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La sveglia squarciò il silenzio raccolto di primo mattino e in contemporanea accaddero una serie di cose, una dopo l'altra: i cani iniziarono ad abbaiare, uno dei due saltò sul letto, rannicchiandosi tra i due uomini che si stavano svegliando, mentre il secondo grattò contro la porta della camera e il suo padrone si alzò a sedere, borbottando parole senza senso; l'altro afferrò il cellulare per mettere a tacere la sveglia, ponendo fine anche alla vibrazione dell'apparecchio sopra la superficie del comodino, che aveva contribuito a rendere la melodia ancora più molesta.

-Cristo, sono già le sette!- tuonò Evan con voce roca di sonno e poi udì un tonfo. L'uomo ripose il telefonino e si girò a guardare Rocky, il cane che implorava di uscire dalla camera, allungando distrattamente una mano verso Adriana, la sua cucciola dal manto candido come la neve, rannicchiata contro un suo fianco. -Manca qualcosa...- borbottò l'uomo e aggrottò la fronte, passandosi una mano tra i capelli folti di un castano chiaro. Con la coda dell'occhio percepì un movimento dietro di sé e vide la mano di qualcuno sbucare oltre il bordo del letto, mentre Keith, suo marito, si alzava dal pavimento.

-Sono tutto intero, sto bene- disse il giovane. Si rialzò da terra e, per confermare quanto sosteneva, fece un paio di saltelli sul posto, sotto lo sguardo attonito del compagno.
-Uhm. I neuroni li hai raccolti tutti?- gli chiese Evan e l'altro tornò sul letto e gli picchiò una spalla, suscitandogli in risposta un sorriso.
-Che scemo! Sono solo inciampato...-
-Nel nulla, suppongo-
Keith si morse un labbro e gli diede un altro pugnetto, mentre Rocky richiamava la loro attenzione, abbaiando. Adriana sollevò la testa nella sua direzione e lo fissò per qualche secondo, decidendo poi di essere troppo comoda per assecondare il compagno, difatti preferì appoggiare il muso sulla pancia del suo padrone e chiusi gli occhi, sbuffando.

Keith riprese posto sotto le lenzuola ed Evan, alla fine, fu costretto a svincolarsi dal cane per andare incontro all'altro, che premeva per essere accompagnato in giardino. Subito anche Adriana lo seguì – preferendo rinunciare alla comodità che perdere il suo amico umano di vista – ed Evan si trovò ad attenderli, rabbrividendo a causa dell'umidità mattutina che lo accolse fuori casa. Holmby Hills, il quartiere in cui vivevano, era caratterizzato da ampi spazi di verde in grado di mitigare il caldo soffocante di Los Angeles persino durante i mesi di piena estate e, nonostante settembre non fosse ancora finito, l'aria da quelle parti si era già fatta più frizzantina durante le ore prive di sole. I due uomini, insieme ai loro fidi amici a quattro zampe, si erano trasferiti lì dopo che si erano sposati, circa un anno prima.

Rocky riprese ad abbaiare, mentre Adriana sedeva in un punto del giardino, annusando l'aria.

-Avete intenzione di farmi prendere un colpo?- chiese loro Evan, rabbrividendo, dato che indossava soltanto una canottiera e un paio di calzoncini. Come se lo avessero capito, i cani corsero dentro casa e l'uomo li seguì, scuotendo la testa quando comprese che si stavano dirigendo senza indugi di nuovo in camera da letto. -Certo, tutti a dormire mentre io devo sbrigarmi per andare a lavoro- borbottò e, quando li raggiunse, scoprì che Keith si era di nuovo addormentato.

Salì sul letto e sedette al fianco del marito, protendendosi verso di lui. Gli scostò la frangia dalla fronte, lasciandosi scorrere i suoi capelli neri tra le dita, con la stessa reverenza con cui avrebbe toccato la seta più preziosa al mondo, fissandolo dormire. Amava potersi specchiare nei occhi azzurri, ma era altrettanto bello osservarlo tanto tranquillo, ... e non intento a combinare uno dei suoi soliti guai.

La goffaggine di Keith era qualcosa di mitico, ormai, una nomea che lo precedeva e che obbligava tutti quelli che incrociavano il suo cammino a mettere in salvo ogni sorta di cosa, prima che lui ci mettesse mano con il rischio di distruggerla – per sbaglio, ovviamente. Keith era pericoloso persino per se stesso, dato che passava più tempo a inciampare che a camminare su due piedi, ma Evan adorava anche quel suo aspetto di lui tanto "preoccupante" – soprattutto per la sua salute – perché ai suoi occhi lo rendeva unico.

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