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Dopo avere passato la notte dagli amici, Bryan si apprestava a tornare a casa.

Keith era rincasato intorno alle tre del mattino, travolgendo Bryan con il suo innato entusiasmo, dimostrandosi davvero contento nel scoprirlo suo ospite, con grande gioia di Bryan stesso, che si era sentito accolto dagli amici. Avevano trascorso una nottata inaspettatamente serena, con Evan che ogni tanto protestava per il sonno, Keith frizzante come al solito; Rocky e Adriana appollaiati ai loro piedi.

Avevano parlato tanto, riso quando Evan si era addormentato e poi svegliato di colpo a causa del russare dei cani e mandato a quel paese gli altri due che lo avevano preso in giro per questo. Durante quelle ore in compagnia degli amici, Bryan aveva smesso di sentirsi di troppo, anzi, nonostante le proteste del veterinario, entrambi lo avevano fatto sentire parte di qualcosa di importante: la loro amicizia.

Non aveva avuto tempo per deprimersi, per vedere tutto nero, perché Keith non lo aveva lasciato solo per un istante ed Evan, nonostante il sonno, appunto, non lo aveva cacciato neanche una volta. Era stato Bryan a volere andare via, e aveva cercato di farlo più di una volta, ma loro lo avevano trattenuto, esaudendo quello che era anche il suo desiderio – passare ancora un po' di tempo con loro – ma che si era privato di esprimere a voce per non disturbarli.

Poi Evan si era addormentato davvero e profondamente, Bryan aveva fatto colazione con Keith e subito dopo aveva deciso di andarsene.

Nonostante tutto, aveva come la sensazione che quella parentesi di spensieratezza si fosse conclusa troppo presto. Si trovava ancora una volta davanti la porta d'ingresso di casa sua e l'ansia e la paura erano tornate a farla da padrone nel suo petto. Deglutì sonoramente, richiamando a sé tutto il proprio coraggio e la speranza che potesse, finalmente, sentirsi benvenuto in casa propria, ed entrò.

Sperava davvero che Isaac lo accogliesse come avevano fatto Evan e Keith, anche se capiva che c'erano buone probabilità per cui il suo sposo potesse, in effetti, essere arrabbiato.

Sperava solo di potersi scusare presto con lui e di buttarsi tutto alle spalle.

Quello che più di tutto si augurava era che Isaac fosse disposto ad ascoltarlo e, soprattutto, che alla fine non scappasse da lui.

Bryan voleva essere accettato per quello che era davvero, compreso il suo modo di amare che, sicuramente era diverso da quello degli altri, ma faceva parte di lui e se potevano accettarlo i suoi amici, in cuor suo pregò che altrettanto potesse fare suo marito.

Gli bastò fare un paio di passi dentro casa per individuare subito Isaac, seduto su una poltrona del soggiorno, gli occhi chiusi e la testa reclinata sullo schienale. Il giovane trattenne a sé il coraggio accumulato e gli si fece vicino, sfiorandogli poi una spalla in punta di dita, per richiamare la sua attenzione.

Isaac spalancò subito gli occhi, facendolo sussultare, rivelando che era sveglio. Lo fissò con una rabbia tale che a Bryan parve che la pelle stesse per prendergli fuoco. Quando l'altro si alzò, lui fece un passo indietro e subito abbassò lo sguardo sul pavimento: il coraggio totalmente esaurito.

Non voleva che Isaac si arrabbiasse ancora di più ed era certo che era esattamente quello che sarebbe accaduto se solo si fosse azzardato a essere sincero con lui, così come lo era stato con Evan. Ormai era praticamente certo di essere diventato un peso per suo marito e dirgli chiaramente che no, quello che facevano a letto non gli piaceva, non gli piaceva sentirlo tanto distante, vederlo raramente in casa e ancora di meno al suo fianco, temeva davvero che lo avrebbe fatto andare fuori testa.

-Te lo sei scopato quel tizio?- sibilò Isaac e Bryan scosse la testa. -Hai passato la notte fuori. E io non ho chiuso occhio mentre tu facevi la puttana con uno sconosciuto chissà dove!-

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