CHAPTER 6: DAD, ARE YOU ALIVE?

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- Prendetela - disse Luna, come se non avesse neanche voglia di parlare perché costava troppa fatica.

E i suoi scagnozzi catturano 11 intrappolandola in un sacco.


Eleven non vedeva niente. Non poteva liberarsi. Era immobilizzata. Un sacco di un materiale assolutamente sconosciuto per lei le bloccava le braccia e le gambe, ovviamente, anche la mente. Non sapeva chi erano quegli uomini. Era spaventata.

- Chi c'è? - urlò insicura - non ho paura di voi, ho dei poteri mentali, posso farvi fare quello che voglio, posso uccidervi! - mentì la ragazza.

- Certo - 11 sentì una voce tenera che prolungò la o come se volesse intendere un'ironia - e allora uccidici! -.

Undi non rispose, strinse le sopracciglia e si concentrò:

"Concentrati El, ce la puoi fare! Sono solo degli uomini! Hai affrontato il demogorgone! Delle persone saranno più semplici da uccidere!".

Mise le braccia avanti, o cercò di farlo almeno dato che era immobilizzata. Urlò e tenne quell'urlo più tempo possibile e acuto. Quando smise, dopo pochi secondi sentì un urlo proveniente da chi (o da cosa) e, senza ragionare troppo, esultò:

- I miei poteri! Sono tornati! - un sorrise le si stampò in faccia e tentò di uscire dal sacco utilizzando la sola forza della mente, ma prima che potesse fare chissà che, una risata roca risuonò nella sua mente.

- Ahahahah - l'emittente fece una pausa - sul serio? Pensavi davvero di aver preso i tuoi poteri da sola? Ma fammi il piacere! -.

Ora Eleven riconosceva la voce: era Luna, la sua nuova amica, o quello che sembrava essere la sua amica fino a un giorno fa. Poi non sentì più nulla. Legarono il sacco ancora più stretto fino a quando la ragazza non si sentì più arrivare il sangue alle gambe, ai piedi, alle mani e alle braccia. Svenne.


- Tesoruccio? - era sempre Luna con la sua vocina odiosa - ti sei svegliata dal tuo sonno eterno? -.

Undi era poco lucida, si era appena svegliata da uno svenimento e gli sanguinavano i piedi, ma sapeva cosa: odiava Luna. Sapeva che la odiava, lei era stata una traditrice, una doppiogiochista, un infame. Si era finta un'amica per poi ritorcerglisi contro. Una domanda vorticava nella mente della ragazza:

"Perché vuole me? Cosa ho fatto di male?" continuava a pensarci, ma i suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Luna, che disse:

- Io non voglio te, io voglio i tuoi poteri -. Così, secca, di botto.

- Ma che cavolo...? - disse 11, e si sbalordì tantissimo - aspetta... cosa? - urlò - TU MI LEGGI NEL PENSIERO? -.

- Maddai! Finalmente ci sei arrivata: io comando il tuo pensiero - enfatizzò piuttosto la parola comando per far capire a El chi comandava. Poi lasciò sola la ragazza.

"Non è possibile!" pensò 11.

"Si che è possibile" una voce esterna comparse nella mente di 11.

"Non è vero!" ribatté Undi nel suo cervello. La discussione sarebbe andata avanti per giorni, ma la ragazza non ottenne risposta.

Decise di lasciare perdere la sua mente e guardarsi intorno. Era legata a una sedia, i piedi erano liberi per fortuna, perché sennò probabilmente si sarebbero rotti. Stava in un luogo strano, le ricordava la sua infanzia: un laboratorio. Le pareti pulite, coperte da bianche piastrelle di marmo e i pavimenti lisci, che stridevano al solo passaggio delle scarpe. Pochissimo tempo dopo tornò Luna. Aveva sempre quell'aria da superiore e la squadrava dall'alto al basso. Eleven adesso aveva paura di lei.

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