Capitolo 12.

235 19 0
                                    

Dopo essere evasa involontariamente da Ogigia, precipitata in una prigione di tralci viventi, e incontrato sorelle sconosciute, l'idea di una nuova avventura era allettante.

Jake sembrava sorpreso dalla mia voglia di avventura, con il fatto che quel posto era altamente pericoloso, e che sarei potuta morire circa un miliardo di volte se non seguivo attentamente i suoi consigli. Troppo?

Ma ero pronta, avevo detto addio alla ragazza perfetta di Ogigia.
Ora c'era una Calipso nuova, forse più forte, alla ricerca di molte risposte.
Era quella fame di spiegazioni che mi aiutava ad andare avanti.
Una delle poche certezze che mi rimanevano.

Mentre camminavamo con la schiena inclinata, Jake mi parlò di più sui settori del quartier generale.

- Come ti ho detto, sono 10 - ripeté il figlio di Ermes davanti a me.

Il tunnel si alzò pian piano e dopo pochi minuti camminavamo oramai in posizione eretta su una stradina icrostata di fango.

- l decimo vicino alla superficie, il primo più in profondità. Sono tutti collegati da stradine e montacarichi... -

- I monta cosa? - lo interruppi.

- Sono delle specie di scatole enormi legate a una corda resistente che le porta su e giù trasportando appunto dei carichi - il fatto che sapessi poco del suo mondo non sembrava affatto turbarlo.

- Ma noi non possiamo usarli...- dissi sistemandomi l'arco sulle spalle.

- Precisamente. Non so chi abbia costruito queste scorciatoie o se erano gia qui, ma sono utilissime. Hanno un difetto però. A volte si bloccano e bisogna passare nelle vie che usano anche i mostri... -

- Mmm... -

Lui mosse la torcia su e giu, tracciando ampi cerchi di luce.
Restammo in silenzio per un tempo indefinito, forse minuti, forse ore, mentre avanzavamo senza sosta per il tunnel.
Quel posto era davvero strano, più ci avvicinavamo all'8 e più l'aria diventava pesante.
Avevo la gola secca, mal di schiena, e stavo per perdere la sensibilità delle gambe.
Ma strinsi i denti perchè quello era solo l'inizio.
Dovevo smettere di lamentarmi.

Concentrandomi sulla fugura di Jake, pensai a quello che aveva dovuto sopportare... sei mesi intrappolato qui.

Potrei mai diventare coraggiosa come lui?

Eppure quando gli avevo domandato quali incubi viveva da quando era qui lui si era chuso come un riccio.

- Jake... che cosa sogni da quando sei qui dentro? -

Mi maledissi appena ebbi chiuso la bocca.

Jake si bloccò e io sbattei contro la sua schiena.
Lui non si mosse di un centimetro.

- Jake, stai bene? Mi dispiace... - mi scusai frettolosamente.

- Shh! Guarda - sussurrò ignorando la mia domanda.

Fece scorrere la fioca luce della torcia davanti a se, illuminando un pannello uguale a quello nell'ufficio del Generale.

- È l'uscita. Siamo nell'otto - sentenziò.

- Dopo questo saremo esposti perciò stai attenta, okay? -

Annuii, ma poi mi accorsi che non poteva vedermi perciò dissi chiaramente: - Okay -

Jake sfilò dalla tasca dei jeans una piccola chiave.

- Te la ricordi? - rise lui facendo penzolare la chiave davanti ai miei occhi.

- L'hai rubata dal cassetto del Generale, no? - la afferai rigirandomela fra le dita.

- Din din din! Un punto a Calipso - si riprese la chiave.

Digitò qualche numero sul pannello, che divenne verde.
Dopodiché infilò la chiave in una piccola fessura.
Il pannello scricchiolò.

Una fioca luce giallastra mi illuminò il viso.
Per un bellissimo secondo pensai al sole, ma realtà mi riportò bruscamente sulla terra. O meglio sotto la terra.

Eravamo sbucati in un lungo e largo corridorio di terra battuta, illumimato da lampade gialline ogni tre metri circa.
Strane creature di fango facevano avanti e indietro in file scomposte. Alcuni trasportavano scatole verso sinistra, dove probabilmente doveva esserci un montacarichi, mentre i restanti marciavano verso destra.

Jake mi tirò indietro e chiuse frettolosamente lo sportello

- Scusa, ma non dobbiamo farci vedere - si giustificò.

- Cosa sono? -

- Quelli? Figli della Terra. Dei gran rompiscatole. Quando pensi di averli messi KO loro ritornano in vita. Soprattutto qui - si grattò la nuca.

- Riusciamo ad uscire? - domandai speranzosa.

Jake si infilò la torcia in bocca e aprì lo zaino che aveva sulle spalle, tirando fuori una piccola cartina.

- Tu e le tue mappe... -

- Non sottovalutarle, ci servono - il semidio puntò la luce sulla superficie della cartina.

- Quello la fuori è un lungo corridoio, forse il più importante dell'otto...-

- Hanno punti deboli? - chiesi.

- Chi? -

- I figli della Terra, Jake -

- Oh. Beh si, sono forti ma non troppo veloci. Il nostro obbiettivo è il montacarichi, dobbiamo salirci -

Il figlio di Ermes sguainò la spada dal fodero.

- Sei pronta? - mi guardò dritto negli occhi. Era molto serio.

Presi un respiro profondo e sfilai una freccia dalla faretra.

- Pronta -

• Come Back •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora