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La prima cosa che Bryan fece appena aprì la porta, e vide chi ci stava dall'altro lato, fu chiuderla di nuovo con un colpo secco. Il campanello prese a suonare con insistenza, tanto che Rocky e Adriana gli diedero il tormento, abbaiando e rifiutandosi di rispondere ai suoi richiami volti a farli tacere. Alla fine, Bryan non poté fare a meno di cedere e riaprì la porta, mentre i due cani facevano le feste al nuovo arrivato.

-Guarda che ho un bel nasino. Hai rischiato di prendermi in pieno!- esclamò Ryan e l'altro lo fissò in tralice, mentre si augurava che quel caos svegliasse Keith, ma il direttore del Seraphim pareva possedere la capacità di dormire anche in mezzo a un cataclisma di proporzioni epiche, senza sentirsi disturbato.

Bryan sbuffò e accolse l'amico in casa. Non aveva granché voglia di parlare con lui e il solo vederlo gli riportava alla mente quanto fosse stato stupido nel credere nella loro amicizia. Si erano chiariti, sì, ma ormai Bryan si vedeva considerato dall'altro abbastanza fastidioso da sentirsi a disagio in sua compagnia. Che era poi il motivo per cui il giovane non aveva più cercato Ryan in nessun modo, nell'ultimo periodo.

Il suo ospite, tuttavia, parve captare subito l'aria tesa che aleggiava tra di loro. Ryan si lasciò volutamente distrarre da Rocky e Adriana, sedette sui talloni e iniziò a giocherellare con loro, tenendo l'amico d'occhio con fare discreto, anche se l'altro gli stava persino facilitando l'impresa, dato che si aggirava per la stanza come un'anima in pena, ma senza guardarlo, ignorandolo quasi del tutto.

Ryan si sentiva in colpa per quella situazione, per avere in qualche modo creato ancora più confusione in Bryan: non era stupido e sapeva che l'ammettere di averlo odiato era stato per il giovane come ricevere una mazzata in un periodo in cui, già di suo, era stato molto fragile.

Gli era stato riferito che Isaac aveva posto fine alla sua relazione con Bryan, ma Ryan temeva che se l'amico si stesse rassegnando a quella situazione, se aveva perso ogni desiderio di combattere per tenersi Isaac, probabilmente era anche a causa di ciò che gli aveva detto durante il loro ultimo incontro. A nulla era valso chiedere scusa e lo sapeva, dato che certe parole avevano il potere di installarsi nella mente e nel cuore per sempre.

"Ho combinato un gran casino" pensò Ryan con rammarico, mentre l'altro si muoveva come se fosse intento a cercare un buco dove nascondersi, fuggendo di continuo dal suo sguardo.

-B. ...- lo chiamò, ma il giovane si irrigidì e continuò a fissare il pavimento con ostinazione. -Come stai?- gli chiese e Bryan contrasse le labbra in una smorfia.
-Se perdessi Claud e Jade, tu come ti sentiresti?- gli domandò di rimando e l'altro annuì.
-Una merda-
-Ecco...- sussurrò Bryan con un sorriso amaro e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

-Hai provato a parlare di nuovo con lui?-
-Ha bloccato il mio numero-
-Non me l'aveva detto-
-Wow!- lo interruppe Bryan. -Allora c'è qualcosa che preferisce tenere per sé, invece di spifferarla a voi! Chissà come mai...-
-Forse perché sa che mi sarei incazzato con lui, se me l'avesse detto-

Bryan sollevò finalmente gli occhi su di lui e si passò una mano tra i capelli, spenti e già scompigliati. Si vedeva lontano un miglio che non stava affatto bene, che si era lasciato andare parecchio. Il suo colorito appariva smunto, i capelli erano tornati al loro colore naturale nella parte superiore, mentre quelli inferiori erano scoloriti e apparivano secchi come paglia.

-Perché? Tu stesso avevi detto che non mi meritavo di stare con uno come lui- mormorò Bryan e nascose il viso dietro le palme delle mani. Ryan sospirò, gli si fece vicino e gli accarezzò con gentilezza una spalla.
-Mi dispiace...-
-Perché?! Avevi ragione!- tuonò il giovane, spaventando l'altro per quella sua improvvisa reazione rabbiosa.

Bryan tornò a fissarlo e nel suo sguardo pareva si rincorressero decine di emozioni contrastanti, dall'ira alla tristezza, poi sembrava spaventato e poi ancora ferito.

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