꧁13.Rosa spinata꧂

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NATALY

"Se urli ti sentono, se bisbigli solo chi è vicino, ma se stai in silenzio, solo chi ti ama."

Cosi diceva il grande filosofo Gandhi. E caspita se aveva ragione.

Ho urlato tanto e mi hanno sentito, ma quando sono stata zitta mi hanno capita e compresa.

Odiavo la solitudine e la odio ancora adesso, stare sola a rimuginare su tutti i problemi che ho non è una cosa che apprezzo. Voi direte che le guerre, le povertà nel mondo, gli sfruttamenti, le dipendenze e l'inquinamento sono veri problemi. E io la penso come voi.

Ma non avere affianco le persone che ti hanno cresciuta è un problema per me. La solitudine la sentivo sulle mie spalle come un grande macigno. Vi chiederete perché stia usando il passato, beh semplice, perché la parola stessa spiega il tutto. Questo era il mio passato e a partire da ora devo creare il mio futuro e per crearlo devo avere la mia nuova famiglia affianco.

La chiave nella serratura gira, io e Talia ci voltiamo contemporaneamente verso la porta.

Eily irrompe nella stanza, addosso ha una larghissima felpa e io so anche di chi è.

«Oh, ciao!» Borbotta lei.

Ha i capelli umidi come se la pioggia l'avesse presa in pieno.

Io non parlo, faccio solo un cenno di saluto con il capo verso di lei. La stanza si riempie di tensione e di spiegazioni ancora non date. Ho deciso di chiarire questa questione una volta per tutte.

Talia si accorge del nervosismo che gira attorno a noi. Lentamente si alza, liscia la maglietta stropicciata che usa come pigiama e con molta enfasi dice: «Io dovrei proprio andare. Mi sono dimenticata di avere una cosa importantissima da fare!»

La bugia che esce dalla sua bocca è bella e grande, ma apprezzo il suo impegno, infatti sorrido e annuisco con la testa. Lei lascia il soggiorno e si chiude in camera sua.

La ragazza dagli occhi azzurri e ancora davanti alla porta. Io dall'agitazione continuo a giocare con i fili che escono dalla mia felpa nera.

«Se continui cosi, non potrai più indossarla, perché finirà dritta in un bidone del l'immondizia.» Sorride e si avvicina al divano grigio.

«Non hai tutti i torti, è anche una delle mie preferite.»Sento la mia espressione cambiare, trattengo una risata.

«Senti Eily...» Parlo velocemente.

«Nataly io...» Le nostre voci si accavallano, ridiamo spensierate. Mi mancava.

«Prima tu.» Afferma lei sorridente. Faccio un sospiro e con le mie parole provo a chiedere perdono.

«Sai, mia mamma da piccola mi dava un nomignolo. Vuoi sapere qual era?» Lei annuisce molto lentamente, presa dalle mie parole.

«Mi chiamava Rosa, per lei ero un rosa rossa. Non avevo mai capito il vero significato di quel nomignolo, finche un giorno davanti ad un cespuglio gremito di rose glielo chiesi. Lei mi rispose che la rosa rossa è un fiore dall' odore delicato, un simbolo di eleganza e di bellezza. Ma aveva anche un difetto, le spine. Le sue spine sono affilate e se ti pungono ti fanno male. Da quel giorno capi che sarei stata un rosa a vita, perché io sono questa, una ragazza che sembra essere forte dal fuori, ma in realtà è spezzata dall'interno.» Eily continua ad ascoltarmi, sembra che questo piccolo racconto le abbia fatto capire una parte di me.

«Ti ho rilevato questo pezzo del mio passato, per farti capire che sono veramente dispiaciuta per non averti parlato con più delicatezza e averti ascoltato prima di affrettarmi ad una conclusione.» Quando finisco il mio monologo faccio un ultimo piccolo sospiro, ho le lacrime agli occhi.

UNMISTAKABLE LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora