23. EOMMA.

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[si schiarisce la gola] ehm, so che è passato un anno e mezzo ma... ta daaa! [il pubblico le lancia pomodori]

«Eomma,» scivolò fuori dalle labbra di Yoongi, come se altra parola non conoscesse, come se avesse la bocca secca e quelle poche sillabe potessero dissetarlo.

La madre di Taehyung sorrise, gli occhi teneri di chi ha il cuore colmo d'amore. «Yoongi-ya» disse, prendendo il suo viso con le mani piccole e un po' rugose.

Yoongi arrossì, con le guance simili a due pesche mature, gli occhi lucidi come due pozze d'acqua limpida. Non disse niente, forse timoroso di far traboccare la rugiada che brillava da sotto le sue ciglia.

Il mondo era come avvolto da una patina dorata, e Taehyung non poteva far altro che guardare e sentire il petto scoppiare di gioia.

Sua madre teneva Yoongi stretto a sé, gli diceva cose che Taehyung non sentiva - e gli sembrava di essere di nuovo un ragazzino con le ginocchia sbucciate e il cuore spezzato, gli occhi pieni di lacrime, le orecchie un po' troppo grandi rispetto al viso da bambino.

Dopo aver salutato suo padre, Yoongi seguì Eomma in cucina, voltandosi solo una volta per cercarlo con lo sguardo.

Era una domanda silenziosa, la sua. Non vieni? gli stava domandando.

Taehyung gli sorrise, immobile su quelle ginocchia sbucciate, su quelle gambe ormai troppo lunghe. Con il petto in fiamme, sentiva ogni muscolo come vibrare di un'adrenalina gioiosa, così imponente e inaspettata che il suo corpo aveva dimenticato come muoversi.

Un passo sulle sue gambe tremanti, poi un altro, e il fuoco nel suo cuore pareva diradarsi al resto del suo corpo – ossa e carne bruciavano in un inferno di gioia e malinconia.

Quel fuoco lo seguì fin dentro la cucina, dove sua madre stava legando i lacci di un vecchio grembiule dietro la schiena di Yoongi.

Si guardarono per un attimo, lui e Yoongi, un attimo soltanto e Taehyung fu in grado di riconoscere quello stesso fuoco nel suo sguardo. Sentì le guance arrossare e dunque rivolse lo sguardo altrove, lì dove delle verdure brillavano sotto la luce dorata del tramonto.

Taehyung prese un grembiule per sé stesso e se lo infilò, legandolo da solo e lavandosi le mani in silenzio, e nel suo oblio di felicità nemmeno sentiva le parole che sua madre pronunciava dietro di lui.

Ancora quella misteriosa patina impregnava d'oro il mondo intorno a lui, compresi i suoi gesti, le sue parole.

Tagliava le verdure e stava zitto zitto ad ascoltare il modo dolce in cui Yoongi si rivolgeva a sua madre – la confidenza ma anche il rispetto che le rivolgeva, il rossore che mai aveva lasciato le sue guance tonde.

Anche suo padre si era aggiunto ad aiutarli a preparare la cena, a parlare del più e del meno come se il tempo si fosse fermato a quattro anni prima.

Eppure i segni di quei quattro anni si vedevano nei loro corpi; nelle rughe più profonde attorno agli occhi di sua madre o i capelli quasi del tutto bianchi di suo padre. O, ancora, nel viso maturo, da adulto di Yoongi, nelle spalle ampie di Taehyung.

Non importava, perché alla fine Taehyung tagliava le verdure ora come le tagliava quattro anni prima, come le tagliava otto anni prima – seduto sulla stessa sedia, indossando lo stesso grembiule.

Sua madre usava la pentola blu ora come la usava già quando era venuta in America per la prima volta. Suo padre usava il tagliere che lui stesso aveva intagliato quindici anni prima.

E Yoongi; Yoongi s'incastrava alla perfezione nella loro normalità, così come aveva fatto la prima volta che era entrato nella loro cucina, la madre di Taehyung gli aveva fatto assaggiare un piatto coreano per la prima volta e i suoi occhi si erano riempiti di luce.

Yoongi, che aveva imparato a cucinare coreano in quella cucina, che si era sentito parte di qualcosa in quella cucina, che sentiva i genitori di Taehyung parlare in coreano e li osservava con gli occhi pieni di stelle, stringeva il braccio di Taehyung perché traducesse.

In quel momento Taehyung realizzò che non solo Yoongi era stato tutto per Taehyung, ma anche lui (e la sua famiglia) era stato tutto per Yoongi.

Comprese quanto dovesse essere stato spaventato e spaesato quando se ne andò.

Certo, lo aveva lasciato lì da solo, ma anche lui era solo.

Taehyung si sentì un egoista e un presuntuoso ad aver preteso, involontariamente, che Yoongi lo aggiustasse. Ad aver preteso che lo portasse con sé quandolui stesso non sapeva dove stava andando.

Sorrise, apparecchiando la tavola, perché sapeva che quel fuoco mai si sarebbe spento, sapeva che la tempesta era destinata a lasciare spazio all'azzurro d'un cielo sereno.

E sorrise, sedendosi al suo posto, perché Yoongi sedeva di fianco a lui come faceva sempre.

«Mi fa felice averti qua,» disse sua madre quando i loro piatti erano vuoti e il sole aveva oramai tramontato da un pezzo.

Yoongi abbassò lo sguardo, arrossendo. «Io sono felice di essere qua,» rispose.

Taehyung incontrò lo sguardo di suo padre, che stava sbucciando una mela. «Ti aspettiamo ogni volta che ti va,» disse.

Yoongi annuì, cercando lo sguardo di Taehyung.

Era così bello, con i capelli scuri un po' arruffati sulla fronte, le labbra arrosate dal piccante. Quella leggerezza lo faceva sembrare più giovane, gli arrossava il viso ed il collo.

«Eomma, lascia che ti aiuti a lavare i piatti,» disse qualche minuto dopo, sistemando i piatti sporchi nel lavandino.

Taehyung, di fianco a lui, osservò sua madre scuotere la testa indignata: «Ah! Yoongi-ya, lo farai la prossima volta – gesticolò con le mani, allontanandolo dalla cucina – andate a casa, su!»

Yoongi incrociò le braccia al petto. «Insisto,» disse.

«Non se ne parla, andate pure.»

Taehyung scoppiò a ridere, divertito di fronte a quella scena. «Yoongi,» lo chiamò, tirando i lembi della sua maglietta.

Yoongi sbuffò, rilassandosi. «E va bene, la prossima volta,» disse, sospirando e voltandosi per uscire dalla cucina.

Taehyung rise ancora e sua madre gli fece l'occhiolino, intimandogli di seguirlo con un gesto della mano.

All'ingresso si tolsero le ciabatte e si misero le scarpe – Taehyung le sue converse rosse e Yoongi un paio di Vans nere, un po' consumate.

Un intreccio di abbracci e raccomandazioni e contenitori di avanzi ed erano fuori, camminando fianco a fianco sotto la luce tremante dei lampioni.

«Ti andrebbe di venire a casa mia?» Yoongi chiese dopo un po', due contenitori stretti tra le mani, la spalla che sfiorava casualmente quella di Taehyung.

«Mi andrebbe.» Taehyung sorrise, e bruciava, bruciava, bruciava...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 18 ⏰

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