10. WAIT A MINUTE!

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Voleva cancellarsi nell'essenza della canzone che lo stereo di Véronique suonava da almeno una mezz'ora.

Wait a minute!
I think I left my conscience on your front door step
Wait a minute!
I think I left my consciousness in the 6th dimension
But I'm here right now, right now.

Si sentiva parte di quella melodia così coinvolgente da fargli desiderare di ascoltarla fino al momento esatto della sua morte. Taehyung voleva morire in quella canzone. Lentamente, intensamente, come il ritmo di essa. Voleva cancellare la sua essenza nel modo delicato in cui la voce di Willow entrava nelle sue orecchie.

Just sitting in a cloud, oh wow
I'm here right now, right now with you, oh wow, oh wow
I don't even care.

Era quasi impossibile non osservare il corpo di Véronique muoversi a tempo con la musica. I capelli legati che ricadevano sul viso arrossato e le gambe sottili e lunghe che si muovevano.

Hold on, wait a minute!
Feel my heart's intention
Hold on, wait a minute!
I left my consciousness in the 6th dimension
Left my soul in his vision
Let's go get it, oh, oh
Let's go get it, oh, oh.

La canzone era così travolgente, così toccante, che Taehyung voleva piangere fino a singhiozzare sul pavimento del salotto. Voleva consumare i suoi occhi da tutte le lacrime fino a formare un lago ed affogarci dentro.

Le lacrime secche sotto agli occhi di Véronique gli ricordavano tanto quelle sotto agli occhi di Yoongi. Gli ricordavano di quando gli baciava le guance e le palpebre e poi entrambi finivano per ridere e parlare di Oscar Wilde senza alcun valido motivo.

E poi si ricordò di quando Yoongi, una volta, l'aveva portato al mare. S'era presentato a casa sua che erano le undici del mattino di una domenica soleggiata e silenziosa, con dei biglietti dell'autobus tra le dita sottili e pallide e gli occhi iniettati di sangue e dolore.

«Perché hai pianto, Yoongi?» gli aveva chiesto mentre gli teneva la mano alla stazione del bus.

Yoongi aveva scosso la testa. «Non importa più» aveva risposto semplicemente.

Il suo cuore faceva così male a quel ricordo. Se solo avesse insistito, se le cose fossero andate in un altro modo, forse Yoongi non sarebbe mai andato via. Si disse che c'erano così tante variabili nell'esistenza di un essere umano che forse, se avesse considerato prima quell'opzione, sarebbe stato in grado di salvare entrambi.

Non importa più. E Taehyung gli aveva creduto, quando entrambi erano saliti sul bus e quando i loro piedi avevano toccato la sabbia della spiaggia.

I left my consciousness in the 6th dimension
Left my soul in his vision.

Si era perso in quella visione, sentiva ancora le farfalle nello stomaco proprio come quel giorno, quando avevano parlato fino al pomeriggio e poi avevano deciso di entrare in acqua. Yoongi si era tolto la maglietta e poi, inaspettatamente, l'aveva tolta a Taehyung.

S'immersero stupiti di aver trovato l'acqua piacevolmente tiepida. Yoongi era vestito di sole, esso gli carezzava la pelle pallida, i pettorali timidamente scolpiti, s'incastrava sulle sue clavicole e poi, ingordo di lui, si rifletteva sulla superficie dell'acqua e gli illuminava il viso. Baciava le sue palpebre come faceva sempre Taehyung.

Yoongi sollevò il viso, schiudendo le labbra e aprendo le braccia. Si stava lasciando baciare dal sole, con gli occhi chiusi e le ciglia a proiettare ombre sulle sue guance. Taehyung seguì il cammino di una goccia di sudore che scivolava giù per il suo pomo d'Adamo, desiderando passarci sopra un dito.

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