CHAPTER 7: ESCAPE FROM RUSSIA

57 3 5
                                    


Era un uomo che credevano morto, ma che era vivo, un uomo che conoscevano bene, con cui avevano parlato mille volte.

- Steve... - sussurrò Dustin - è lui -.

- Che c'è stronzetto? - rispose l'altro sempre con quel tono da sbruffone, ma anche lui vide chi aveva risposto. Era Hopper.

Hopper era vivo. Steve strabuzzò gli occhi e per poco non sputò l'intera porzione di pane che si era appena ingurgitato.

- Hopper? - domandò ad alta voce. L'uomo si girò un po' svogliato, aveva i capelli rasati e come tutti indossava una giacca blu e un cappello marrone chiaro, ma quando vide i ragazzi gli cadde il bicchiere di mano.

- Cosa cavolo... - prese a dire - ma cosa caspita ci fate qui? -.

Robin e Erica, che nel mentre stavano seguendo la discussione, rimasero paralizzate. Immobili. Avrebbe dovuto parlare Steve, ma Dustin cominciò:

- Ma cosa ci fai tu qui? Tu eri morto! - sembrava sconvolto e allo stesso tempo felice - ti ha distrutto il raggio della morte dei russi! -.

- Parla a bassa voce! - esclamò Hopper, zittendo il ragazzo mettendogli un dito sulla bocca - ci potrebbero sentire! -.

- Ma chi? - domandò Steve silenzioso - non c'è nessun cattivo americano! -.

- Questo è quello che credi tu! - rispose l'uomo - dobbiamo far finta di non conoscerci, ok? - proseguì Hopper.

- Ma perch... - incominciò a dire Erica, ma venne interrotta a causa di uno schiaffo che le arrivò in mezzo alle spalle, in contemporanea a quello che raggiunse la schiena di Steve, Dustin, Robin e Hopper.

- Ty! Ty govoril? - chiese un russo molto severo.

- Net, absolyutno net: my ne znayem drug druga, ya prosto prosil u nikh vody - rispose Hopper.

A queste parole, i nostri amici si sbalordirono ancora di più.

- Sai il russo? - chiese Robin, forse un po' troppo ad alta voce, perché più di uno sguardo si voltò verso di lei - sai il russo? - domandò con un tono più basso.

- Sì, ma noi non ci conosciamo - rispose Hopper mentre portava la sua tavoletta al capo cuoco, e si incamminava di nuovo al lavoro.

- Incontriamoci al settore sette alle undici in punto - disse Hopper di sfuggita.


Dustin e Steve stavano ragionando su cosa fare. Erano in camera da soli, dato che le femmine erano separate dai maschi: dormivano in dormitori diversi. Dustin girava in tondo facendo scricchiolare il pavimento.

- Io dico di andarci - esordì Steve - è Hopper! È vivo! -.

- Non so... non so... fa freddo - disse pensieroso Dustin.

Steve rimase stranito e fece una faccia buffissima.

- Ahahah, ma scherzavo! Ovvio che ci andiamo! - rise Dustin - però come avvertiamo le ragazze? Sono in un'altra stanza -.

- Vabbé, le ragazze si arrangiano, dovrebbero avere anche loro un'orologio - rispose Steve indicando il suo Omega Speedmaster Apollo.

Dustin aprì la porta della camera, a fatica perché aveva piantato quasi un centinaio di chiodi per la ferrovia dei russi, portante chissà dove. Si scrutò intorno, e poi diede il via a Steve come nei film polizieschi. Corse per i corridoi e scese le scale fino ad arrivare fuori, forse aveva ragione prima: faceva davvero freddo.

Luci fioche dei lampioni illuminavano il paesaggio innevato della Russia, mentre i due ragazzi correvano a piedi nudi verso alcuni capannoni. Erano più grandi di quello che si aspettavano.

- Quattro... cinque... sei... e sette! - esclamò Dustin mentre correva a destra e a sinistra per il lato dei capannoni. Steve lo seguiva ansimando - dovrebbe essere questo! -.

