CHAPTER 9: HOMECOMING

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Quando Luna si tolse dalla visuale di Undi, lei vide una cosa che non avrebbe mai potuto immaginare, era un uomo vecchio, pallido, i capelli bianchi: era il Dottor Brenner.

Eleven urlò a squarciagola per liberazione e per incredulità, poi suo padre le venne vicino e le accarezzo la guancia. Le sue mani erano fredde.

- Tesoro, papà è tornato - disse con una voce flebile.

- Papà - rispose Undi sottovoce - sei davvero vivo? -.

- Sì tesoro, papà è vivo -.


Eleven era sconvolta. Non poteva crederci, quello che sua sorella Kali aveva detto era vero. Suo padre, il Dottor Brenner, era vivo. El non capiva però come aveva fatto. Non era possibile. Durante il primo attacco del Demogorgone al laboratorio lui era morto. O forse no. Ma anche escludendo quest'ultima possibilità, come mai era uscito dal Sottosopra? Sarebbe dovuto entrare nel Sottosopra e rimanerci per quasi tre anni! L'aria del sottosopra era irrespirabile! O forse no. Non per Brenner forse, o comunque questo spiegava come mai il colore della pelle così pallido. Era davvero sconvolta. Non poteva crederci. Kali aveva ragione.

Era talmente assorta nei suoi pensieri, che non si accorse dell'ingresso di una persona nella stanza. Dopo il misterioso incontro con suo padre, il Dottor Brenner, aveva passato una decina di ore in una stanza che aveva già visto molte altre volte, e che le ricordava la sua infanzia al Laboratorio Nazionale di Hawkins: le pareti bianche più della neve, come il pavimento e il soffitto. Non c'erano finestre per far accedere la luce nella saletta, ma quest'ultima risplendeva di un'abbagliante luce riflessa dalle pareti, benché solamente una piccola lampadina appesa al soffitto illuminava camera.

La figura che era comparsa Eleven non la conosceva, non l'aveva mai vista. Era abbastanza alta, ma sembrava avere la stessa età della ragazza. Capelli marroni sparpagliati praticamente a casaccio sul capo, occhi azzurri e corpo un po' fragilino. La sua ombra veniva proiettata su Eleven, cosa che le incuteva un po' timore.

- Chi sei? - gli chiese. La sua voce era tremante, ma finse di non saperlo.

- Potrei fare la stessa domanda a te - rispose.

- Io sono una ragazza - disse la ragazza stessa in tono di sfida.

- Mh... - rimuginò il giovane - anche io - rispose ridendo.

- Ma dai! Non l'avrei mai detto! - continuò Eleven. La sconosciuta rise.

- Seriamente, tu lavori qui? Vivi qui? - domandò, e il sorriso poco prima apparso ora era svanito.

- No - rispose secca - e tu? -.

- Io sì -.

- Oh - disse semplicemente Eleven - ma quindi... conosci mio p... - si corresse - il Dottor Brenner? - domandò. A queste parole la ragazza sbiancò, e non aprì bocca serrando le labbra come una cella.

- Lo conosci? - chiese ancora più forte, alzandosi dal pavimento su cui si era seduta prima dell'incontro con lo sconosciuto.

- Sì, e non ne vado fiera - detto questo abbassò la testa, senza guardare in faccia la ragazza.

- Ma quindi... conosci mio padre... - balbettò Eleven.

- Tu... tuo padre? - chiese incredula la sconosciuta - tu sei figlia di quell'uomo? Sei figlia di quel... - si trattenne dal dire qualcosa di davvero spregevole - di quell'uomo? -.

- Sì, e non ne vado fiera - rispose Eleven quasi con le lacrime agli occhi.

La ragazza fu comprensiva, e non parlò, annuì soltanto.

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