Cosplay russo

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La super squadra, abbattuto Pennywise, proseguì la sua odissea.

Girarono in cerchio diversi minuti prima che il comandante Conte se ne accorgesse, ma poi trovarono uno scivolo con le luci colorate e l'uomo riscoprì il suo lato infantile. Sotto ordine del comandante, si lanciarono tutti giù.

Al fondo c'era una piscinetta con le palline colorate di plastica. Conte si guardò intorno e gli brillarono gli occhi.

*flashback dell'infanzia felice di Conte che ad un certo punto viene scombussolata da un evento pazzesco fuori di testa sgravato, sì sapete come funzionano queste cose*

"AAAAA" urlò all'improvviso Silvio "QUALCOSA MI HA PRESO LA GAMBA E MI STA TRASCINANDO DI SOTTO! DEV'ESSERE NESSIE DELLE PALLE COLORATE!"

"Ma che Nessie e Nessie" rispose una voce da sotto le palle. 

Si alzò in piedi.

"Allarme Putin! Tutti in posizione!" gridò il comandante. Lucia puntò la spada laser verso di lui da est, Giorgia da sud. Conte invece mirava da nord con il suo fucile d'assalto. E Silvio?

"Berlusconi? Berlusconi!?" chiamarono in coro. Ma nessuno rispondeva.

Di SIlvio non c'era ombra. Intanto Putin restava in ostaggio in mezzo ai tre soldati.

"Penseremo a Silvio dopo. Ora dimmi, uomo, sei tu Lord Putin?" domandò il comandante.

Putin si portò una mano al viso, poi afferrò la pelle ed iniziò a tirarsela via.

"Comandante! Si sta sfigurando da solo! Che facciamo?" chiese preoccupata Lucia.

"Attendete!" ordinò di risposta.

La pelle di Putin si stava staccando molto facilmente, come se...

"SCOSSA?" disse Carlo Conti.

Si trattava di una maschera! Perché Carlo Conti avrebbe dovuto fingersi Putin? Lavorava per lui?

"Carlo??"

Giuseppe era sorpreso.

"Amico mio! Che piacere rivederti! Non ci becchiamo dall'ultimo giorno di lavoro in quello strip club con Pennywise!"

Il segreto di Conte era stato svelato ormai. Ma restava un uomo di grande ingegno: sapeva sempre come evitare le situazioni imbarazzanti. Infatti si lanciò su Conti tirandogli giù i pantaloni.

Tuttavia, Carlo rimase immobile e col sorriso sensuale che sempre lo accompagnava quando conduceva un programma.

"Una cosa diventa imbarazzante solo se la si rende imbarazzante. Sfoggerò i miei slip fluorescenti con orgoglio."

"Insomma signor Conti, che ci fa qui?" domandò Giorgia.

"Putin ha rapito le mie veline! Devo riprenderle. Mi sono travestito così in modo da passare inosservato, ma sono dovuto scappare perché una guardia ha incontrato il vero Putin subito dopo avermi visto ed ha capito il misfatto! Oh, e ho anche visto Matteo e Luigi dirigersi verso l'ufficio del presidente poco tempo fa."

"Dici sul serio?!"

Quest'incontro era stato tanto strano quanto utile. Era arrivato il momento di salvarli.

***

Luigi iniziò lentamente ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno: non c'era un cazzo.

Però era legato a un sedia. Mani e piedi. Sacco in testa. Ah sì, questo spiega perché non vedesse un cazzo.

"COUCOU" ridacchiò Matteo dopo aver sollevato il sacco dalla testa dell'uomo.

"Matteo, amore mio, perché mi fai questo?" piagnucolò.

"Per la mia casa, la mia patria! La Russia! Sai che ho degli antenati russi? Putin mi ha mostrato il mio albero genealogico. Sono rimasto sbalordito, ma ora so qual è il mio compito. Non ho bisogno dell'Italia! Non ho bisogno di Sergio! Non ho bisogno di te!"

"Ma... Questo significherebbe che non sei un puro italiano..." mormorò Luigi.

Matteo sussultò. "MERDA! Hai ragione! Ah be', fanculo Putin: PRIMA GLI ITALIANIIII!" E dopo questo urlo di guerra, spezzò con un colpo di machete le corde che tenevano legato Luigi.

"È stato... facile?" pensò Luigi fra sé e sé.

"In effetti sì, avevo solo bisogno che qualcuno mi ricordasse chi sono davvero" rispose Matteo. 

Un attimo.

Come.

"Hai sentito cosa ho pensato?!" esclamò Di Maio con grande stupore (e un po' di timore).

"Eh? Ma se hai parlato."

"Ma che dici? Stavo riflettendo! Come hai fatto a sentirmi?"

La mente di Matteo venne inondata da una valanga di ricordi brevi e confusi: lui nel laboratorio, qualcuno che gli afferra il braccio, una siringa, e poi l'oscurità: non solo nella sua vista, ma anche dentro di sé. E poi un gran rumore. Tantissime voci, di tutti coloro che gli stanno intorno e che pensano, pensano, pensano.

"Certo... Ora capisco! Putin deve avermi fatto un'iniezione per soggiogarmi al suo potere, ma deve aver avuto qualche effetto collaterale ed ora sono in grado di leggere il pensiero!"

Cavolo, Matteo era diventato un super eroe.

Luigi e Matteo si abbracciarono di nuovo, e si rimisero in marcia.

"È arrivato il momento di sconfiggere quel bastardo."

Amore al Quirinale | Salvini x Di MaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora