La resa dei conti (non Carlo) - Parte 1

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"Comandante, cosa propone?" chiese Giorgia.

"Sono troppi. Non possiamo buttarci all'attacco nella mischia. Penso che dovremmo attendere."

Quello però sembrava un incontro estremamente importante, un evento. Forse sarebbe successo qualcosa di spaventoso e la squadra temeva questa possibilità.

Poco dopo Putin richiamò l'attenzione di tutti, pronunciando un discorso che diede tutte le risposte a ogni interrogativo che la squadra si era posta.

"Confraternita! Sono lieto di vedervi qui." iniziò con un inglese molto russo. "Come sapete, vi ho convocato perché oggi è il grande giorno. Grazie all'alleanza di Francesco abbiamo ogni strumento a disposizione per raggiungere il nostro obiettivo: controllare il Vaticano e diffondere la nostra dottrina."

La squadra si guardò sbalordita. L'obiettivo era sempre stato un altro!

"Tuttavia, ciò non basta. Dobbiamo eliminare chi cerca di opporsi. Oggi lanceremo i missili. Grazie all'intervento di Francesco, il Vaticano è stato liberato dalla barriera protettiva di magia santa e possiamo attaccarlo. Chi è con me?"

Urla degne dei guerrieri di Vikings dimostrarono la loro approvazione.

"Ebbene, è il momento di preparare l'attacco. Signor Scotti, mi segua." intimò a Gerry.

"Che facciamo?" domandò Carlo.

"Dovremo nasconderci in piena vista. Siamo assassini." disse Giuseppe mostrando la sua lama nascosta.

Giuseppe era un assassino? Pazzesco.

"Ho un'idea."

***

"TESORO! PANZEROTTO! PISELLINO!"

Matteo si stropicciò gli occhi e si alzò di scatto. "Dove siamo?!"

"Su una balconata sopra la setta di Putin." rispose Luigi.

Matteo guardò di sotto. Non sentiva più nessun pensiero altrui, forse il suo cervello si era sovraccaricato togliendogli i poteri.

"Propongo di frog splashare Putin."

"No."

Matteo incrociò le braccia. "Sei proprio un antipatico."

"Non fare il bimbo cattivo, o dovrò punirti." 😏😏

No, non c'era nessun modo per rendere l'idea se non con le emoji.

Che cringe.

I due si alzarono e guardarono nuovamente di sotto, analizzando la situazione.

Gerry e Putin si erano allontanati, intanto un individuo sospetto aveva risalito le scale per avere l'attenzione di tutti.

"Buonasera, signori. Vorrei fare un discorso esortativo. INIZIO COL DIRE CHE I CALABR-"

"Si calmi, si calmi! Alcuni di loro sono nostri alleati!"

"E ALLORA LASCIATEMI DIRE: BASTA BERLUSCONI BASTA STO COGNOME DI MERDA BASTAAA"

"CHE HAI DETTO DI ME?" Incredibile! Gabibbo-berlusco era piombato giù dal soffitto atterrando sulla sua faccia.

"È ora! Lanciate le fumogene!" ordinò Giuseppe.

"Capitano, come sapeva che Silvio sarebbe stato qui?" domandò Giorgia mentre sganciava la granata.

"Ho avvistato l'onorevole Greggio fra la folla, ed ho immaginato che avrebbe pronunciato un discorso anti-berlusconiano."

La squadra si calò in mezzo al fumo con delle funi super professional, mentre i presenti tossivano e si rotolavano per terra per la paura.

"Signore! Sono troppo agitati! Legarli secondo il piano non funzionerà!"

"Se ci sono io, funzionerà." disse una voce femminile.

Toska, l'unica intelligente in tutta la storia.

"Toska!" la chiamò preoccupato Matteo.

Si avvicinò insieme a Luigi, e incontrarono la squadra. Furono tutti felici di reincontrarsi, ma non c'era tempo per i saluti.

Toska tirò fuori un'antica spada samurai. Aveva intenzione di fare a fettine tutti quanti? E servirli con un contorno di patate al forno? Secondo la ricetta di Cannavacciuolo?

"È PASSATA MEZZ'ORA."

"Dobbiamo sbrigarci." disse Toska.

"Hai mica intenzione di ucciderli?" chiese Lucia.

"No. Ma la mia personale tecnica giappo-russa li rallenterà. Voi raggiungete Putin!" gridò indicando una porta con la punta della spada.

La squadra la ringraziò, forse non avrebbe più avuto l'occasione di farlo, poi corse verso la misteriosa porta.

Silvio-Gabibbo la sfondò con una testata, lasciando spazio per far entrare ciascuno di loro. Era così protettivo...

Un'armata dei soldati migliori di tutta la Russia era proprio davanti alla squadra, pronta all'attacco. Erano alti, grossi, muscolosi e avevano dei baffi a manubrio anch'essi coi muscoli.

"Silvio e Carlo a sinistra! Giorgia e Lucia a destra!" gridò Giuseppe.

"Voi due assicuratevi che gli altri formino un serpentone di soldati russi, io so cosa fare" ordinò a Luigi e Matteo, che si erano avvicinati.

Questi ultimi presero dei fucili magici e aiutarono il resto della squadra nell'eseguire il piano proposto dal comandante Conte. Ad ogni colpo, i soldati si trasformavano in capre belanti (con baffi a manubrio), però i fucili ci mettevano molto tempo a ricaricarsi.

"Deve essere magia nera." disse Luigi.

"N-n-nera??" domandò Matteo con gli occhi lucidi.

"Matteo! Non è il momento! Spara e basta!" urlò Lucia, e così fece l'uomo con grande coraggio.

No in realtà si cagò addosso e per la puzza i soldati decisero di disporsi autonomamente in fila, invocando la morte.

Improvvisamente, un gruppo di incappucciati piombò giù dal soffitto con delle funi, ed uno ad uno saltarono sui soldati trafiggendoli con una lama. Assassini.

"Tutto bene?" domandò Giuseppe preoccupato. "Grazie dell'aiuto, Ezio" disse al compagno incappucciato.

"Ne arrivano altri!" gridò Giorgia nascondendosi sotto alla pancia di Silvio-Gabibbo.

Giuseppe avvertì Matteo e Luigi: "Andate o non farete in tempo!"

I due non ci pensarono due volte. Aveva ragione, bisognava sbrigarsi.

Corsero con tutte le loro forze, fino a raggiungere il portone che avevano oltrepassato poco prima Putin e Gerry, e vi entrarono.

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