Capitolo 6.

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Ero davvero stanca di svenire.

Quando mi ripresi, il dolore alla testa si era ridotto a una pulsazione costante sulle tempie.

Sbattei diverse volte le palpebre cercando di ricordare cosa era successo.

La donna-serpente, Mirse, mi aveva scoperto e dato un passaggio in un ufficio.

L'ufficio dove mi trovavo attualmente.

La strutturato in modo strano, e...spettrale.

Il soffitto a cupola era incastonato di  ossa, alcune sembravano perfino umane.

Distolsi lo sguardo, inorridita.

Per il resto la stanza era vuota, solo qualche quadro malandato, e al centro stava una lunga scrivania nera, piena di pergamene e oggetti vari.

Una poltrona alta e rossa stava dall'altra parte della scrivania, voltata.

Qualcuno parlò.

- Ci siamo svegliati finalmente -  la voce era bassa ma incredibilmente tagliente.

- Immagino che avrai molte domande per la testa - continuò.

Aprii bocca per parlare ma non ne uscì nulla. Stava succendendo di nuovo.

Non riuscivo a controllare la mia paura, ma raccolsi tutto il coraggio che avevo e risposi, acida.

- Infatti, e vorrei delle risposte -

L'uomo si alzò dalla poltrona e aggirò la scrivania con passo pesante.

Era possente, le braccia tozze come un giocatore di rugby, però sulla quarantina.

Indossava un completo grigio scuro, cravatta nera, come i capelli corti.

I suoi occhi erano delle cavità completamente scure e fredde.

- Delle risposte dici? - replicò in tono di sfida.

Si avvicinò ancora di più al mio viso.

Il suo alito sapeva di tabacco misto ad alcool, trattenni una smorfia.

Mi fissò in modo penetrante, deglutii a fatica, ma ricambiai il suo sguardo.

- Lei chi è? - gracidai. - Perché sono qui? E cosa sono tutti quei mostri?-

Alludevo alle stanze precedenti, avevo una vaga idea di cosa potessere significare, ma mettendo insieme i pezzi veniva fuori una risposta troppo grossa.

L'uomo rise avidamente, ma i suoi occhi erano ancora seri.

- Curiosa la ragazza - disse incrociando le mani dietro la schiena e camminando per l'ufficio.

- Ma iniziamo dall'inizio, che ne pensi? Bene, è stato un gigante della terra a portarti qui, o sbaglio? -

- Gigante delle terra? - chiesi confusa.

- Il pugno di fango - rispose annoiato.

- Quella era la mano di un gigante? - esclamai.

- Non è questo il punto - scattò l'uomo.

- Ermes stava per dirti qualcosa di troppo pericoloso, dovevo fermarlo in tempo - continuò con un sorriso.

- Tu sai cosa stava per dirmi? Il messaggio di Zeus? - sbottai nervosa.

Un tuono rimbombò in lontananza.

L'uomo mandò gli occhi al cielo.

- Si, e sta certa che non era una cosa piacevole, tu sei la nostra pedina -

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