- Aspe', stronzetto... fermati... non ti raggiungo - balbettò Steve paonazzo.

Dustin non si curò nemmeno un po' del suo amico, ed aprì la porta del capannone.

L'enorme sala era illuminata da qualche luce appesa al soffitto, e si intravedevano Robin, Erica, Hopper e uno sconosciuto. Distin avanzò incerto, camminando lentamente, fino a quando Erica non gli corse incontro e non lo trascinò per la mano in fondo al capannone. Robin lo salutò e abbozzò un sorriso, mentre lo sconosciuto le fasciava la gamba. Intanto Steve si era fatto avanti e stava conversando con Hopper.

- Ma dimmi come hai fatto! - esclamò il ragazzo. L'uomo si grattò la testa, ma rispose:

- Mentre Joyce faceva esplodere l'arma, io mi sono tuffato giù, e ho sperato di salvarmi. Poi mi sono trovato qui, in Russia - disse facendo spallucce, come se non fosse niente - ma ditemi di voi! Come diavolo siete arrivati qui? - esclamò.

- Beh... - prese a dire Steve, ma Dustin lo interruppe:

- Colpa dei russi, ecco! Ci hanno preso e cacciato da Hawkins, ecco! - era piuttosto irato e pestava i piedi per terra. Hopper sembrava piuttosto stranito, ma nessuno ci fece caso.

- Allora... chi sarebbe lui? - disse Steve indicando lo sconosciuto.

- Io essere Yuri - rispose il tipo con un accento russo - amico di Jim, io pilota aereo per fuga -.

- Fuga? - domandò Dustin. Erica aprì bocca, ma Hopper la zittì e condusse tutti nell'altro lato di capannone, buio. Lo sconosciuto andò dall'altra parte, e accese una serie di luci sul soffitto, che illuminarono un aereo.

- COSA? - esclamarono Steve e Dustin contemporaneamente. Hopper, Yuri, Erica e Robin sorrisero compiaciuti della reazione dei ragazzi.

- Avevamo in mente di scappare già da un bel po', ma siete arrivati voi, quindi abbiamo accelerato - disse Hopper.

Con un pulsante l'uomo aprì il portellone dell'aereo, e tutti salirono a bordo. Yuri andò nella cabina di comando, seguito a ruota da Hopper, che prima di chiudere la porticella avvisò i ragazzi.

- Niente caos, questo aereo non regge tanto peso -.

Queste parole misero timore ai ragazzi, che però si ripresero non appena Dustin incominciò a chiacchierare e a dire sciocchezze come:

- Io odio i russi - e si imbronciava con le braccia conserte, e tutti finivano per ridere, compreso lui.


Erano tutti addormentati, e si svegliarono con un sussulto causato dall'impatto dell'aereo con il terreno.

- Noi essere arrivati! - gridò Yuri, sempre con quell'accento russo. A fatica i ragazzi si trascinarono giù dal mezzo, ma si svegliarono come per magia quando videro dove erano: a Hawkins. Le case erano semidistrutte, ma era pur sempre Hawkins.

Scesero giù per la collina su cui erano atterrati per raggiungere il centro abitato. Sembravano felici ma dentro, nel profondo, erano tristi. Tristi di vedere case distrutte, persone probabilmente uccise, ma volevano sembrare felici.

- I believe I can fly! - gridò Dustin gettandosi di schiena giù per la collina. Gli altri lo seguirono, solamente un po' più normalmente e meno velocemente.

Nel centro città non c'era traccia di carri armati, ma dei segni di ruote si intravedevano. La compagnia li seguì, fino a raggiungere la loro fine.

Si trovavano davanti al Laboratorio Nazionale per l'Enegia di Hawkins.


SPAZIO SCRITTORE

Ragazzi ciao! Il secondo aggiornamento in settimana! Un record! Mi sento quasi ispirato. Sì, lo so... è corto e tutto il resto, ma per me rimane un record! SPOILER PER I CHAPTER SUCCESSIVI (che chi vuole tenersi la suspense da non leggere): Tra poco ci sarà una riunione di famiglia...

King_Baruf

Stranger Things 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora