Capitolo 7.

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Per la mezz'ora seguente nessuno parlò.

Jake fece strada davanti, e ogni tanto dava indicazioni del tipo: "Mantieniti sulla destra" oppure "attenta allo scalino" e anche "No, Calipso. Quello non è un topo".

Per il resto il tunnel era buio, e piccolo, tanto che dopo un pò dovetti procedere a carponi.

Finalmente Jake si fermò.

Sentii le sue dita scorrere su qualcosa davanti a se.

Una porta si aprì di scatto.

Jake uscì dal tunnel, quandò atterrò sul terreno vedevo a malapena la sua testa.

- Okay, dammi le mani - disse alzando le sue.

Gli strinsi le braccia e mi aiutò a scendere.

- Grazie - biascicai. - Dove s... -

Ci trovavamo in una stanza grande quanto l'ufficio del Generale.

Ma le differenze finivano lì.

Sulla destra c'era un piccolo letto sfatto, uno specchio poggiato al muro, e un mobile storto color mogano.

Dalla parte opposta, un piccolo tavolo, carico di oggetti simili a chiavi, pergamene, e mappe ricche di appunti scritti a penna.

Ovviamente non c'erano finestre, la luce proveniva da un fuocherello al centro della stanza.

Non produceva fumo, ne la legna si consumava.

Jake andò verso la scrivania, prese una penna e iniziò a scarabocchiare sulle mappe.

Stavo per chiedere per la milionesima volta la stessa domanda, quando il mio sguardo cadde sullo specchio.

Era coperto da un velo di polvere ma quello che vidi mi mozzò il fiato.

La Calipso che vedevo era dimagrita, più pallida.

Sotto gli occhi aveva piccoli cerchi scuri.

La maglietta era di un bianco sporco, come la neve dopo un pò di tempo.

I jeans bucherellati e i capelli annodati,completavano il tutto.

Strinsi le labbra.

La ragazza di Ogigia non esisteva più.

Non esisteva più la ragazza che si prendeva cura degli eroi.

Non esisteva più ragazza "bambolina" con i capelli fluenti, e un sorriso stampato in faccia.

- Em.. - Jake tossì.

Mi riscossi dai miei pensieri e mi voltai.

- Si... scusa -

- Non preoccuparti, questo posto ha cambiato anche me - disse come se mi avesse letto nella mente.

Alla luce del fuoco riuscii a vederlo meglio.

Era poco più basso di me, con i capelli castani scompigliati, gli occhi azzurri chiaro.

- Credo tu abbia molte domande - continuò facendo cenno verso il letto.

Mi sedetti, lui fece lo stesso accomodandosi sul bordo del tavolo.

- In effetti sì. Tu fai... nel senso, sei uno di loro? -

Mi pentii subito di aver fatto quella domanda.

Lui rise.

- Vai dritta al punto eh? Allora, intanto, ho 14 anni, e sono un semidio - iniziò Jake.

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