che insiste 

Voglio stare da solo si, dai ora dammi del triste.

  Io ti giuro voglio solo che un giorno si sappia 

Che in una spiaggia resta unico ogni granello di sabbia .


Meredith se ne stava comodamente stravaccata sul divano, con il telecomando in mano e il pigiama in pile poco serio. Quel lunedì pomeriggio non aveva avuto altra alternativa che fare zapping tra i canali, riuscendo ad interessarsi ad ogni programma per non più di cinque minuti. Il campanello di casa suonò ripetutamente, facendola sobbalzare: non aspettava nessuno e, dando un'occhiata all'orologio in legno posto sopra il davanzale del camino, dubitava fortemente che sua madre fosse già rientrata da scuola. Si alzò, quindi, titubante e avanzò con passo leggero verso la massiccia porta d'ingresso; osservò l'esterno dallo spioncino e, rendendosi conto di chi fosse, tirò un profondo sospiro di sollievo.

Spalancò la porta, eccitata all'idea di poter finalmente fare qualcosa che non prevedesse programmi di cucina o documentari.

<E' successo un casino >

Eveline aveva lo sguardo serio, serissimo, e il naso arrossato. Meredith agrottò le sopracciglia.

<Hai pianto? >

Eveline sbuffò e, con poco garbo, si fece spazio oltre l'amica. A grandi falcate entrò in salotto: le enormi vetrate affacciavano sul giardino privato, il parquet chiaro rifletteva la luce dell'enorme lampadario posto al centro della stanza, in direzione del tavolino da salotto in legno bianco, il camino era rivestito in marmo e sopraffatto da un davanzale stracolmo di cornici e foto ricordo. Il tocco moderno della signora Davis era chiaro. Eveline inspirò a pieni polmoni l'aria-viziata- di casa, riuscendo a percepire il profumo di nuovo che essa le trasmetteva.

<Magari fosse successo solo quello >, rispose la bruna e, così dicendo, gettò lo zainetto ai piedi del divano e ci si gettò a peso morto, distrutta. Meredith le fu subito accanto e aspettò, silenziosamente, che l'amica le raccontasse cose fosse successo.

<Quel maledetto incontro era stato organizzato da quella pazza della mia psicologa per permettere a me e Ashton di parlare e di "confrontarci" >

Meredith, che di tutto quello che riguardasse Ashton Irwin sapeva veramente poco, ne rimase shockata. Non riusciva a comprendere, infatti, come potesse risultare produttivo un incontro tra due teste di cazzo come loro.

<Scommetto che vi siete urlati contro >

Eveline annuì e si portò una mano alla testa sentendosi il peso di tutte le urla di un'ora prima. La parte più imbarazzante della storia, inoltre, doveva ancora arrivare. Si pentì di non averle raccontato prima di aver baciato Ashton a casa di Luke, e poi al Freak.

Anche se era stato lui a baciare lei,

avrebbe comunque sottolineato.

Prese un profondo respiro e diede una veloce occhiata al programma in onda, messo in muto: una competizione di cucina; in un'altra occasione avrebbe chiesto a Meredith di alzare gentilmente il volume perchè interessata.

<Ti devo dire prima un paio di cose, in realtà >, cominciò Eve, e lo sguardo della bionda si incupì sin da quel primo istante. Non era mai successo, sino a quel giorno, che Meredith venisse a conoscenza di qualcosa in un secondo momento.

Wreck || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora