20

480 67 23
                                    

E anche quella volta avevano risolto il loro litigio facendo l'amore.

Bryan baciò il petto di Isaac, strusciandosi contro di lui, come un gattino intento a fare le fusa, esausto, mentre l'altro si premurava di coprirlo con il lenzuolo, coccolandolo e beandosi di quell'armonia ritrovata.

"Aveva ragione Maria" si disse per l'ennesima volta, guardando in faccia la realtà e la superficialità con cui aveva ignorato tutti i piccoli segnali che Bryan gli aveva fornito nel tempo, e che a lui erano sfuggiti e a Maria no.

C'erano ancora tante cose da chiarire e, di tutto quello che il marito lo aveva accusato nel pomeriggio, Isaac era stato colpito in modo particolare dal fatto che lo avesse colpevolizzato di averlo trattato come un bambino.

A ripensarci a mente lucida, con Bryan accocolato tra le sue braccia, appunto, – al sicuro –, il suo calore a fargli da scudo contro le paure, Isaac tentò di ricacciare la mente indietro nel tempo, per capire se davvero avesse commesso un errore di quel tipo oppure no.

Sapeva benissimo qual era la fonte primaria del suo malessere, cosa lo portava a comportarsi in quel modo con il marito. Anche se le azioni erano state istintive, guardando con occhio critico alle accuse che Bryan gli aveva mosso contro, Isaac, dopo il primo attimo di sgomento, si era subito risposto che, con tutta probabilità, quell'atteggiamento, che per il suo compagno aveva un ché di inspiegabile, era, invece, lampante come mettesse radici sempre in quell'episodio di un anno prima.

Bryan era stata rapito.

Isaac aveva rischiato di perderlo e la cosa più assurda era che gli era stato portato via da sotto il naso, durante una cena in un ristorante stracolmo di gente. Erano bastati una capatina al bagno – Bryan e Ryan da soli che si recavano ai servizi, dopo che quest'ultimo si era sentito poco bene –, una porta di servizio aperta, che dava su un vicolo in cui si trovava un furgoncino malandato, e il padre di Ryan – Rozaf Dervinshi – aveva approfittato di quella che Isaac reputava una propria distrazione... e aveva rischiato veramente di restare vedovo.

Ma poi Dervinshi era morto e l'F.B.I. era riuscita a riportare entrambi i ragazzi a casa, salvi.

"È questo che mi ha spinto a diventare tanto apprensivo con lui, senza che me ne rendessi conto" si disse Isaac, accarezzando i capelli del marito, "Adesso che lo so, mi sembra che fosse tutto così evidente anche prima. Ma ero così impegnato a proteggerlo da averlo anche escluso dalla mia vita?" si chiese con rammarico, "Cosa sa Bryan di quest'ultimo periodo della mia vita?"

-Ti ricordi di Emma Fletcher?- gli domandò e Bryan smise di strofinare la punta del proprio naso contro il suo petto e lo fissò dal basso con sguardo interrogativo.
-Chi è?- gli domandò di rimando.
-Yona Solomon?- tentò ancora Isaac.
-Oh, sì! Solomon... se non sbaglio è il lavativo che ti ha costretto a organizzare l'evento in cui ci siamo conosciuti, al posto suo. Lavora ancora per te?-
-Sai quanti sono i soci dell'agenzia, a parte me?-

Bryan si strinse nelle spalle e poggiò una guancia contro il suo petto, disegnando distrattamente con un dito sulla sua pelle.

-Cinque?- rispose, tirando fuori un numero a caso, un po' intristito dalla piega che stava prendendo quella loro discussione. Bryan aveva capito subito cosa il marito stava cercando di fare, ma lui non aveva risposte in grado di smentire i suoi sospetti.

Se quel terzo grado fosse arrivato un'oretta prima, quando il giovane era ancora arrabbiato e spaventato dalle incomprensioni che parevano tenerlo lontano dall'altro, probabilmente la sua rabbia vi si sarebbe aggrappata come a legna secca, alimentandone la fiamma.

ATTRACTION Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora