14. IL MISTERO DEL TEMPO.

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nota: troverete le traduzioni dei dialoghi in francese direttamente nei commenti!

Se Taehyung avesse potuto scegliere di contenere la sua vita per intero in un solo attimo, probabilmente avrebbe scelto questo.

L'uomo è una creatura fragile perché finge di conoscere il valore del tempo ma mai nella vita tenterà di conoscere quello degli attimi. Ché la vita è composta di attimi ed è definita da essi, non dal tempo. Gli attimi sono eterni, il tempo è solo una catena all'esistenza umana. Negli attimi è contenuta l'eternità dell'esistenza.

Per la prima volta Taehyung aveva compreso che l'uomo si ritrova negli attimi; che, senza rendersene conto, l'uomo vive di attimi e respira gli attimi e che solo comprendendo l'esistenza potrà comprendere anche l'eternità. E lui aveva compreso l'eternità e la bellezza ed il dolore che si porta dietro. La saggezza come sinonimo dell'eternità lo aveva portato a ridurre la sua vita ad un unico sguardo, e gli attimi più toccanti della sua vita avevano cominciato a scorrere lenti sotto le sue palpebre.

Eccolo lì. Tra l'erba, ancora una volta. Sporco di terra, di sole, di pioggia. Tutto in una volta. In Corea quel pomeriggio pioveva col sole e Taehyung cercava la fine dell'arcobaleno come cercava un senso nella bellezza maledetta di New Orleans. Era quello il suo attimo eterno della Corea: lo sguardo di suo nonno che incontrava il suo e il sole che li abbracciava, che li avvicinava e li allontanava. Taehyung era felice sotto il suo sole. E quello, quello era un attimo.

C'è da dire che gli attimi vanno sempre scomposti. Nonostante la brevità li viviamo sempre con una certa lentezza e nella nostra mente c'è sempre un meccanismo che ci porta a scomporre ed analizzare il tutto, a vedere cose che nell'eternità non abbiamo visto.

E Taehyung delle eternità scriveva e sognava, ché suo nonno gli aveva detto che un animo saggio vive per sempre, che il rumore delle persone sagge si sente continuamente nei cuori e nelle menti delle persone. E Taehyung gli credeva, anche se sentire il dolore del mondo gli appesantiva il cuore e anche se l'eternità era l'unico rimedio per dimenticare il tempo.

L'eternità era una condanna ed anche la più bella delle benedizioni.

Un po' come Parigi. La pioggia di Parigi non era come quella di New Orleans. Era malinconica e dolorosa e quando Taehyung la osservava dalla grande finestra dell'Hotel economico in cui passava le fredde notti parigine le sue mani tremavano ed il cuore doleva e doleva e doleva...

Forse erano i suoi inesperti diciannove anni, od il fatto che ancora gli sembrava di sentire le labbra di Yoongi sulle sue e sulla sua pelle, ma aveva desiderato così tanto amare Parigi con la stessa intensità con cui l'aveva odiata. Odiava la bellezza lì dove non ritrovava il suo dolore. Nella fretta di Parigi non ritrovava il suo dolore.

Eppure la città sapeva di gioia e di meravigliosa malinconia! Sapeva di croissant appena sfornati e di chiacchere con gli sconosciuti sui sedili della metro. E lui scriveva e scriveva ma non trovava niente di se stesso nella città e nelle sue parole.

Voleva crescere e dimenticare l'ultima gioia della sua vita: Yoongi.

Ma Yoongi era stato la sua unica certezza ed ora il suo cuore vagabondava sciupato e rinsecchito, come una pianta morta e la sua anima s'inzuppava sotto la malinconia delle strade buie di Parigi. Taehyung, senza Yoongi, si era perso un'altra volta.

E le lacrime gli offuscavano la vista perché l'eternità gli aveva portato via suo nonno ed il sole gli aveva portato via Yoongi.

«Qu’est-ce qui ne va pas ?»  La voce calda e profonda aveva avvolto con cura il suo cuore ed il suo viso si era sollevato di scatto. Il ragazzo — sembrava avere pochi anni in più di lui — lo osservava con i suoi grandi occhi scuri — scuri e tondi e luminosi anche sotto il grigio di Parigi.

Parafrasi del DoloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora