CHAPTER 8: TO TELL ME TO GO FIND HIS SISTER

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Quando si riunirono in un punto nascosto della stazione, davanti a loro si estendeva una città.

- Augusta... - mormorò Mike.

Le macchine sfrecciavano a 80 km/h mentre Nancy, Mike e la coppia Lucas e Max passavano su strisce pedonali bianche, in contrasto con lo sfondo nero d'asfalto.

- Muoviamoci - disse Nancy, sicura di sé da bravo capo della banda. Avevano una meta ben precisa: dovevano raggiungere la casa di Joyce, Will e Jonathan. Corsero su e giù per le strade, sempre con Mike impaziente di vedere Eleven e con Lucas e Max che non facevano altro che sbaciucchiarsi, fin quando Nancy disse:

- Ci siamo, questa dovrebbe essere il loro palazzo -. Appena prima di essersene andati, la famiglia Byers aveva lasciato l'indirizzo di casa loro.

- 11, Winthrop Street, è certamente questo -. Casualmente la ragazza aveva in tasca quel foglietto spiegazzato dove c'era scritto il numero civico di Will e compagnia.

- Dlin dlon - ripeté il campanello della porta. Mike era molto eccitato di rivedere finalmente la sua amata Eleven, anche Will certamente, ma la sua ragazza occupava il primo posto nei suoi pensieri; mentre a Nancy serviva vedere Jonathan (per lo stesso motivo di Mike, insomma), e a Max e Lucas, come al solito non cambiava niente.

- Chi c'é? Casa Byers risponde - disse una voce al citofono svogliata ma soprattutto preoccupata.

- Siamo Mike, Nancy, Maxine e Lucas! - esclamò Mike attraverso il microfono. A tutti sembrò che quest'ultimo avesse funzionato male dato che la risposta tardò ad arrivare.

- Cosa... - sembrava davvero sconvolta - ma che bella notizia! Venite sù! - e uno squillo aprì la porta del palazzo.

- Sapevo che Joyce era strana, ma adesso lo è davvero tanto! Cioè, siamo venuti fin qui e lei ci tratta così? Sembrava non fosse neanche contenta di vederci! - esclamò Lucas mentre salivano l'ascensore cigolante. Era un ascensore molto vecchio, sembrava avere quasi dieci anni, e ci stavano a malapena tutti stretti.

- Ma cosa dici! - Mike tentò di giustificare Joyce, ma invano - o comunque non dirlo davanti a lei -.

Quando arrivarono al secondo piano, l'ascensore si fermò bruscamente, facendo sobbalzare i nostri amici. C'erano due porte: una chiusa e una aperta. I quattro supposero che casa Byers fosse quella aperta, ma controllarono per sicurezza i campanelli, avevano ragione. Bussarono alla porta semichiusa, e una voce lontana, quella di Joyce, gli rispose:

- Entrate, entrate pure -. Mike si fermò sull'uscio a osservare lo zerbino: 'Welcome Home!', piuttosto malandato e non curato. Poi varcò la soglia di casa Byers.

L'abitazione era abbastanza grande, sui centotrenta metri quadri, forse anche di più. La porta dava sulla cucina, collegata al salotto tramite una porticina scorrevole, poi seguiva un lungo corridoio che portava ad alcune stanze: camera di Joyce, camera di Will, primo bagno, camera di Jonathan, secondo bagno e camera di Eleven. Appena entrarono, vennero accolti da una Joyce piuttosto esausta, con gli occhi scavati e delle bruttissime occhiaie.

- C... Ciao - incominciò a dire mentre sistemava dei cuscini caduti per terra - come... come mai questa visita improvvisa? - ripeté.

- Allora... i russi... - stava iniziando a dire Max, ma Mike la fermò e, comprensivo, chiese con tono serio:

- Signora Byers, sta bene? -.

Lei abbozzò un sorriso, che scomparve subito:

- Grazie... grazie per la comprensione... non mi devi chiamare Signora Byers... sono la madre del tuo amico e della tua... - e si mise la testa tra le mani piangendo.

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